''Cavagrande del Cassibile''
Un paradiso a cielo aperto, nei secoli rifugio di numerose specie vegetali ed animali ma anche di antiche civiltà
Una delle più grandi è proprio la Cava Grande formata dal fiume Cassibile.
Quest'ultima è la più profonda e impenetrabile, esplorata dall’uomo solo in alcune parti del suo sinuoso percorso. Cava grande del Cassibile è un grande canyon della lunghezza di circa 8 chilometri che raggiunge in alcuni punti la profondità di 250 metri. Il fiume che vi scorre, il Cassibile, prende origine in un’area con elevata piovosità nei pressi di Palazzolo Acreide, per sfociare poi a pochi chilometri da Avola. Una scalinata ricavata nella roccia, Scala Croce, immette all'interno della cava; la discesa, ripida, conduce sul greto del fiume Cassibile, da dove, seguendone il corso, si raggiunge un gruppo di laghetti. Il fondo valle è caratterizzato da una vegetazione a platani orientali, salici ed oleandri, che proteggono un fitto sottobosco ricco di piante lianose, equiseti, orchidee e biancospini. I bordi del fiume rappresentano l'habitat per la gallinella d'acqua, la rana, il rospo, il granchio di fiume e insetti. colorati.
Risalendo si può imboccare in direzione nord ovest un sentiero che corre lungo un acquedotto risalente agli inizi del secolo, che, incanalate le acque del fiume e le convoglia a valle in un bacino. Qui domina la tipica vegetazione della macchia mediterranea a mirto e lentisco. Sul versante Nord della cava è ben visibile un grande antro, la "Grotta dei Briganti", all'interno del quale si trovano i resti di un antichissimo villaggio rupestre. Sopra il sentiero, su una parete sono presenti alcune tombe e una rete di cunicoli che collegano un sistema di grotte artificiali i Derli di Cava Grande. Il sentiero segue l'andamento naturale della parete, percorrendo una gola, "Fosso Calcagno", che si apre sull'altipiano. Il luogo è caratterizzato dalla presenza di donnole e volpi e di testuggini. Superato Fosso Calcagno troviamo, a causa dei numerosi incendi, soltanto piante erbacee.
Oltrepassato un breve tratto pianeggiante il percorso ridiscende per un tratto intagliato nella roccia.
Il paesaggio cambia continuamente. Abbiamo un susseguirsi di laghetti e cascate protetti da una fitta cintura di rovi è visibile nel fondovalle. Spesso si vedono volteggiare il gheppio e la poiana, che nidificano in queste gole assieme al corvo imperiale ed alla taccola. Superata una fitta macchia a rovi e spinaporci, il sentiero viene interrotto sulla sinistra da un'ampia trazzera che riporta sull'altipiano della campagna iblea. Qui si incontrano pascoli e antiche masserie e la vegetazione predominante è la gariga, con le sue essenze profumate: il timo, il rosmarino e la salvia. Caratteristica anche la palma nana mentre non è rara la vipera. Si segue la strada sterrata poco più avanti si incrocia un'altra trazzera, è necessario proseguire a sinistra per raggiungere la strada provinciale n. 4 Avola - Manghisi. La si imbocca ancora a sinistra per ritornare al belvedere.