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"Abbiamo costretto l'Italia a inginocchiarsi"

Mentre in Libia continuano violenti gli scontri tra i ribelli e i miliziani fedeli al raìs, Gheddafi è tornato a parlare dagli schermi della tv di Stato

02 marzo 2011

I caccia militari dell'aviazione libica fedele a Muammar Gheddafi hanno bombardato questa mattina alcune zone della città di Ajdabiya, in Cirenaica. Secondo quanto ha riferito un giornalista locale alla tv araba Al Jazeera, dopo aver appreso dell'attacco contro Brega, i rivoltosi che controllano il centro di Ajdabiya si stanno preparando a resistere ad un imminente attacco. A Brega le milizie fedeli a Gheddafi hanno ripreso il controllo. Secondo quanto riferito dal giornalista libico Fouzi al-Mughrabi, i miliziani vicini al colonnello sono entrati nella città sparando all'impazzata e prendendo il controllo della zona caduta nei giorni scorsi nelle mani dei manifestanti. La città pur essendo piccola è sede di un importante terminal petrolifero con una produzione pari a circa 60mila barili al giorno. Le brigate hanno ripreso il controllo anche dell'aeroporto della città, nel cui centro si combatte ancora. Secondo Al Jazeera, i militari controllano anche i terminal petroliferi mentre i ribelli starebbero opponendo una dura resistenza per tenere il controllo della città.
L'attacco a Brega ha messo in stato di allerta tutte le città della Cirenaica perché si teme che l'avanzata possa proseguire. Nei giorni scorsi il figlio del colonnello, Seifulislam Gheddafi, aveva affermato che non ci sarebbero stati attacchi armati contro le città della parte orientale del paese in mano agli insorti.

Poche ore dopo l’avvio di una controffensiva militare verso oriente, Muammar Gheddafi è tornato a far sentire la sua voce in un discorso tv: "Combatteremo per la Libia all’ultimo uomo e donna. Se ci attaccano ci saranno milioni di morti". Il futuro della Libia è "nelle mani del popolo libico", ha tuonato Gheddafi dagli schermi della tv di Stato, ribadendo di non essere presidente, né aver alcun ruolo politico nel Paese, perché la "diretta autorità è nelle mani della gente che la eserciterà attraverso i comitati popolari". Il raìs è poi tornato a parlare di Italia: "Abbiamo costretto il Paese a inginocchiarsi, a scusarsi per il suo colonialismo e a pagare i danni - ha detto Gheddafi -. Abbiamo costretto l’italia ha ammettere i suoi errori. È una cosa storica". E "l’Occidente si sente insultato perché l’Italia ha baciato la mano di Gheddafi". Il colonnello ha anche chiesto all’Onu di inviare una commissione di inchiesta nel paese per investigare sulle accuse di aver ucciso dimostranti pacifici.

Sul fronte politico interno, il colonnello Gheddafi ha nominato due nuovi ministri, dopo che nei giorni scorsi i titolari del dicastero dell'Interno e della Giustizia si sono dimessi dai rispettivi incarichi. Alla guida del dicastero dell'Interno Masoud Abdel Hafiz sostituisce Abdel Fattah Younes al Abidi e al ministero della Giustizia, al posto di Mustafa Mohamed Abdel Jalil, arriva Mohamed Amhamad al-Qamoudy. Inoltre, a Mohamed Aqri Al-Mahgouby è stato affidato l'incarico di procuratore generale, dopo le dimissioni di Abdul-Rahman al-Abbar.

Intanto, l'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha sospeso la Libia dal Consiglio per i diritti umani, accogliendo così la raccomandazione dello stesso organismo con sede a Ginevra (LEGGI). La sospensione è stata dettata dalle "massicce e sistematiche" violazioni dei diritti umani commesse in Libia con la violenta repressione delle manifestazioni da parte del regime.
Intervenendo prima del voto il presidente dell'Assemblea, Joseph Deiss, ha definito le azioni compiute dal regime di Gheddafi "flagranti violazioni dei diritti umani". "La credibilità della comunità internazionale, dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, del Consiglio di Sicurezza e del Consiglio per i diritti umani è messa in gioco quando si tratta di garantire che questi diritti vengano rispettati e che le violazioni dei diritti umani vengano punite".
Prima del voto è intervenuto anche il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, che ha espresso forte preoccupazione di fronte alla continua perdita di vite umane, "la continua repressione della popolazione e l'evidente incitamento alla violenza contro la popolazione civile da parte del colonnello Gheddafi e dei suoi sostenitori".
Da parte sua la Lega Araba si è detta contraria ad interventi militari stranieri in Libia. E' quanto prevede la bozza di risoluzione che i 22 ministri degli Esteri dei paesi aderenti al gruppo sigleranno alla riunone al Cairo, secondo quanto riferiscono fonti ufficiali citate dal sito Gulf News.
Ieri il vice segretario generale della Lega Araba Ahmad Bin Heli aveva detto che il documento conterrà anche un appello all'unità della Libia, il via libera all'invio di aiuti e alla formazione di una missione esplorativa sul territorio.

Infine, il Senato americano ha approvato all'unanimità una risoluzione per chiedere l'imposizione di una 'no fly zone' sulla Libia per impedire a Gheddafi si usare i cacciabombardieri contro i rivoltosi. Inoltre, le due unità della Marina statunitense "Uss Kearsarge" e "Uss Ponce", dirette verso la Libia, sono entrate questa mattina all'alba nel Canale di Suez e si dirigono verso il mediterraneo: lo hanno reso noto le Autorità egiziane. Per l'attraversamento del Canale occorrono circa dodici ore: la Us Navy ha inviato altre unità per scortarle verso la Libia, dove dovrebbero venire impiegate in missioni di soccorso umanitario. Tuttavia, la portaelicotteri Kearsarge è un'unità multiruolo che trasporta anche mezzi da sbarco, oltre a disporre di un ospedale: può quindi essere impiegata sia in missioni civili che strettamente militari. Nel Mar Rosso si trova anche la portaerei "Uss Enterprise", in grado se necessario di impiegare i caccia di cui dispone per garantire il rispetto di una eventuale zona di interdizione al volo sulla Libia.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Aki, La Stampa.it]

 

 

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02 marzo 2011
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