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"Abbiamo detto ai libici di non sparare, ma non è servito a niente"

La versione dei sei finanzieri presenti sulla motovedetta libica è analoga al racconto dei pescatori dell'Ariete

22 settembre 2010

Ieri il procuratore di Agrigento Renato Di Natale ha interrogato i sei finanzieri italiani che si trovavano sulla motovedetta libica che la scorsa settimana ha mitragliato il peschereccio italiano 'Ariete' in acque internazionali.
I sei uomini della Guardia di Finanza, che erano a bordo dell'imbarcazione libica con il compito di 'osservatori', sono stati sentiti quali persone informate sui fatti nell'ambito dell'inchiesta della procura che sta indagando su quanto accaduto ipotizzano i reati di tentato omicidio plurimo aggravato e danneggiamento di imbarcazione.

"Abbiamo cercato di opporci sia all'inseguimento sia, naturalmente, ai colpi sparati contro l'Ariete, ma i libici non hanno sentito ragioni perché hanno
detto che si trattava di un ordine da eseguire. Abbiamo spiegato che non potevano farlo perché non si trattava di una missione di pattugliamento anti-immigrazione, ma non c'è stato nulla da fare". E' quanto hanno detto i finanzieri al procuratore capo Di Natale, all'aggiunto Ignazio Fonzo e al sostituto Luca Sciarretta, in tre ore di deposizione, rispondendo senza reticenze alcuna a tutte le domande, ricostruendo nei dettagli le fasi dell'assalto contro l'Ariete raggiunto da una cinquantina di colpi sparati da mitragliette pesanti e poi inseguito.
La loro è stata una versione sostanzialmente analoga al racconto fornito dai pescatori siciliani, mentre una commissione insediata al Viminale aveva escluso che il motopesca fosse stato tallonato dalla motovedetta. Ma non solo. I finanzieri avrebbero anche precisato di avere tentato, invano, di evitare che l'Ariete fosse mitragliato. Ma a bordo sarebbe sorto un problema gerarchico: il comandante dell'unità militare libica, peraltro poi sospeso, avrebbe infatti ricevuto ordini categorici dai suoi superiori che sono stati eseguiti.


La cerimonia a Gaeta (2009) della consegna delle motovedette italiane alla marina libica

"Da parte dei militari, così come del comando generale delle fiamme gialle - ha dichiarato il procuratore Renato Di Natale a margine dell'audizione - c'è stata, così come è sempre avvenuto, la massima collaborazione. Non posso entrare chiaramente nel contenuto delle dichiarazioni dei finanzieri perchè coperto da segreto istruttorio".
La Procura della Repubblica di Agrigento sta adesso vagliando i passi successivi da fare e se disporre nuovi accertamenti o l'interrogatorio di altre persone, anche per rogatoria internazionale. Intanto i magistrati sono in attesa dei primi esami disposti: quelli balistici eseguiti da carabinieri del Ris sul motopesca mitragliato dai militari libici.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, AGI, La Siciliaweb.it]

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22 settembre 2010
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