La Villa Romana del Casale
Gli splendidi mosaici, Patrimonio dell'Umanità, attirano ogni anno migliaia di visitatori
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Alle falde del Monte Mangone, a circa 6 km a sud-ovest da Piazza Armerina, in una conca circondata da basse colline ricche di vegetazione, sorge una splendida villa di epoca romana, famosa in tutto il mondo come Villa Romana del Casale, dal nome della contrada nella quale è ubicata.
Con una superficie di oltre 3.500 metri quadrati, la Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, edificata nel III- IV secolo d.C., è uno dei gioielli più preziosi lasciato dalla civiltà romana in Sicilia.
Residenza di caccia, forse dell'imperatore M. Valerio Massimiano (detto Herculeos Victor), collega di Diocleziano nella gestione del Sacro Romano Impero, forse di un potente patrizio dell'Impero, la villa è una straordinaria testimonianza della vita dei tempi grazie alle sue splendide decorazioni musive la cui fama ha fatto il giro del mondo.
Questi mosaici, che sono in assoluto i più estesi e affascinanti d'epoca romana, furono realizzati molto probabilmente da maestranze nord africane come dimostra l'autenticità e la precisione con cui sono rappresentati i luoghi e le situazioni.
Attraverso questi mosaici si può ripercorrere la storia del più grande fra gli imperi con le scene di vita quotidiana, le raffigurazioni di eroi e divinità, scene di caccia e di giochi.
Le rappresentazioni sono state orientate in modo che il lato frontale sia rivolto sempre verso l'ingresso di ogni stanza. La struttura della domus con le sue 48 stanze si articola attorno al peristilio quadrangolare (luogo circondato da colonne) cui si accede dal vestibolo (spazio dinanzi la porta esterna della villa) e la cui pavimentazione raffigura una cerimonia di sacrificio ai Lari, le divinità protettrici della famiglia.
Il pavimento del peristilio è interamente mosaicato con disegni di felini, leoni, antilopi, tori, cinghiali, cavalli selvatici, cervi e arieti all'interno di figure geometriche circolari inscritte in quadrati. Il tutto è decorato da corone di alloro.
Le pareti esterne del portico sono interamente ricoperte da decorazioni pittoriche mentre le pareti interne sono delimitate da colonne in granito.
Il giardino del peristilio presenta una grande fontana composta da tre vasche, rivestita in marmo all'esterno e in mosaico all'interno. Al centro della vasca più grande è stata rinvenuta una base ottagonale con una statuina marmorea.
Dal peristilio attraverso due scalinate si accede all'ambulacro meglio conosciuto come Corridoio della Grande Caccia, che contiene immagini relative a battute di caccia in Africa e in Asia che i romani erano soliti fare per approvvigionarsi di animali da esibire nei circhi.
Di grande ufficialità anche per le sue dimensioni (circa 65 metri di lunghezza), il corridoio presenta due absidi (nicchie) colonnate, rivestimento marmoreo parietale e un portico. All'estremità sono rappresentate sotto forma di figure femminili le due province estreme dell'impero romano: l'India a destra e la Mauritania a sinistra.
Nella parte sinistra del corridoio invece, le cinque province che formavano la diocesi dell'Africa: Bizacena, Mauretania, Numidia, Proconsolare e Tripolitania. Per ogni provincia è rappresentata una scena di caccia con un animale tipico del luogo, mentre gli animali catturati vengono trasportati al porto di Cartagine ed imbarcati. Al centro del corridoio è raffigurato lo sbarco degli animali al porto di Ostia.
A fianco del corridoio, preceduto da un portico di forma ellittica, è sistemato il triclinio (sala da pranzo) ovoidale mentre lungo i fianchi del peristilio, ci sono una serie di stanze private alcune delle quali riservate alla servitù.
Questa porzione della villa era destinata al padrone e alla sua famiglia ed è costituita, oltre che da stanze strettamente private, anche da una serie di ambienti di servizio. In questi ultimi predominano mosaici a motivi geometrici e le pareti sono tutte affrescate.
La sala più celebre raffigura dieci ragazze in bikini impegnate in uno spettacolo in onore della dea del mare Teti. Varie le competizioni ginniche: lancio del disco, gioco con palla, esercizi coi pesi in mano e corsa campestre. In basso a sinistra, l'incoronazione delle due vincitrici.
