"Assalto" alle spiagge siciliane
600 richieste di nuovi stabilimenti arrivati dopo l'apertura della Regione agli imprenditori del settore
[Articolo di Giorgio Ruta - Repubblica/Palermo.it] - È un assalto alle spiagge siciliane. Sono circa 600 le richieste di nuove concessioni o di modifiche e ampliamenti per gli stabilimenti balneari. Istanze che arrivano dopo un'apertura della Regione agli imprenditori del settore.
Infatti, a gennaio l'Ars ha approvato una norma che consente all'assessorato al Territorio e ambiente di dare nuove concessioni per lidi e stabilimenti balneari fino al 2020 anche nei Comuni che non hanno in vigore il Piano di gestione della costa e pochi mesi dopo, l'assessore Toto Cordaro ha firmato le nuove linee guida per l'utilizzo del demanio marittimo, restringendo lo spazio destinato alle spiagge libere.
Insomma, è un momento proficuo per chi vuole investire in un settore da oltre 100 milioni annui, da cui la Regione incassa meno di 10 milioni di canone. L'occasione non poteva passare inosservata agli imprenditori balneari che hanno inondato di richieste gli uffici dell'assessorato al Territorio.
Seicento richieste - più persone hanno fatto istanza per le stesse aree - non sono poche visto che attualmente sono 3.200 i concessionari. E riguardano tutto il perimetro dell'Isola perché è soltanto uno il Comune che ha un piano di gestione per la Costa approvato: San Vito Lo Capo. Mentre 80 comuni sono commissariati per la mancata redazione del documenti e oltre 30 aspettano l'ok della Regione.
Se c'è chi festeggia, c'è anche chi pone qualche perplessità. Come Giuseppe Cassarà, presidente di Federturismo Sicilia: "Abbiamo qualche dubbio perché se da un lato l'assessorato al Territorio concede la concessione, dall'altro se il Comune su cui è stato aperto il lido redige il piano di gestione con regole più stringenti, si rischia di vedere sfumare tanti investimenti. E nel frattempo riempiamo la costa", dice il rappresentante di categoria che si auspica un confronto con la Regione anche per fare una distinzione tra gli stabilimenti balneari e gli sbocchi a mare degli hotel.
Sul piede di guerra, invece, Legambiente che promette di ricorrere al Tar. L'associazione ambientalista non ha digerito i nuovi parametri stabiliti da Cordaro, in sintonia con le associazioni del settore. Gli stabilimenti saranno più vicini l'un con l'altro: mentre prima la distanza necessaria era di 100 metri, adesso ne bastano 25 e in alcuni casi, dove la spiaggia è piccola, 10 metri. Lo spazio che può essere concesso passa da 3mila a 5mila metri quadrati: fino al 20 per cento dell'area può essere coperta.