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"Adesso parto e se mi rimandano in Tunisia mi ammazzo"

Solo il vento e la pioggia riescono a fermare l'emorragia di profughi che dal Nordafrica continua a defluire verso Lampedusa

21 maggio 2011

Il vento e la pioggia forte che da ieri si sono abbattuti su Lampedusa ha permesso una tregua negli sbarchi di immigrati. Dopo l'ultimo sbarco di 500 profughi, soccorsi giovedì pomeriggio in alto mare su un barcone che stava per affondare, non si sono registrati nuovi avvistamenti nel Canale di Sicilia.
Il maltempo, inoltre, continua ad impedire l'attracco al porto Cala Pisana di Lampedusa della nave traghetto 'Excelsior' che dovrebbe trasferire dall'isola gli oltre 700 profughi sbarcati nei giorni scorsi. La nave è da ieri in rada in attesa di attraccare.
Intanto, oggi è prevista nell'isola la visita del presidente del Senato Renato Schifani. La seconda carica dello Stato arriverà a Lampedusa in mattinata e sarà accolto dal prefetto di Agrigento, Francesca Ferrandino e dalle altre autorità. Incontrerà poi il sindaco Bernardino de Rubeis, la Giunta e alcune delegazioni di cittadini, tra cui i commercianti e gli imprenditori disperati per l'andamento della stagione turistica.
Manca solo la visita del Papa. A Lampedusa, poi, ci saranno passati tutti, ma sembra che solo il vento e la pioggia forte possano tamponare l'emorragia di profughi che dalla ferita aperta nordafricana continua a defluire senza sosta...

Dov e è andato a finire Besir? - L'ultima chiamata arriva nel cuore della notte. E' l'una del 29 aprile. Wafa Mejry, tunisina che da un anno e mezzo vive a Roma con il marito italiano, parla con suo fratello, Besir, 24 anni. Il ragazzo ha deciso di partire per l'Italia. E' già sul barcone che sta per salpare da Biserta, sulle coste della Tunisia, e che su una fiancata porta anche scritto il nome: Sabra. "E' tutto a posto, fra poco arriverò - dice alla sorella - In 24 ore sarò in Sicilia". Ma di Besir e degli altri trenta che sarebbero saliti a bordo del Sabra non si sa più nulla. Nessun avvistamento, nessun soccorso. Inghiottiti durante la traversata nel Mediterraneo.
Sono i familiari ad avvertire le autorità italiane del barcone disperso; per cercare il fratello, Wafa Mejry ha girato tutti i centri d'accoglienza siciliani. Fino ad arrivare questa mattina a Lampedusa e poi a Palermo, per parlare con il console tunisino, assieme a una madre disperata: Aljia Mecherguy, 60 anni. In quel barcone c'erano anche i suoi due figli, Anis di 32 anni e Wissem di 22. Non si dà pace Aljia che sperava di riunire la sua famiglia a Roma, dove vive da 22 anni dopo la morte del marito in un incidente in Francia. "Aiutatemi a trovare i miei figli – riesce a dire tra le lacrime – Non possono essere morti, la barca era nuova e il tempo era buono".
I due fratelli non riuscivano a trovare lavoro. La scorsa estate Anis aveva fatto il sommozzatore, ma dopo tre mesi nessuno stipendio. E allora ha deciso di tentare la sorte e raggiungere la madre con Wissen, lasciando in Tunisia la moglie e il figlio di un mese. A Roma avrebbero ritrovato anche le due sorelle e un fratello. Così Anis ha venduto tutti i mobili ed é partito assieme al fratello pagando tre milioni di dinari, circa 1.500 euro in due, a Abde Rahim Noulou, "il capitano". Era lui ai comandi della barca scomparsa. Il "rais" tentava la traversata per la quarta volta nel giro di poche settimane. Sarebbe stata l'ultima, o almeno così aveva detto alla moglie che aveva promesso di raggiungere in Francia. Ma anche del capitano non si sa nulla. Domani la moglie sarà a Lampedusa per cercarlo. "La donna ci ha detto – racconta Wafa – che, secondo alcune informazioni, alcuni dei 31 dispersi sarebbero a Lampedusa, ma noi non abbiamo trovato nessuno".
Come le protagoniste di una tragedia greca Wafa e Aljia girano da quasi un mese con le foto dei loro congiunti in mano: sono andate a Trapani, a Marsala, a Lampedusa, a Palermo. Il console tunisino ha detto che bisognerà aspettare martedì prossimo per avere la lista degli arrivi dopo il 29 aprile. "Il questore di Roma non è riuscito ad aiutarci - dice Wafa - ha cercato e ricercato i loro nomi e le loro foto nell'elenco degli arrivi. Sembrano scomparsi nel nulla".
La madre di Wafa, che vive nel sud della Tunisia assieme al marito e ad altri quattro figli, non voleva che Besir partisse. Ma il ragazzo è ostinato, va al mare e comincia a nuotare per ore per essere pronto in caso succeda un naufragio. "Qualche giorno prima di partire mi ha chiamato – spiega Wafa – e mi ha detto che era riuscito a nuotare per sei ore consecutive. 'Adesso parto – ha detto alla sorella – e se mi rimandano in Tunisia mi ammazzo'". L'imbarcazione forse doveva fare rotta su Pantelleria piuttosto che su Lampedusa. In questo modo, i tunisini speravano di non essere rispediti in patria. L'ultima speranza, alla quale si aggrappano disperatamente le due donne, è che siano arrivati nella notte proprio sulle coste trapanesi, facendo poi perdere le proprie tracce. "Ma ogni giorno che passa è una pietra sul cuore", ripete Aljia senza riuscire a trattenere le lacrime. [di Simona Licandro, Ansa - 20/05/11]

