"Avanti con la legge elettorale o Grillo va all'80%"
Il presidente del Senato auspica la riforma del Porcellum, mentre il leader di M5S grida al colpo di Stato
"Ce la sto mettendo tutta e ce la facciamo, altrimenti Grillo dal 30 va all'80%". Queste le parole del presidente del Senato, Renato Schifani, intervistato da Fiorello a margine di una visita all'associazione Andrea Tudisco che ospita bambini oncologici e le loro famiglie.
"Io credo - ha spiegato il primo inquilino di palazzo Madama - che il mio ottimismo si trasformerà a breve in certezza. Vedo notevoli margini che ci lasciano pensare che a breve si arrivi a un'ampia intesa tra le forze politiche". Schifani poi ha aggiunto: "Le regole vanno scritte con ampio consenso: vedo una fase costruttiva tra i partiti per la legge che porterà in aula a una riforma ampiamente condivisa". E ha lanciato quasi un aut aut alle forze politiche: "I tempi - ha detto il presidente del Senato - ormai sono brucianti, io stimolo i partiti e loro se ne stanno facendo carico. Le lancette tra un po’ si dovranno fermare".
La risposta del leader del Movimento 5 Stelle non si è fatta attendere: "Di fronte al colpo di Stato del cambiamento della legge elettorale in corsa e al tetto del 42,5% per il premio di maggioranza per impedire a tavolino la possibile vittoria del M5S e replicare il Monti bis, l'Unione europea tace", scrive Grillo sul suo blog in un lungo post dal titolo 'C'è del marcio a Bruxelles'. "Chissà - aggiunge - forse ci farà una multa per divieto di sosta a Montecitorio. La Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto ha sancito nel 2003 - ricorda Grillo - che 'gli elementi fondamentali del diritto elettorale, e in particolare del sistema elettorale, la composizione delle commissioni elettorali e la suddivisione delle circoscrizioni non devono poter essere modificati nell'anno che precede l'elezione, o dovrebbero essere legittimati a livello costituzionale o ad un livello superiore a quello della legge ordinaria'". Infine, la solita "minaccia": "Ci vediamo in Parlamento, sarà un piacere".
A oggi la riforma del Porcellum è ferma in commissione Affari Costituzionali al Senato. L'ultimo emendamento votato da Pdl, Lega e Udc, su un premio di maggioranza alla lista che ottiene almeno il 42,5 per cento delle preferenze, ha fatto infuriare il Pd. "Ci deve essere un premio elettorale al primo partito, anche perché se il premio di coalizione è fissato al 42%, con una asticella così alta si rischia l'ingovernabilità", ha detto Pierluigi Bersani. "Senza questo premio si rischia di dar vita a maggioranze spurie, poi incapaci di governare", ha aggiunto il segretario del Pd.
"Sulla legge elettorale il Pd sta alzando un polverone per nulla", ha affermato il segretario dell'Udc Lorenzo Cesa in una dichiarazione al Tg1. "Oggi Bersani - ha detto il segretario Udc - dice che va bene la soglia al 40% per avere il premio di maggioranza: bene, noi siamo d'accordo con lui. Il vero problema - ha concluso Cesa - è capire se il Pd vuole cambiare questa legge elettorale e restituire ai cittadini la possibilità di scegliersi l'eletto".
Intanto in Sicilia i deputati del M5S non riescono a dimezzarsi lo stipendio - "Quando abbiamo chiesto ai dirigenti regionali il dimezzamento del nostro stipendio da deputati, ci hanno preso per pazzi. Loro pensano che sia impossibile, perché il problema non se lo sono mai posti". Queste le parole di Giampiero Trizzino, giovane avvocato e deputato regionale del Movimento 5 Stelle eletto in quest'ultima tornata elettorale all’Ars. Una delegazione composta da Giorgio Ciaccio, Claudia La Rocca, Sergio Troisi, Valentina Palmeri, Salvatore Siragusa ed altri giovani non eletti ha fatto ingresso nei locali del Parlamento siciliano armati di telecamera. Oggetto dell'incontro: trovare una soluzione per ridurre i loro onerosi stipendi. Il gruppo del movimento è stato ricevuto dal segretario generale Giovanni Tomasello, dal capo di gabinetto Paolo Modica e da altri dirigenti.
Mentre i ragazzi trasmettevano in diretta web l'incontro, i dirigenti regionali spiegavano l'impossibilità della riduzione dei loro stipendi. Per i dirigenti, l’indennità del deputato è vincolata dalla legge, quindi non è tecnicamente possibile procedere a un atto di rinuncia senza che sia modificata. Differente la vicenda dei rimborsi.
Gli stessi funzionari hanno fatto notare che la via più facilmente percorribile, o comunque giuridicamente più valida, è un taglio dei compensi da proporre in aula magari con un disegno di legge. Ma i colleghi degli altri partiti politici accetteranno? In modo differente la pensano i deputati regionali del Movimento 5 Stelle che stanno cercando di trovare una soluzione per eludere questa legge dello Statuto siciliano che vieta il dimezzamento dello stipendio. In caso contrario rimarrebbe come ultima spiaggia il versamento in un conto corrente di una parte di stipendio a cui i deputati regionali hanno volontariamente rinunciato, tenendo per sé "solo" 2500 € , finanziando progetti proposti e votati nel sito del movimento in Sicilia.
"Hanno messo dei paletti alla nostra iniziativa - ha spigato Trizzino - perché credo che non sia mai stato affrontato questo problema a Palazzo dei Normanni. Stiamo cercando con il parere di avvocati e ragionieri come eludere questa legge dello Statuto che ipoteticamente vieterebbe la riduzione dello stipendio. Viceversa - conclude il giovane avvocato palermitano - seguiremo l'esempio dei deputati regionali in Piemonte del nostro movimento. Loro versano mensilmente in un conto bancario parte dei soldi per approvare e finanziare dei progetti votati e proposti attraverso la loro piattaforma internet".
[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica.it, ASCA, Corriere del Mezzogiorno]