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"All'Ars ci sono deputati pericolosi"

Il presidente dell'Irsap accusa e alla Regione Sicilia si scatena la bufera

12 febbraio 2014

Un dirigente della Regione parla di "deputati che agiscono in modo pericoloso" con ambienti affaristico-mafiosi in Sicilia e scoppia la polemica all'Assemblea regionale, col presidente Giovanni Ardizzone che in aula bolla come "molto gravi" le dichiarazioni di Alfonso Cicero, presidente dell'Irsap scortato per una serie di minacce subite, parlando di "gioco al massacro".
Durante la presentazione di un protocollo di legalità tra l'Irsap e la Camera di commercio di Palermo, Cicero ieri mattina ha detto: "Quando si tocca un'area industriale, si toccano interessi pericolosi di una vasta area grigia, è sbagliato generalizzare il discorso delle responsabilità a tutta l'Assemblea, ma certo ci sono deputati che agiscono in modo pericoloso. E ciò vale in particolare per il centro Sicilia".

"Non è la prima volta che ci troviamo dinnanzi a dichiarazioni di questa portata, non solo di Cicero ma anche di altri esponenti - ha replicato il presidente dell'Ars Ardizzone in aula - Si cerca di delegittimare l'istituzione Parlamento e mi sembra che ogni volta ritorniamo sui soliti discorsi. Ci parliamo addosso, non ci stiamo a fare la parte di cenerentola. Ritengo che Cicero, le cui dichiarazioni sono certamente gravi perché colpiscono le istituzioni, si riferiscano a singole persone".
Ardizzone ha aggiunto: "Quando si spara nel mucchio si mistifica, sono convinto che il presidente della Commissione antimafia sentirà tutti coloro che fanno queste dichiarazioni e si faranno i relativi approfondimenti, ma le responsabilità penali sono sempre personali. Ritengo opportuno che sia lo stesso Cicero a dovere fare nomi e cognomi: ognuno di noi sa nella propria coscienza se è una persona per bene e se lotta contro la mafia".

Netta anche la replica del presidente dell'Antimafia regionale, Nello Musumeci: "Le dichiarazioni del geometra Cicero sono gravi e se dovessero esser fondate porrebbero l'Ars di fronte all'esigenza di fare assoluta chiarezza". "C'è un processo di delegittimazione di questa Ars - ha aggiunto Musumeci - portato avanti dall'interno e dall'esterno di questo Palazzo. Nella speranza che il geometra Cicero non abbia nessun intento obiettivo di gettare discreto su questa Assemblea, voglio assicurare che avevo già previsto nella seduta di domani di trattare questo tema come primo argomento: intendiamo conoscere nomi e cognomi di deputati che in questa Assemblea mantengono rapporti con Cosa nostra, ma se non verrà acclarato, l'autore si assumerà le responsabilità nelle sedi opportune".

Le accuse di Cicero hanno aperto uno squarcio nel Megafono. Se il capogruppo del partito di Crocetta, Giovanni Di Giacinto, si è unito al coro di sdegno che s'è alzato all'Ars durante la seduta parlamentare, il deputato Nello Di Pasquale, invece ha preso nettamente le difese di Cicero, l'unico in realtà a sala d'Ercole a farlo in maniera ufficiale.
Intervenendo in aula, Di Giacinto ha detto: "Probabilmente qualcuno butta un pugno di sabbia rispetto all'Assemblea regionale e, poi, è difficile recuperare quel pugno di sabbia che è stato buttato. È chiaro che noi ci auguriamo che, al più presto, il nostro presidente della Commissione antimafia convochi il dottore Cicero, già domani, quindi, perché faccia nomi e cognomi. Nessuno di noi può stare ad aspettare per sapere chi è il mafioso o a subire - ha aggiunto Di Giacinto - vogliamo sapere nome e cognome di chi sono i mafiosi in quest'Aula".

Ma Di Pasquale, poco dopo, ha preso le distanze dal suo capogruppo e dagli altri deputati intervenuti per stigmatizzare le dichiarazioni di Cicero. E prendendo la parola in aula, il deputato del Megafono ha sostenuto: "Su questa vicenda c'è stato troppo allarmismo, si tratta di una persona che, ad oggi, sta rischiando la vita per il suo lavoro e per la Regione siciliana, io non me la sento di aderire al coro che quasi mette sotto inchiesta il dottore Cicero".
E ancora: "Esprimo la mia distanza assoluta rispetto a qualsiasi tipo di preoccupazione nei confronti delle dichiarazioni di Cicero, perché io non sono preoccupato, casomai si deve preoccupare chi ha problemi". "Ma questo Cicero non lo manda a dire - ha proseguito Di Pasquale - perché lui si rivolge direttamente alle Procure, quindi il problema non si pone, e non si pone per chi come me non ha nulla a che fare con criminalità organizzata e mafia. Dopodiché ci tengo a ricordare all'Aula - ha concluso il deputato del Megafono - che Cicero rischia la vita, ma non perché lo dice lui, lo dicono i magistrati e lo dice anche il prefetto che si occupa della sua incolumità". [Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it]

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12 febbraio 2014
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