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''A Palermo continuano a pagare quasi tutti''

La crisi economica internazionale non ferma i boss: niente sconti sul 'pizzo' ma pagamento a rate

06 febbraio 2009

La crisi economica internazionale che sta mettendo in ginocchio mezzo pianeta non interessa ai boss mafiosi. Cosa nostra continua a imporre a tappeto il 'pizzo' ai commercianti, anche ai più piccoli, senza concedere nessun tipo di sconto. "Al massimo - come conferma all'Adnkronos il pm antimafia di Palermo, Maurizio de Lucia - permette alla vittima di turno di dilazionare il pagamenti". In alcuni casi, i commercianti colpiti possono anche pagare 'in natura'. Se è il macellaio, con chili di carne, naturalmente di prima scelta, se è una pescheria con decine di spigole, chili di pesce spada e gamberoni freschissimi. Come confermato da alcuni pentiti di mafia, dopo l'arresto dei boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo.
 
Cosa nostra, negli ultimi mesi, soprattutto dopo le ultime retate che hanno portato in carcere decine di boss e gregari, è in grosse difficoltà. E a peggiorare la situazione per i boss è proprio la crisi economica, che ha colpito tutti i settori. Così, per 'convincere' i commercianti a pagare il pizzo senza opporre resistenza, i 'mammasantissima' sono diventati più feroci.
In poco meno di un mese sono decine gli episodi di atti intimidatori registrati su tutto il territorio. Il sistema è sempre lo stesso: la colla attak sistemata nottempo nei lucchetti degli esercizi commerciali. E nemmeno i negozi dei cinesi ne sono esenti. Sono proprio di ieri gli ultimi due casi, un bar di via San Lorenzo e un fiorario, sempre della stessa zona. L'altro ieri era, invece, toccato a un bar di via Catania, aperto appena quattro mesi fa, e a una nota concessionaria di moto, a due passi dal bar.
"L'organizzazione mafiosa non è affatto sensibile alle variazioni di mercato - spiega il magistrato che ha coordinato decine di inchieste sulle estorsioni nel palermitano - Quindi, i boss mafiosi non tengono conto della crisi economica. Il commerciante deve pagare lo stesso, crisi o non crisi. Al massimo il boss della zona può concedere una 'dilazione' del pagamento, insomma una sorta di rateizzazione del pagamento".

A Palermo continuano a pagare il 'pizzo' quasi tutti i commercianti. Grandi e piccoli. "Non c'è una percentuale precisa - dice ancora il pm Maurizio de Lucia - Ma certamente si può affermare con certezza che paga la maggioranza dei negozi di quasi tutti i quartieri di Palermo. E questo è un dato emerso dalle indagini condotte negli ultimi anni che hanno portato all'arresto di decine di persone". "Pagano tutti - conferma ancora il pm antimafia - e questo dato è confermato non solo dalle indagini tuttora in corso ma anche dagli ultimi atti di intimidazione. La colla nei lucchetti è un gesto chiaro". In altre parole, un 'invito' al commerciante a mettersi in regola con il pagamento del pizzo. "Vengono meno gli abituali referenti - dice ancora il magistrato - e l'organizzazione mafiosa manda segnali ai commercianti, alle vittime di turno. Alla mafia non interessa se c'è la crisi. Loro i soldi li vogliono comunque. Al massimo, come è emerso dalle ultime indagini si riducono lo 'stipendio'. Ma il pizzo va pagato sempre".
Così, dalle indagini dei mesi scorsi non risultano 'sconti' sul pagamento del pizzo. "Le estorsioni continuano a pieno ritmo - continua il pm - e nessuno può scappare". Anzi. "La crisi - spiega - rende solo più violenti gli estorsori e l'organizzazione mafiosa, i boss si adeguano alla crisi".

Il magistrato è convinto, invece, che "la crisi può aiutare i commercianti, con grossi problemi economici, a denunciare i loro aguzzini. Questo è il momento migliore per rivolgersi alle forze dell'ordine e alla magistratura. Se dalla crisi internazionale si esce con grossi sacrifici che vengono richiesti al mondo intero, dal pizzo si esce stando dalla parte dello Stato".
Il pm Maurizio de Lucia, che si occupa di estorsioni e di tangenti da quasi un ventennio, fa poi un esempio: "Nel 1988 era emerso dalle indagini sul cosiddetto 'tavolino' di cui aveva parlato il collaboratore di giustizia Angelo Siino, che sugli appalti Cosa nostra chiedeva il 3%. Bene, sono trascorsi quasi 21 anni e la percentuale è sempre la stessa. Da indagini recentissime è venuto fuori che sugli appalti la percentuale richiesta dai boss mafiosa è sempre del 3 per cento. Quindi, questo vuol dire che la mafia è disinteressata da crisi economiche, variazioni di mercato". [Adnkronos/Ing]

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06 febbraio 2009
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