"La gioia" di Pippo Delbono al Teatro Biondo di Palermo
Un'esplosione floreale per celebrare la vita con le sue luci e le sue ombre
Quando
da giovedì 15 febbraio a domenica 18 febbraio 2024Da giovedì 15 a domenica 18 febbraio, dopo una lunga tournée mondiale, che dall'Europa ha raggiunto la Cina, il Giappone, l'India e il Cile, arriva al Teatro Biondo di Palermo (Sala grande) lo spettacolo "La gioia" di Pippo Delbono, autore di culto della scena contemporanea internazionale.
Delbono ha cominciato la sua formazione nel teatro di tradizione, per poi dedicarsi, in Danimarca, allo studio dei principi del teatro orientale, attraverso un rigoroso lavoro sul corpo e sulla voce, approdando infine al Tanztheater di Pina Bausch, dove ha interpretato alcuni celebri spettacoli della coreografa. Nei primi anni '80 ha fondato la propria compagnia con la quale ha realizzato quasi tutti i suoi spettacoli, tra cui "Il tempo degli assassini", "Barboni", "La rabbia" (dedicato a Pasolini), "Guerra", "Esodo", "Gente di plastica", "Urlo", "Il silenzio", "Questo buio feroce", "Dopo la battaglia", "Orchidee", "Vangelo".
Quello di Delbono è un teatro "dell'esperienza", nel quale gli stati d'animo, le personalità, le fisicità degli interpreti sono centrali e nel quale si elaborano gioie, dolori, entusiasmi, in una parola, la "verità" della vita.
Insieme a Delbono sono in scena ne "La gioia": Dolly Albertin, Gianluca Ballarè, Margherita Clemente, Ilaria Distante, Mario Intruglio, Nelson Lariccia, Gianni Parenti, Pepe Robledo, Grazia Spinella, mentre sarà presente solo in voce e nello spirito Bobò, l'attore iconico di Delbono, sordomuto e analfabeta, che il regista aveva incontrato nel manicomio di Aversa, dove era rinchiuso da 47 anni. Le composizioni floreali sono di Thierry Boutemy.
«Ho scelto di intitolare lo spettacolo "La gioia", una parola che mi fa paura, che mi evoca immagini di famiglie felici, di bambini felici, di paesaggi felici. Tutto morto, tutto falso - spiega Pippo Delbono - Quanta paura c'è a pronunciare la parola morte. Va bene se si tratta di una morte spettacolare, patetica, ma quanta paura c'è nell'accettare la parola morte con serena lucidità. Penso a questo spettacolo come a un racconto semplice, essenziale.
Penso alla gioia come a qualcosa che c'entra con l'uscita dalla lotta, dal dolore, dal nero, dal buio. Penso ai deserti, penso alle prigioni, penso alle persone che scappano da quelle prigioni, penso ai fiori. La recita di ogni sera non è più recita, ma è un rito, è un apparire e un gesto unico che lega chi agisce a chi guarda, in un comune respiro. Fare uno spettacolo sulla gioia vuol dire cercare quella circostanza unica, vuol dire attraversare i sentimenti più estremi, angoscia, felicità, dolore, entusiasmo, per provare a scovare, infine, in un istante, l'esplodere di questa gioia».
Calendario delle rappresentazioni:
Giovedì 15 febbraio - ore 21:00
Venerdì 16 febbraio - ore 21:00
Sabato 17 febbraio - ore 19:00
Domenica 18 febbraio - ore 17:00
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