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"Avidità vergognose di sfruttatori di soggetti deboli"

L'inchiesta sugli appalti del distretto socio-sanitario di Catania, nella quale è indagato, solo marginalmente, anche il sindaco

17 luglio 2010

Servizi mai attivati e ribassi delle gare omessi, lavori pagati ma non eseguiti e compensi superiori a componenti commissioni per mansioni non ordinarie applicando una norma abrogata. Sono queste le presunte irregolarità emerse da un'indagine dei carabinieri del Nas che ieri hanno eseguito un'ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 16 persone nell'ambito di un'inchiesta della Procura di Catania sulla gestione degli appalti del distretto socio-sanitario di Catania. Complessivamente sono 52 gli indagati, hai quali sono stati notificati degli avvisi di garanzia. Anche nei confronti di sette indagati per i quali il Gip ha respinto la richiesta di arresto.
Secondo l'accusa, contratti per diversi milioni di euro non erano poi pienamente rispettati dai vincitore delle gare che, con la compiacenza di funzionari pubblici, davano ad anziani, bambini e disabili servizi inferiori a quando previsto dai singoli capitoli d'appalto. I Carabinieri del Nas hanno eseguito anche il sequestro preventivo di beni mobili e immobili per un valore complessivo di 12 milioni di euro, la somma ritenuta dalla Procura di Catania che sarebbe stata percepita illecitamente da cooperative e associazioni coinvolte nell'inchiesta.
I reati ipotizzati dal Gip, a vario titolo, sono associazione per delinquere finalizzata alla turbativa degli incanti, frode in pubbliche forniture, truffa aggravata a danno dello Stato, falso e abuso d'ufficio.

Tra gli arrestati ci sono Giuseppe Zappalà, 61 anni, ex assessore alle Politiche sociali della giunta di centrodestra di Umberto Scapagnini; Nunzio Parrinello, 52 anni, consigliere del Mpa alla Provincia di Catania; Isaia Ubaldo Camerini, 62 anni, responsabile del distretto socio-sanitario numero 16; l'avvocato Antonino Novello, 53 anni, da due mesi consigliere regionale dell'Unione nazionale ciechi; Paolo Guglielmino, 42 anni, legale rappresentante della cooperativa 'Socio sanitaria'. Per loro il Gip, accogliendo le richieste del sostituto procuratore Lucio Setola, ha emesso ordine di custodia cautelare in carcere. Il giudice ha concesso i 'domiciliari' a altri undici indagati: Maria Brunetto, 53 anni, consigliere comunale di una lista civica a Calatabiano; a cinque dipendenti del Comune di Catania: Maria Teresa Cavalieri, 51 anni, Vincenza Lipani, di 55, Lucia Rosto, di 58, Carmela Merola, di 62, Carmela Vampa, di 55; Anna Donatelli, 48 anni, presidente della cooperativa sociale 'Orizzonti'; Salvatore Falletta, 54 anni, vice presidente della Lega cooperative della provincia etnea; Carmelo Reale, di 58 anni, componente una delle commissioni aggiudicatrici di gare di appalto; Concetta Santangelo, di 46 anni, di Adrano; e Renato Briante, di 55 anni, consulente esterno nel 2007 dell'assessorato regionale alla Famiglia.
Tra i sequestri preventivi di beni maggiormente consistenti quelli nei confronti del direttore del distretto socio-sanitario numero 16, Iasia Ubaldo Camerini, circa 4,8 milioni di euro, e all'ex assessore comunale ai Servizi sociali della giunta Scapagnini, in carica nel 2007, Giuseppe Zappalà, circa 4,3 milioni di euro. Quest'ultimo al momento dell'arresto è stato colto da malore all'arrivo dei militari dell'Arma e per precauzione è stato condotto in ospedale, dove è stato ricoverato per accertamenti. Anche un'altro degli indagati raggiunto da provvedimento cautelare, l'avvocato Antonino Novello, è stato colto da malore e il gip, su parere conforme della Procura, ha disposto l'attenuazione del regime restrittivo disponendo per lui gli arresti domiciliari. Novello è indagato nella sua qualità di legale rappresentante della cooperativa 'La città del sole'.

Nell'inchiesta è indagato per abuso d'ufficio anche il sindaco di Catania, il senatore del Pdl Raffaele Stancanelli, ma come ex assessore regionale alla Famiglia della giunta del presidente Salvatore Cuffaro. Nel 2006 avrebbe indicato una persona di sua fiducia come componente di una commissione di gara d'appalto per un centro diurno per anziani in qualità di suo delegato.
Stancanelli ha respinto ogni addebito affermando di "avere adottato iniziative legali che il ruolo mi consentiva nel pieno rispetto delle norme" e ha annunciato "querele a chi cercherà di diffamare e infangare" la sua "onorabilità".
Il procuratore aggiunto Michelangelo Patanè ha spiegato che "l'attuale sindaco di Catania, il senatore del Pdl Raffaele Stancanelli, è coinvolto marginalmente nelle indagini e non nel suo ruolo attuale ma di quello di ex assessore regionale alla Famiglia". Il sostituto procuratore Lucio Setola, titolare dell'inchiesta, ha sottolineato che "Comune e Regione sono parte lesa" e ha ribadito che "quello dell'allora assessore Stancanelli è un profilo minimo".
Non è escluso che nei prossimi giorni venga sentito, su sua richiesta, dalla Procura. Per lo stesso reato sono indagati, tra gli altri, anche il sindaco di Misterbianco, Ninella Caruso, e l'ex assessore al Comune di Motta S. Anastasia, Salvatore Santagati per la firma di una delibera di una riunione alla quale non avrebbero partecipato; Tiziana Ciaramidaro, moglie dell'ex deputato regionale Giuseppe Arcidiacono, per avere ricevuto il pagamento di gettoni di presenza a gruppi di lavoro; e l'ex consigliere comunale di Catania, Antonino Nicotra, che si sarebbe interessato per l'approvazione di un progetto.
All'attenzione della magistratura la nomina di delegati in quattro commissione che, secondo la Procura, non appartenevano alla pubblica amministrazione, ma che per il senatore del Pdl, invece, è stato fatto "nel rispetto della legge e delle norme regionali". Il sostituto Setola ha sottolineato che nelle indagini "non sono stati trovati 'padronati' politici" e che "non è emerso il coinvolgimento diretto di politici".

