Una visita a Casa Verga
Tra le stanze e l'"intimità" dell'abitazione del grande scrittore verista siciliano
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Luogo di atmosfere letterarie e artistiche, a pochi passi dal Duomo di Catania (in via Sant'Anna, 8). La Casa natale di Giovanni Verga, è un appartamento al secondo piano di un palazzo ottocentesco, dove l'autore de "I Malavoglia" trascorse l'infanzia e risiedette per lunghi periodi circondato dai familiari e dagli amici più cari.
Monumento nazionale dal 1940, dopo la morte di Giovannino Verga Patriarca, erede dello scrittore, il 23 febbraio del 1980 la casa venne acquistata e restaurata dalla Regione Siciliana per essere aperta al pubblico.
Al suo interno sono custoditi gli arredi ed i libri che appartennero allo scrittore di "Mastro Don Gesualdo". Tra gli oltre 2600 volumi figurano opere di Giacosa, Oriani, Rod, Capuana, Di Giacomo, Deledda, Marinetti, Borgese, Villaroel, nonchè di autori russi e francesi come Turgenev, Dostoevskij, Tolstoj, Gorkij, Flaubert, Maupassant, Dumas, Zola.
Dopo la scomparsa dello scrittore, alcuni decenni più tardi, in via Sant'Anna fu ritrovato quanto rimaneva della passione pionieristica del Verga per la fotografia. Le lastre e le pellicole (oggi raccolte in una collezione privata) svelano un interesse documentario che, anche se casuale, certo non si discosta dall'ideologia verista.
Le fotografie ritraggono soprattutto volti familiari allo scrittore: la madre, i fratelli, gli zii, i nipoti, ma anche i contadini che lavorano per la famiglia Verga, nelle campagne di Tebidi, a Vizzini.
L'interesse per la fotografia (tecnica che nella seconda metà dell' Ottocento coinvolse intellettuali della buona borghesia in un hobby, per l'epoca, decisamente d' elite e che ispirò la poetica del Verismo) accomunò Verga, Capuana e De Roberto, rendendoli artefici di sperimentazioni non prive di interesse.
Il salotto di Casa Verga è un'ampia stanza oggi arredata con bacheche che espongono riproduzioni di manoscritti verghiani (gli originali sono custoditi presso la Biblioteca universitaria regionale di Catania). Sulla parete destra, una cornice datata 1920 racchiude un diploma con decorazioni floreali e soggetti campestri dipinti da Alessandro Abate, dono dei soci del Circolo Unione allo scrittore in occasione del suo ottantesimo compleanno.
In un angolo un busto del Verga e, su un tavolino, in una scatola di legno, una maschera di cera che riproduce il volto di Giovan Battista Verga Catalano, padre dello scrittore.
Nella biblioteca, sei librerie di noce scuro custodiscono i volumi personali di Giovanni Verga. I dorsi in pelle hanno il fascino discreto e l'eleganza dell'editoria ottocentesca: su alcuni spiccano ancora le iniziali dorate 'GV'.
Tra le numerose dediche di scrittori del secolo scorso, vanno ricordate quelle di Luigi Capuana, testimonianza di un sodalizio affettivo e culturale destinato a rimanere memorabile nella nostra letteratura. Sul panno del grande tavolo, posto al centro della stanza, sono sparsi pochi oggetti: un tagliacarte, un tampone, la riproduzione in terracotta della campana di Rovereto, il calco della mano di Dina di Sordevolo che dal 1889 sarà la compagna dello scrittore.
Alle pareti, un'immagine di Antonino Abate, precettore del Verga, ed un ritratto dello scrittore, opera di Amedeo Bianchi; su di un mobile, una targa di ottone su marmo bianco con la dedica della cittadinanza di Catania allo scrittore in occasione delle celebrazioni per il suo ottantesimo compleanno.
La camera da letto, è un grande ambiente con salottino e caminetto. Nell'armadio sono contenuti abiti e cappelli d'epoca. Alle pareti vi sono ritratti di familiari e due fotografie incorniciate, opera di Michele Grita, che raffigurano il Verga e il nipote Marco.
Giovanni Verga, romanziere e novelliere è uno dei maggiori rappresentanti del Verismo o Naturalismo italiano. I suoi primi romanzi vengono pubblicati in un clima letterario ancora fortemente influenzato dalla produzione manzoniana e scottiana e dalle teorie del naturalismo francese, che trovano consensi anche tra i letterati del nostro Paese.
Verga e Capuana furono considerati i capiscuola del Verismo: al Capuana viene riconosciuto il merito di aver elaborato la teoria dell'impersonalità e dell'oggettività, ma appartengono sicuramente a Verga le opere più significative della stagione verista, opere non sempre di facile comprensione per i lettori del tempo.
I personaggi verghiani (pescatori, contadini, piccoli artigiani) si muovono in una realtà poco conosciuta ai più, caratterizzata da aspetti fortemente regionalistici e da una lingua che inaugura nuovi schemi sintattici e non disdegna l'uso di espressioni dialettali.
A dispetto delle perplessità iniziali della critica del tempo, la narrativa verghiana fa senz'altro parte ancora oggi dei ricordi letterari di ciascuno di noi e, tradotta in tutte le lingue, è stata rappresentata nei migliori teatri e ha sedotto anche il cinema con personaggi indimenticabili.