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''Arresteremo Messina Denaro prima che diventi il capo della mafia''

Antonino Ingroia in una conferenza sul ruolo della mafia trapanese nelle vicende siciliane

30 marzo 2009

"Non ci sono elementi per ritenere che Matteo Messina Denaro sia l'attuale capo di Cosa nostra. A Palermo la mafia sta vivendo un periodo di transizione dopo l'arresto di Salvatore Lo Piccolo, con l'ascesa di boss emergenti come Gianni Nicchi e Mimmo Raccuglia, ma in questa fase storica, con i numerosi arresti perpetrati dalla magistratura, si può affermare che non vi sia un capo assoluto dell'organizzazione mafiosa".
Così ha dichiarato Antonino Ingroia, sostituto procuratore di Palermo, rilasciata durante la conferenza sul ruolo della mafia trapanese nelle vicende siciliane tenutasi sabato scorso nell'Aula Magna del Liceo classico "G. Pantaleo" di Castelvetrano (TP), nell'ambito del Progetto educativo antimafia promosso dal Centro Pio La Torre.

"Il boss trapanese - ha continuato Ingroia - è l'ultimo latitante del gruppo dei fedelissimi di Totò Riina, responsabile del periodo delle stragi, in particolare quelle del '93 a Firenze, Roma e Milano. Se in futuro sarà in grado di diventare capo di Cosa nostra? Io credo che riusciremo ad arrestarlo prima che ciò avvenga".

Nel corso della mattinata è stata ripercorsa la storia della mafia trapanese. "Il principale problema di questo territorio - ha spiegato Ingoia - è che qui non si è mai sviluppato un vero movimento antimafia, per questo molti uomini dello Stato si sono trovati a combattere da soli esponendosi al piombo della mafia". "Come in un laboratorio - ha aggiunto il giornalista Vincenzo Vasile - i boss trapanesi sono riusciti a eliminare tutti i germi negativi, come l'informazione, e sono riusciti a sviluppare i propri traffici grazie ai legami stretti con politica e pubblica amministrazione e ai rapporti diretti con la mafia italo-americana". Per le sue caratteristiche, riferì il pentito Nino Giuffrè, Riina definì Trapani come lo "zoccolo duro della mafia", additandola a esempio.
"La mafia trapanese ha avuto un ruolo fondamentale e negativo nel secondo dopoguerra, che a Castelvetrano si apre con l'uccisione di Salvatore Giuliano - ha spiegato ancora Vito Lo Monaco, presidente del Centro Studi Pio La Torre -. I rapporti con la mafia americana, e il ruolo nei traffici illeciti, nel contrabbando e nella droga, rendono lo studio dell'attività mafiosa di questa zona un elemento fondamentale per approfondire la conoscenza del fenomeno mafioso siciliano".

E in relazione alle dichiarazioni espresse da Ingroia nel corso della conferenza di sabato, il sindaco di Salemi Vittorio Sgarbi ha così commentato: "Apprezzo le ultime riflessioni del sostituto procuratore Antonio Ingroia e lo esorto ad approfondire le indagini sulla mafia trapanese e la diffusione anticostituzionale degli impianti eolici, vero flagello del territorio e simbolo evidente dell'arroganza della mafia".

[Informazioni tratte da AGI, Ufficio per la Comunicazione della Città di Salemi]

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30 marzo 2009
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