Dalle indagini dei carabinieri del Nas di Catania emergono invece "avidità vergognose di sfruttatori di soggetti deboli - ha affermato il procuratore aggiunto di Catania - Si spendevano soldi pubblici per elargire denaro ai componenti di un sodalizio criminale e di persone loro vicine, facendo venire meno i fondi per le fasce deboli della città". "Si colpivano le persone, come anziani, bambini e disabili che non potevano usufruire di servizi per loro essenziali e non erano perciò tutelati, con uno spreco evidente di denaro pubblico". Il procuratore aggiunto Patanè ha svelato che in una gara d'appalto, "vinta da una cooperativa con un ribasso del 40%, l'importo complessivo pagato, alla stipula del contratto, è stato del 100% del costo della gara, e il ribasso - ha osservato - è stato coperto parzialmente con una marca da bollo". Secondo il sostituto Setola "dalle indagini emerge il coinvolgimento di 20-30 cooperative" e che "l'appoggio era trasversale. L'importante - ha osservato - era fare parte del gioco. Non c'era un cartello, ma il rispetto di chi 'comandava' per evitare di essere esclusi. Chi contestava era fuori da tutto. Infatti nessuna cooperativa ha impugnato o contestato gare d'appalto neppure davanti a fatti o esclusioni gravi".

Il procuratore capo di Catania, Vincenzo D'Agata, commentando le indagini dei carabinieri del Nas culminate con l'arresto delle 12 persone ha detto: "Si deve trasformare un'inchiesta di malcostume di amministratori di strutture private e funzionari amministrativi in un procedimento di valenza politica o riferita a politici".
Il magistrato ha annunciato che non avrebbe partecipato alla conferenza stampa dell'operazione dei Nas, spiegando "di voler attribuire la giusta portata a questa iniziativa di tutela delle fasce deboli che rappresenta un grande sforzo sinergico di tutti gli operatori interessati". "Voglio sgombrare il campo da strumentalizzazioni - ha aggiunto il procuratore D'Agata -. La conferenza stampa sull'inchiesta è l'ennesima evidenza di un malcostume di privati e funzionari di enti pubblici che abbiamo più volte combattuto e che continueremo a combattere".

Per l'opposizione politica si tratta di "una banda di malfattori" - "Una banda di malfattori, composta da ex assessori, consigliere provinciale, direttore e dipendenti del Comune di Catania ha arrecato danni per milioni di euro alle già disastrate casse dell'Ente". Salvatore La Rosa, segretario provinciale dei Comunisti italiani commenta così l'inchiesta sulla gestione dei servizi sociali. Secondo La Rosa, "la gravità dei reati e la loro diffusione non può lasciare dubbi in merito alla totale incapacità della presente e della passata amministrazione di centro destra nel governare la cosa pubblica. Milioni di euro della collettività di noi tutti cittadini catanesi e siciliani, finiti nelle tasche di pubblici amministratori corrotti e di famelici imprenditori e gestori di cooperative". Per il segretario del Pdci catanese, "la responsabilità di questi fatti è anche, se non soprattutto, politica: il sindaco Stancanelli deve trarne le conseguenze politiche e dimettersi immediatamente per non perdere la faccia".
Durissimo come sempre anche Orazio Licandro, della segreteria nazionale del Pdci-Federazione della Sinistra: "Ancora l'ennesimo scandalo di un inesauribile e nauseabondo pentolone che ha visto sinora politica e apparato burocratico devastare e saccheggiare Catania. La nuova inchiesta svela fatti ancora più odiosi perché malaffare e profitto illecito si sono consumati sui cittadini più deboli, cioè disabili e anziani: un vero e proprio schifo! Se confermati i fatti siamo in presenza di un preciso meccanismo di truffa e corruzione intollerabili. Tutto ciò non sarebbe potuto accadere senza forti coperture. Ci sarebbero infatti precise responsabilità politiche e amministrative riguardanti figure di primo piano dei dirigenti comunali e della politica etnea, che nel decennio alle nostre spalle hanno spadroneggiato indisturbati".
"E' un fatto inquietante, la riprova dell'incapacità del centrodestra, a ogni livello, e del totale sprezzo delle regole", ha detto il capo gruppo del Pd al Comune di Catania, Saro D'Agata. "Chiederemo all'amministrazione comunale che venga fatta immediatamente chiarezza e la nomina di una commissione d'indagine interna e la costituzione del Comune parte civile nell'eventuale processo".

[Informaioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing]

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17 luglio 2010
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