Crea gratis la tua vetrina su Guidasicilia

Acquisti in città

Offerte, affari del giorno, imprese e professionisti, tutti della tua città

vai a Shopping
vai a Magazine
 Cookie

''Bosco d'Amore. Guttuso e il circolo vizioso'', di Piero Montana (1985)

Più che una critica d'arte una recensione letteraria

19 gennaio 2007

''Bosco d'amore'', 1984

''Bosco d'amore''. Guttuso e il circolo vizioso

Piero Montana, 15 febbraio 1985

Il circolo ha il potere di un'evocazione magica, quando è tracciato soprattutto nello spazio del mito, della leggenda, dell'immaginario.
Spazio dell'incantamento, della fascinazione, esso designa, evoca sul suo limitare l'impossibile.
L'impossibile come visione o luogo, sorgente, scaturigine di una felicità piena, perfetta, assoluta, l'impossibile come terreno, in cui inquietudine, sofferenza, malinconia serpeggiano nel cuore stesso di una luce dorata, nel cuore di un sogno d'incanto, di una rappresentazione ideale.
Nel desiderio amoroso, si sa, è l'incontro con un viso, l'epifania di un viso che si desidera, che si spia, un faccia a faccia, lo sguardo e il desiderio dell'altro, di quell'altro, di cui anzitutto si desidera,  a sua volta, il desiderio, l'attenzione.
L'Eden è già tutto in questa ricerca intensa di un circuito, di una sfera della relazione duale, nell'intensità di un solo sguardo incantato, rapito, uno sguardo fisso e tuttavia non immobile ma attento, vigile, aperto a tutti i giochi di prestigio dell'immaginario.
L'Eden è in questo miraggio della rifrazione di uno sguardo, di un raggio di luce, che partendo da un punto di incidenza, l'incrocio con lo sguardo e il desiderio dell'altro, da questo angolo di rifrazione viene ad irradiare tutto lo spazio circolare e superficialmente luminoso della seduzione.
Bosco d'amore, l'ultimo quadro di Renato Guttuso, è più di una descrizione, di un racconto, di una allegoria dell'eros.
In quest'opera dai toni decisamente dimessi, pacati, è il canto silenzioso della fascinazione che sgorga, che prende corpo, che pervade la scena in una luce d'incanto, che sembra illuminare irrealmente uno spazio remoto, mitico, immaginario: il Giardino.
In questa scena l'eros raffigurato nella carnale congiunzione dei corpi, delle figure è solo l'anello di una catena, che nella sua perfetta circolarità, evoca, suscita quell'incantesimo che sempre espone gli uomini, con una promessa enigmatica, ad essere soprattutto infedeli a se stessi, a mostrarsi nudi finanche nell'abbandono, nella solitudine estrema, spogliati di tutto, di ogni ''charme'', ''chance'', potere, assorbiti, presi, pure nella disperazione, da quell'ascolto insidioso del canto, che sempre risveglia la speranza e il desiderio di un aldilà meraviglioso.
In questo spazio del canto e della seduzione, dell'eros, in questo spazio della simulazione incantata ma anche della dissimulazione, da quale punto, da quale figura o gruppo di figure, da quale anello della catena iniziare a parlare? Da dove trarre un cominciamento?
Se la gioia in questo circolo ''vizioso'' del desiderio, che Guttuso nel Bosco d'amore ha voluto raffigurare, dipingere, quella gioia, che non ha alcun bisogno di eredi e di bambini, la gioia che vuole se stessa, l'eternità, la ripetizione delle stesse cose e che tutto resti com'è, viene rappresentata e rappresenta il culmine nel gruppo delle due figure di corpi nudi, in piedi abbracciati, essa rappresentata a un tal punto d'intensità, tonalità dell'anima, non può non cedere, a sua volta, il posto alla figura del suo contrario, alla figura del declino, del vecchio seduto, ripiegato in solitudine su se stesso. Ma in questa collocazione delle figure nel circolo da destra verso sinistra, ecco che al circuito dell'immaginario, si sovrappone quello del simbolico, dello scambio simbolico, in cui la vera posta in gioco, la vera consegna, ad esempio, in questa estrema vicinanza tra il gruppo degli amanti, abbracciati, eretti e quello costituito dalla sola figura del vecchio seduto, è data in entrambi da una certa prossimità a un venir meno, alla morte.
E tuttavia questi due gruppi di figure seppure posti l'uno accanto all'altro, vengono a trovarsi su due piani, per così dire, incommensurabili, diametralmente opposti, complementari.
Il cerchio magico di questo Bosco d'amore infatti è diviso in due settori, quello  diurno, costituito propriamente dallo spazio dorato della luce, dello sguardo che in esso, in superficie, può spaziare, catturato dalle apparenze luminose della carne, dai gesti, dai segni della seduzione, che le figure nude, semivestite si scambiano; il settore notturno, in primissimo piano, occupato da figure assise, distese per terra, sprofondate nel vuoto di una demenza, nell'abbandono del sonno, nei raptus dell'eros, in una pensosa malinconia.
Questo circolo vizioso del desiderio, così diviso in semicerchi, in fasi diurne e notturne, luminose ed oscure, di per sé non dice nulla, se non questo : l'unico senso dell'esistenza è di essere esistenza nel suo fluire, nel suo scorrere dal giorno alla notte, dal culmine al declino, per cui esso viene ad essere soltanto il modo del dispiegarsi di una fluttuazione d'intensità, in cui flusso e riflusso, alto e basso, luce ed ombra, superficie e profondità, maschile e femminile, conscio ed inconscio, facendo da contrappunto a se stessi, si dividono, si separano, per tornare a ricongiungersi in quelli che possono essere chiamati momenti di vuoto sperimentati dall'estasi dell'amplesso.
In questo movimento ondoso del circolo, in questo movimento d'alta e bassa marea della vita, dell'esistenza è altezza scintillante dell'onda che su di noi ha il sopravvento, quella di un apparente illusionismo, quella che ci lascia facilmente adescare dalla seduzione, dal trucco che ci consente di muoverci in un mondo incantato, catturati semplicemente dallo specchio del nostro desiderio, la cui strategia consiste anche nel fare del tempo umano un gioco e del gioco un'occupazione libera, spogliata di ogni interesse immediato e di ogni utilità, essenzialmente superflua, superficiale e capace tuttavia, nel suo dispiegarsi circolarmente in superficie, sia pure sulla superficie di una tela, di assorbire tutto l'essere.

- La lettere di risposta di Renato Guttuso a Piero Montana

Condividi, commenta, parla ai tuoi amici.

19 gennaio 2007
Caricamento commenti in corso...

Ti potrebbero interessare anche

Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia
Registra la tua azienda su Guidasicilia