"Aletheia. L'arte che si svela". Taobuk ha il suo nuovo Spazio delle Arti
Annunciato il progetto vincitore del concorso di progettazione architettonica promosso da Taobuk e Fondazione Taormina Arte Sicilia
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Una struttura architettonica dinamica, in linea con il concept di Taobuk 2022: "verità", un tema pensato per porre domande e riflessioni.
"Aletheia. L'arte che si svela" - a firma di Alberto Anello e Francesca Di Michele - è il progetto vincitore del concorso "Lo Spazio delle arti", edizione 2022, promosso da Taobuk insieme a Fondazione Taormina Arte, in collaborazione con la rivista Abitare, media partner, per realizzare una piccola architettura urbana da concepire come "metaspazio".
Il progetto è stato scelto da una commissione prestigiosa, presieduta da Giovanni Francesco Tuzzolino, docente di progettazione architettonica dell'Università degli Studi di Palermo, Antonella Ferrara, presidente e direttore artistico di Taobuk, Bernardo Campo, commissario straordinario Fondazione Taormina Arte, Cristina Cassar Scalia, scrittrice, Mario Botta, architetto, Sara Banti, caporedattrice "Abitare", Costanza DiQuattro, scrittrice, Dario Felice, architetto, Chiara Gatti, critica e storica dell'Arte.
La vittoria è stata riconosciuta con questa motivazione: "Piccolo spazio per eventi legati ai vari festival di Taormina, dove esporre opere d'arte; luogo di sosta e d'ombra per i passanti. Il progetto "Aletheia" risponde in modo articolato alle richieste del bando, offrendosi in modo flessibile agli usi nel corso della giornata. La struttura è aperta su ogni lato ed è permeabile alla vita cittadina. Durante il giorno appare come un padiglione mutevole, grazie ai teli che interagiscono con la luce e con il vento. Di notte si trasforma in una fascinosa lanterna".
L'elaborato, interpretando il concept della XII edizione di Taobuk, si ispira all'etimologia greca della parola che ha forgiato nella cultura occidentale un certo modo di concepire il reale, opposto alla "veritas" latina. "Aletheia" è composta dal suffisso "a" privativo e dal verbo "lanthano", nascondere, e rimanda ad un processo di disvelamento guidato dalla ragione che sa andare oltre le apparenze. "Veritas", invece, è termine che richiama un contenuto dogmatico, secondo la distinzione elaborata dal filosofo Adorno.
Il titolo del progetto premiato fa eco ad una concezione stilistica che si coglie nella realizzazione. L'installazione, infatti, è costituita da un reticolo modulare di listelli in legno verticali e orizzontali che dialogano con un sistema di veli di diverse trasparenze. Alcuni di questi possono scendere dalla copertura fino a terra, in modo tale da ottenere diverse configurazioni interne, proprio a rievocare il concetto di svelamento e attivare la curiosità dello spettatore che ricerca nell'ambiente la propria verità, facendosi strada fra i veli.
L'esperienza è molteplice e la percezione mutevole, così come il rapporto visivo tra dentro e fuori. Lo spazio è stato immaginato come un'immersione nelle arti, dal cinema alla letteratura, ognuna delle quali trova una sua dimensione. L'opera non è concepita come una monade, ma interagisce con chi la circonda, concedendo a tutti la possibilità di fruirla. Il "dialogo" con chi la guarda determina il continuo variare dell'aspetto estetico, grazie ai tanti elementi suscettibili di spostamento: dalle sedute mobili, ai teli che si abbassano, alla disposizione dei pannelli espositivi.
L'aria e la luce sono elementi integranti e di "costruzione". Il vento e i veli creano ombre, movimenti e increspature diverse, rendendo il manufatto dinamico e fonte di percezioni sensoriali sempre diverse anche nelle ore notturne, attraverso un sistema di illuminazione integrata regolabile.