Il Parco dell'Etna
Boschi, crateri, grotte e colate laviche: il paesaggio del vulcano più grande d'Europa
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Il Parco dell'Etna fu il primo ad essere istituito in Sicilia (nel marzo 1987) allo scopo di tutelare lo straordinario patrimonio naturale del vulcano più grande d'Europa e di gestire correttamente l'ambiente e lo sviluppo sostenibile del territorio.
L'Etna, Mons Gebel (Mongibello) come lo chiamavano gli Arabi, era considerato dagli antichi una sorta di divinità da temere e rispettare e ancora oggi per i siciliani il vulcano è la Montagna per eccellenza, o meglio 'a muntagna'.
Formatosi circa 500 mila anni fa, in seguito alla sovrapposizione di prodotti eruttivi, il vulcano è alto 3.346 metri e il suo diametro alla base supera il 40 km mentre la sua circonferenza raggiunge i 250 km.
L'Etna presenta quattro bocche sommitali eruttive (Bocca Nuova, Centrale, Sud Est, Nord Est) e numerosi crateri laterali o bocche avventizie sparse sui fianchi del cratere, fino a quote di poche centinaia di metri sul livello del mare.
Le zone che sono state attraversate da colate recenti sono caratterizzate da un ambiente desertico dove nessuna forma di vita vegetale o animale è presente. Le zone interessate da antiche colate invece, sono molto fertili e ricche di vita. L'interazione tra questi ambienti differenti ha determinato l'evoluzione di una straordinaria varietà di paesaggi naturali.
Foto di Mboesch - Opera propria, CC BY-SA 3.0
L'Etna è particolare per diverse ragioni. Innanzi tutto ha il primato circa il numero di eruzioni fra tutti i vulcani esistenti su questo pianeta, la sua prima eruzione storicamente documentata risale all'incirca al 1500 d.c. Il numero complessivo delle eruzioni da allora al 1993 è di 209. E, ovviamente, a tutte queste eruzioni va aggiunta la persistente attività al vertice dell'Etna, iniziata nell'estate del 1995. Un'altra caratteristica consiste nel fatto che il vulcano giace in un territorio densamente popolato. La lava caduta secondo le storiche eruzioni dall'Etna ha coperto intere aree adesso occupate da villaggi e da località turistiche.
Il Parco dell'Etna si estende su una superficie di 59 mila ettari e ricade interamente nella provincia di Catania interessando il territorio di 20 Comuni: Adrano, Belpasso, Biancavilla, Bronte, Castiglione di Sicilia, Giarre, Linguaglossa, Maletto, Mascali, Milo, Nicolosi, Pedara, Piedimonte Etneo, Ragalna, Randazzo, Sant'Alfio, S. Maria di Licodia, Trecastagni, Viagrande e Zafferana Etnea.
Le quattro zone del Parco
La zona A (19mila ettari) che interessa un vasto tratto di territorio che va da quota 870 mila metri sul livello del mare, nella zona di Monte Minardo, sul versante occidentale, sino ai crateri sommitali, a 3.300 metri. E' di proprietà pubblica e presenta una natura incontaminata.
Non ci sono insediamenti abitativi di alcun genere se si fa eccezione per i casolari utilizzati dai pastori nel periodo estivo e per alcuni rifugi forestali. In questa zona è vietato cacciare, tagliare alberi, modificare l'equilibrio idrico, aprire piste forestali, attività estrattive, di costruzione di edifici di qualunque genere, di transito con veicoli a motore.
Dopo questa fascia si incontrano le formazioni pulviniformi ad astralago e poi formazioni forestali vere e proprie notevolmente estese: faggete, betulleti, pinete a pino laricio, querceti di cerro e nelle parti più basse boschi di roverella e leccio.
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La zona B (26mila ettari), è presente nei quattro versanti e raggiunge la massima altitudine, 1880 metri, in contrada Vetore nel versante Sud, mentre la quota più bassa è toccata a Monte Gorna, nel versante Est. E' ricoperta da formazioni naturali di pino laricio, cerro, roverella, leccio oltre che da castagneti, vigneti e noccioleti. Sono presenti colate laviche recenti (1983) ed antiche.
Famose le lave cordate di Piano Dammusi nel versante nord e di Piano dei Grilli nel versante Ovest. Ciò che contraddistingue la zona B è l'esistenza di un'attività agricola straordinaria presente da secoli. Grazie all'azione dell'uomo sono stati creati, pometi, pereti, vigneti per lo più adagiati su terrazzamenti, incisi sul fianco della montagna.