Attraverso il Corridoio della Grande Caccia si accede pure alla Basilica. L'ambiente è absidato decorato con granito rosa e il pavimento, di cui ci è pervenuto poco, è in marmo. Anticamente anche le pareti erano rivestite in marmo mentre al centro dell'abside si trova un'edicola e una grande nicchia che probabilmente ospitava la statua di Ercole, la cui testa è stata trovata presso il complesso termale.
La Basilica riveste un carattere di eccezionalità fra gli ambienti della villa sia per la decorazione del pavimento, per cui sono stati utilizzati marmi policromi provenienti dall'Africa, sia per la posizione all'interno della villa stessa. La sua destinazione dovette essere pubblica. A sinistra della Basilica è collocato un appartamento destinato molto probabilmente alla domina, signora della casa. Si tratta di una sala absidata e di un cubicolo (stanza da letto) con alcova rettangolare e decorazioni musive raffiguranti maschere teatrali, le stagioni e il celebre medaglione centrale con gli amanti.
Sul lato destro della Basilica si trova un altro appartamento composto da un portico semicircolare, da un cortiletto coperto, da una sala absidata e da due vani con anticamera. Il cortiletto è pavimentato con un elegante lastricato in calcare locale con un'edicola rivestita in marmo che gli conferisce l'aspetto di un piccolo ninfeo.
A sinistra del portico si trova un cubicolo con alcova e relativa anticamera. I mosaici di questi ambienti raffigurano Eros e Pan e una caccia di animali domestici condotta da nove fanciulli che si divertono giocando. I pavimenti della stanza absidata e la relativa anticamera invece, rappresentano bambini che gareggiano guidando bighe di volatili, suonando e cantando vestiti da attori.
Dall'angolo sud-ovest del peristilio quadrangolare si accede alle terme della domus. All'interno delle terme si trovano: la Sala delle unzioni, piccolo ambiente quadrato i cui mosaici ritraggono schiavi intenti a ungere il corpo dei bagnanti; il Frigidarium a pianta ottagonale, destinato ai bagni in acqua fredda, la cui decorazione musiva ricorda l'ambiente marino con amorini pescatori attorniati da tritoni, ninfe e delfini; il Tepidarium con i suoi forni che servivano a scaldare l'acqua e a tenere caldi gli ambienti. Le pareti sono foderate da tubuli con fori laterali per una migliore diffusione del calore tra colonna e colonna. Dal Frigidarium si intravede la piscina ed il tratto termale dell'acquedotto.
C'è inoltre, la Sala del Circo di forma allungata e arrotondata adibita a palestra. Il mosaico della stanza riproduce un circo identificato con il circo Massimo a Roma. Passata l'edicola di Venere, luogo in cui un tempo si trovava la statua della Dea, si raggiunge il cortile poligonale.
La Villa Romana del Casale nella Storia
Inizialmente nel sito della sontuosa residenza sorgeva un insediamento rustico dotato però di un impianto termale risalente al I secolo. Intorno al 320-350 la villa fu ricostruita secondo una pianta più complessa della precedente, una domus articolata nella pars dominicia e pars rustica, e fu arricchita di splendide decorazioni musive policrome.
Svolse il suo ruolo di abitazione signorile sino al V secolo successivamente le sue fabbriche decaddero e su di esse sorse un insediamento musulmano che però venne distrutto in età normanna intorno alla II metà del XII secolo dopo l'abbandono dell'antico sito a sud-ovest dell'attuale città. Nel XV secolo un villaggio rustico sorgeva ancora entro l'ambito dell'antica dimora ma fu cancellato a sua volta durante il basso medioevo da un alluvione che seppellì tutto sotto una spessa coltre di sabbia e fango.
È nel 1761 che vengono riferiti i primi notevoli ritrovamenti ma un'attiva salvaguardia del monumento ebbe inizio solo dal 1778. Ancora, nel 1808 il Console Generale del governo britannico, Robert Fagan, ottenne una concessione di scavo in tutto il territorio dell'isola e svolse una campagna pure nella villa del Casale. Nel 1881 fu il comune di Piazza Armerina ad avviare una campagna di scavo. Dal 1935 al 1943 gli scavi furono intensificati permettendo di riportare alla luce buona parte della struttura.
Nel 1997 l'Unesco ha dichiarato la villa Patrimonio dell'Umanità.
Maggiori informazioni sul sito: www.villaromanadelcasale.it
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