''Al di là del muro''
Dal Rapporto di Medici Senza Frontiere sui Centri d'accoglienza italiani: sporchi, sovraffollati, fatiscenti, invivibili
A più di dieci anni dall’istituzione dei centri per migranti in Italia, la gestione generale sembra ispirata a un approccio ancora emergenziale. I servizi erogati, in generale, sembrano essere concepiti nell’ottica di soddisfare a malapena i bisogni primari, tralasciando le molteplici istanze che possono contribuire a determinare una condizione accettabile di benessere psicofisico. Al momento dell’entrata in vigore del pacchetto sicurezza e con il conseguente allungamento dei tempi di detenzione nei Cie (Centri di indentificazione ed espulsione) da 2 a 6 mesi, non erano previsti adeguamenti nell’erogazione dei servizi.
La situazione emerge dall’indagine svolta da Medici Senza Frontiere, che a distanza di 5 anni, unica organizzazione indipendente a scrivere un rapporto sui Cie e sui Cara (Centri di accoglienza richiedenti asilo), è tornata nei luoghi di detenzione per i migranti privi di permesso di soggiorno e di transito per i richiedenti asilo. "Al di là del muro" rappresenta la seconda fotografia della realtà che si vive all’interno dei Cie (Centri di identificazione ed espulsione), Cara (Centri di accoglienza per richiedenti asilo) e Cda (Centri di accoglienza) in Italia. Il rapporto indaga gli aspetti socio-sanitari e le condizioni di vita all’interno di queste strutture. Con questo rapporto MSF intende far conoscere la realtà di questi spazi chiusi ad osservatori esterni e far emergere la quotidianità vissuta da migliaia di persone.
L'indagine è basata su due diverse visite condotte da MSF a distanza di otto mesi tra il 2008 e il 2009, quando sono stati visitati 21 centri tra Cie, Cara e Cda disseminati sul territorio nazionale. In alcuni centri, gli operatori di MSF si sono trovati di fronte a un atteggiamento ostile da parte dei gestori, incontrando difficoltà nel condurre liberamente l’indagine, subendo limitazioni e dinieghi nell’accedere in determinate aree: emblematici i casi dei centri di Lampedusa e del Cie di Bari dove è stata negata dalla Prefettura l’autorizzazione a entrare nelle aree alloggiative, nonostante la visita di MSF fosse stata comunicata con diverse settimane di preavviso.
"Rispetto alle visite condotte nel 2003 poco è cambiato, molti sono i dubbi che persistono, su tutti la scarsa assistenza sanitaria, strutturata per fornire solo cure minime, sintomatiche e a breve termine. Stupisce inoltre l’assenza di protocolli sanitari per la diagnosi e il trattamento di patologie infettive e croniche. Mancano soprattutto nei Cie, come ad esempio in quello di Torino, i mediatori culturali senza i quali si crea spesso incomunicabilità tra il medico e il paziente. Sconcerta in generale l’assenza delle autorità sanitarie locali e nazionali", ha dichiarato Alessandra Tramontano, coordinatrice medica di MSF in Italia.
L'assistenza sanitaria è erogata dai singoli gestori; le Asl non hanno il controllo, né di malattie né di eventuali epidemie (rilevata la scabbia in alcuni casi) di quanto avviene nei centri. Mancano protocolli medici comuni. E' insufficiente anche l'assistenza legale e psicologica. E' stato riscontrato anche un uso di psicofarmaci per "sedare" le persone.
"Tra i Cie, Trapani e Lamezia Terme andrebbero chiusi subito perché totalmente inadeguati a trattenere persone in termini di vivibilità. Ma anche in altri Cie abbiamo riscontrato problemi gravi: a Roma mancavano persino beni di prima necessità come coperte, vestiti, carta igienica, o impianti di riscaldamento consoni", ha continuato Tramontano.
"Nei Cara abbiamo rilevato invece servizi di accoglienza inadeguati. Il caso dei centri di Foggia e Crotone ne è un esempio: 12 persone costrette a vivere in container fatiscenti di 25 o 30 metri quadrati, distanti diverse centinaia di metri dai servizi e dalle altre strutture del centro. Negli stessi centri l’assenza di una mensa obbligava centinaia di persone a consumare i pasti giornalieri sui letti o a terra", ha concluso infine Alessandra Tramontano.
La gestione complessiva dei centri per migranti, sia dei Cie che dei Cara e dei Cda, appare dunque in larga parte inefficiente. I servizi erogati sono spesso scarsi e scadenti e non si riesce di fatto a garantire una effettiva identificazione, protezione e assistenza dei soggetti vulnerabili che rappresentano una parte consistente (se non prevalente) della popolazione ospitata. Ma non solo. Verso gli immigrati il clima è sempre più ostile e lo dimostra la vicenda di Rosarno.
Per saperne di più: "Al di là del muro" (abstract - pdf)