590 mila euro per smaltire 42 carrette - È stata aggiudicata la gara d'appalto per il servizio di messa in sicurezza, rimozione, trasporto, demolizione e avvio a recupero o smaltimento delle 42 imbarcazioni giunte dalle coste del Nord Africa attualmente ormeggiate o incagliate nel porto di Lampedusa. Lo ha comunicato la struttura del Commissario delegato per l'emergenza immigrazione, Franco Gabrielli.
Le attività, che avranno inizio entro pochi giorni all'esito dei normali controlli in corso sulle dichiarazioni dei requisiti rilasciate dall'impresa aggiudicatrice dell'appalto, consisteranno nel caricare i relitti su una nave e trasportarli fuori dall'isola, in un sito - individuato dall'appaltatore - autorizzato al loro recupero o smaltimento.
L'importo per il quale è stata aggiudicata la gara, pari a circa 590 mila euro, è comprensivo dell'intero servizio: messa in sicurezza, rimozione, carico e scarico dei relitti sul vettore navale, trasporto via mare fino al luogo individuato, conferimento presso impianti di recupero o smaltimento.
Contestualmente, ha informato la struttura del commissario, si sta procedendo all'individuazione di una ditta cui affidare il servizio di raccolta, trasporto, trattamento e smaltimento dei vari oli e carburanti presenti nelle stesse imbarcazioni, l'attività di gestione dei materiali assorbenti dislocati nel porto di Lampedusa e usati per la rimozione degli inquinanti precedentemente fuoriusciti nonchè l'ispezione degli scafi stessi con l'eventuale rimozione dei contenitori di idrocarburi. Anche questa attività inizierà entro pochi giorni.
Successivamente, la struttura del Dipartimento della Protezione civile che supporta le attività del Commissario delegato provvederà a bandire una gara per la rimozione e lo smaltimento di tutte le altre imbarcazioni che sono state depositate, nel corso di questa emergenza, in diverse aree dell'isola di Lampedusa.
È stata invece rinviata, a causa delle cattive condizioni del mare, l'attività di rimozione e trasferimento in altro sito delle ultime due imbarcazioni ancora in grado di navigare, che era prevista per ieri.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Ansa, Lasiciliaweb.it]

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21 maggio 2011
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