Marsala, dalla preistoria ai romani...
Al museo archeologico allestito nelle antiche cantine del Baglio Anselmi
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I tesori archeologici custoditi presso il Museo Archeologico regionale di Lilibeo - Marsala coprono un ampissimo periodo storico, dalla preistoria ai romani, e raccontano, con chiarezza degli scritti esplicativi e ricchezza di testimonianze, la storia della città lilibea.
Il museo si trova all'interno del Baglio Anselmi, un antico stabilimento vinicolo, che si trova all'interno del Parco archeologico di Lilibeo, sul lungomare Boeo e da solo vale una visita a Marsala.
Nei gradevoli spazi museali sono stati sistemati i materiali preistorici provenienti dal comprensorio di Marsala e di Mazara del Vallo. Tra i pezzi più interessanti uno strigile (strumento ricurvo e fornito di manico, usato nell'antichità per detergere il corpo dopo il bagno o anche dopo le gare ginniche), una cesoia di ferro, uno specchio di bronzo del III secolo a.C. e due steli puniche del IV - III secolo a.C.
Degni di nota i corredi funerari, tra cui una edicola a forma di tempietto e i piccoli monumenti funerari in tufo con decorazione policroma. Sono anche visibili importanti brani di pavimenti a tessere in marmo a tessere a mosaico databili tra il V ed il III secolo d.C e provenienti dall'antico centro abitativo di Lilibeo. Ma i reperti più significativi sono sicuramente i resti della Nave Punica, quelli della Nave romana di Marausa e la statua marmorea raffigurante una Venere Callipigia.
La Nave Punica di Marsala, una Liburna bellica del 241 a.C., è ancora oggi l'unica nave da guerra mai recuperata. Il relitto fu scoperto nel 1971, nella zona di Punta Scario, al largo dell'Isola Grande dello Stagnone. Lo scavo fu affidato all'archeologa inglese Honor Frost. Al momento della scoperta furono trovati, tra i resti dello scafo, anche altri oggetti che facevano parte dell'imbarcazione o che appartenevano ai membri dell'equipaggio.
Foto di Civa61 - Opera propria, CC BY-SA 3.0
La Nave romana di Marausa è il relitto di una nave oneraria romana del III secolo d.C. recuperato nel 2011 a 150 metri dalla costa di Trapani. Si tratta di una nave da carico ben conservata, lunga circa 27 metri e larga 9 metri, ed è il più grande relitto dell'epoca mai tirato fuori nei nostri mari, affondato nei bassi fondali durante la manovra di ingresso nel fiume Birgi, che allora era una via navigabile. Il carico era costituito da anfore africane cilindriche.
La statua marmorea raffigurante Venere Callipigia (ossia "dalle belle natiche") fu rinvenuta il 14 gennaio 2005 durante i lavori di scavo archeologico nell'area di pertinenza della Chiesa di San Giovanni Battista al Boeo. Databile alla seconda metà del II sec., la statua è acefala e manchevole della metà del braccio destro, che copriva pudicamente il seno, di più della metà del braccio sinistro, che reggeva l'himation, di metà circa della gamba destra e di parte della gamba sinistra.
L'opera, scolpita in un unico blocco di marmo cristallino, molto probabilmente di provenienza greca, è di bellissima fattura: la rotondità dei seni e del fondoschiena scoperto dall'himation, voluttuoso e morbido, evocano il significato mitologico di Afrodite, simbolo dell'istinto e della forza vitale della fecondità e della generazione.