Foto di Hein56didden - Own work, CC BY-SA 4.0
Particolare fama hanno raggiunto per bontà dei prodotti, i pistacchieti di Bronte, i vigneti di Castiglione, i noccioleti di Sant'Alfio, i pereti e i meleti della Tardaria e Milia. In seguito all'istituzione del Parco in queste zone sono state vietate le nuove costruzioni a scopo residenziale, mentre è stato consentita la costruzione di strutture a servizio dell'agricoltura.
Gli altri divieti riguardano la caccia, le attività estrattive, la modifica del regime delle acque e il danneggiamento della flora e della fauna.
All'interno della zona sono stati individuati dei punti base per l'escursionismo. Si tratta in genere di antiche masserie, alcune di notevole pregio architettonico, che vanno restaurate.
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La zona C (4mila ettari) fa parte del Preparco e interessa quote più basse del vulcano tra i 600 e gli 800 metri sul livello del mare, non molto distante dai centri abitati. Il paesaggio è fortemente contrassegnato da colture agricole ad ulivi, castagni, viti, mandorli e pistacchi nel versante occidentale, noccioli in quello orientale.
Qui è vietata la costruzione di seconde case perché contrariamente alle strutture ricettive sono considerate incompatibili con le finalità del parco. Sono proibite la caccia, l'attività estrattiva, l'introduzione di specie animali e vegetali.
Foto di al innaì (Al Ianni) - Flickr, CC BY 2.0
La zona D (10mila ettari) è la fascia esterna del Preparco iniziando dalla quota più bassa di 580 metri in contrada Petrulli nel comune di Zafferana Etnea. In questa zona fortemente antropizzata, sono presenti dei relitti di bosco di querce, mentre sono molto estese le coltivazioni di ulivo, mandorlo, pistacchio e di ficodindia.
In questa fascia è consentita la costruzione di case rurali e sono consentite anche le attività agricole zootecniche, selvicolturali, artigianali ed industriali comprese quelle estrattive per consentire uno sviluppo che non stravolga le attività del parco stesso.
La fauna del Parco dell'Etna
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Tra i boschi e i campi coltivati vive il popolo degli animali che, pur essendosi impoverito negli ultimi 150 anni di diverse specie, è ancora piuttosto folto e numeroso. Oggi sul vulcano non è più possibile incontrare lontre, lupi, cinghiali, daini, caprioli, grifoni presenti fino al secolo scorso. L'apertura di nuove strade rotabili, il disboscamento selvaggio e l'esercizio della caccia, prima che il parco fosse istituito, hanno portato all'estinzione di questi grandi mammiferi.
Sul vulcano vivono ancora l'istrice, la volpe, il gatto selvatico, la martora, il coniglio, la lepre, la donnola, il riccio, il ghiro, il quercino e varie specie di topi e pipistrelli. Moltissimi sono gli uccelli ed in particolare i rapaci: tra quelli diurni lo sparviero, la poiana, il gheppio, il falco pellegrino e l'aquila reale; tra i notturni il barbagianni, l'assiolo, l'allocco, il gufo comune.
Aironi, anatre ed altri uccelli acquatici si possono osservare nel lago Gurrida, unica distesa d'acqua dell'area montana etnea. Sui rami degli alberi, nei boschi vivono la ghiandaia, il colombo selvatico, il verzellino, il passero, il merlo, il pettirosso, il cuculo, l'upupa.
Il ramarro e la lucertola popolano il sottobosco insieme alla pericolosa vipera la cui presenza ultimamente è aumentata per la mancanza di predatori. Infine, il fantastico universo degli insetti e degli altri artropodi: farfalle, grilli, cavallette, cicale, api con il loro fondamentale e insostituibile ruolo negli equilibri ecologici.
Le grotte
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Nel parco dell'Etna si trovano diverse grotte (se ne conoscono circa 200) parecchie delle quali molto suggestive e interessanti. Note sin dall'antichità, sono state utilizzate dall'uomo come luoghi sacri o di sepoltura (nei dintorni di Catania, San Gregorio, Adrano, Maniace), ripari per viandanti (grotta dei Faggi, sopra Nicolosi), luoghi destinati all'accumulo di neve che veniva utilizzato per refrigerarsi in estate (grotta di Casa del Vescovo, grotta dei Ladri).
Alcune grotte sono particolarmente rinomate come la grotta del Gelo, con un ghiacciaio perenne al suo interno, la grotta delle Palombe, a nord dei Monti Rossi di Nicolosi o la grotta dei Lamponi (800 metri di sviluppo lineare), sul versante nord dell'Etna che custodisce un affascinante campo di lave. Il primato per quanto riguarda la grandezza appartiene alla grotta dei Tre livelli che raggiunge i 1100 metri.