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"Abbiamo toccato la politica"

Antonio Ingroia: "Se un magistrato prova a salire il gradino più alto, si trova accerchiato e isolato"

04 ottobre 2012

"Se i magistrati hanno la schiena dritta e applicano la legge in base al principio di uguaglianza, avviando processi anche contro uomini politici, in quel momento la magistratura viene percepita come il nemico numero uno". Se insomma "un magistrato prova a salire il gradino più alto, si trova accerchiato e isolato".
Antonio Ingroia il pm di Palermo, titolare dell'inchiesta sulla trattativa tra Stato e mafia e delle indagini a carico di Marcello Dell'Utri, ritiene che la condizione dei pm che combattono contro Cosa Nostra non sia poi così cambiata sotto il profilo dell'isolamento.
"E' successo a Falcone e Borsellino, e poi anche a Caselli con il processo Andreotti e in tempi più recenti ai magistrati del processo a Dell'Utri" ha osservato Ingroia per il quale però rispetto a 20 anni fa qualche novità c'é. "Ci sono settori non sparuti della società civile che sono consapevoli e attivi" e la magistratura rispetto ad allora "è rinnovata e cambiata: è costituzionalmente orientata e questo rappresenta una risorsa per il Paese".

Dal magistrato, invitato dagli studenti di giurisprudenza dell'Università di Roma Tre per un dibattito, arriva inoltre una riflessione sul tema della corruzione in Italia: "I recenti casi di corruzione dilagante nascono dall'aver introiettato nel dna più profondo della nostra società un modello di illegalità". Negli ultimi anni "la mafia è diventata più civile e la società più mafiosa", spiega Ingroia riferendosi al fatto che Cosa nostra ha abbandonato la guerra con lo Stato e gli omicidi per diventare "un sistema di potere economico-criminale che si è diffuso su tutto il territorio nazionale".

Ingroia ha parlato poi del suo incarico in Guatemala. Nessun "esilio", "vado in Guatemala per libera scelta, non c'è qualcuno che mi ha spinto, qualcuno che mi ha cacciato", a voluto chiarire. "Tutto questo non c'entra nulla" con le polemiche che ci sono state sull'inchiesta, nell'ambito della quale sono state intercettate "accidentalmente" conversazioni del capo dello Stato.
Ingroia ha anche spiegato che è stato l'Onu alla fine dell'anno scorso a offrirgli il ruolo di capo di un istituto che opera in America centrale, dove è particolarmente esteso il fenomeno del narcotraffico. "Ho accettato con piacere, ma ho spiegato che ritenevo mio dovere completare prima le indagini sulla trattativa", ha detto Ingroia, raccontando di aver chiesto un'ulteriore proroga quando il capo dello Stato ha sollevato il conflitto di attribuzioni con la Procura di Palermo e di contare di partire "non oltre metà novembre". "Il mio è un arrivederci - ha aggiunto - non un addio".
Ingroia ha poi giudicato positivamente l'ipotesi che il governo dia un'accelerazione alla norma sulla incandidabilità per i condannati per i reati contro la pubblica amministrazione: "È una buona notizia".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it]

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04 ottobre 2012
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