"Con la Lega fino al 2013"
Berlusconi e Bossi continueranno il loro programma ancora per 18 mesi. Intanto, tutti i sindacati sono pronti allo sciopero generale
"Far cadere il governo e aprire una campagna elettorale con un buco di governabilità di almeno sei mesi sarebbe un danno gravissimo per l'Italia e gli italiani. Non esiste alcun patto con la Lega per andare al voto nel 2012. Si tratta di invenzioni della stampa, anche perché oggi l'Italia ha bisogno di stabilità politica per portare a termine tutti i punti indicati nella lettera alla Ue e andare alle elezioni sarebbe andare contro gli interessi del Paese". Lo dice Silvio Berlusconi a 'La telefonata' di Maurizio Belpietro.
La Lega, continua il premier, "è sempre stato un alleato affidabile. Il nostro rapporto con Bossi è solido". E con il leader del Carroccio, mette nero su bianco, "andremo avanti fino al 2013" perché "ora c'è bisogno di stabilità politica e anche Bossi la pensa come me". Berlusconi dice anche che "in Europa abbiamo portato un piano preciso con un calendario di impegni che è un programma per i prossimi 18 mesi di governo. E in Europa non c'è stata una sola voce discordante sul nostro piano. Grazie a riforme coraggiose il nostro Paese ce la farà".
L'Italia "ce la farà", garantisce il presidente del Consiglio, "in questo momento è importante mantenere salda la maggioranza e il governo. E' indispensabile con questa maggioranza - rimarca - realizzare in Parlamento le riforme". E l'appello fatto all'opposizione "non è per un governo di larghe intese, che porterebbe alla paralisi politica ma al senso di responsabilità". Secondo il premier "invece di chiedere continuamente le mie dimissioni, le opposizioni avrebbero tutto da guadagnare sul piano della credibilità se si confrontassero sul merito dei provvedimenti e decidessero di comportarsi con senso di responsabilità".
Quanto allo sciopero generale minacciato dai sindacati, Berlusconi sottolinea: "Il nostro obiettivo è incentivare le assunzioni, non i licenziamenti. Ci siamo impegnati a rendere più efficienti gli strumenti di sostegno al reddito. I dipendenti troveranno nello Stato, attraverso la cig, la garanzia di essere remunerati e di avere il tempo di trovare un nuovo lavoro". "La strada - spiega - è quella indicata al Senato da un senatore dell'opposizione: il giuslavorista Ichino. Per aumentare la competitività del Paese, anche lui prevede la riforma delle norme sui licenziamenti".
Il premier sfiora poi l'argomento primarie ("Sarà un candidato che sceglieremo con un sistema elettorale sul modello dei partiti americani") e quello sul nome del Pdl: "Posso soltanto anticipare che il nuovo nome non sarà 'Forza Silvio' come ho letto su qualche giornale" e conferma che è in corso una "riflessione" su "un altro nome che non sia sostituibile con un acronimo, come per esempio era il caso di Forza Italia, che non aveva un acronimo".
Sindacati pronti allo sciopero: "Si va verso la rottura della coesione sociale" - L'opposizione sollecita con "urgenza" l'intervento del governo per riferire in Parlamento sugli impegni assunti nella lettera consegnata l'altro ieri alla Ue. Il presidente della commissione europea Josè Manuel Barroso avverte: "E' imperativo che l'Italia concretizzi gli impegni e lo faccia con un calendario chiaro". Il tutto mentre i sindacati attaccano i licenziamenti facili e annunciano (Cisl, Uil e Ugl in modo esplicito) lo sciopero generale. Resta teso il clima dopo la missiva del governo alla Ue. Una lista di impegni per rassicurare le istituzioni europee preoccupate per la situazione economica del nostro Paese.
Sulla lettera tutte le opposizioni danno giudizio negativo. "La lettera è un patto scellerato sottoscritto tra Berlusconi e Bossi che in cambio della libertà di licenziamento non mette mano alle pensioni e rischia di determinare uno scontro sociale, mettere i ricchi contro i poveri e questo non ce lo possiamo permettere".
"E' falso parlare di licenziamenti facili". Così il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, sulla misura prevista nella lettera inviata alla Ue. "Abbiamo aderito - ha spiegato - alle raccomandazioni che il Consiglio europeo ha rivolto all'Italia in luglio scorso e che sono rivolte a favorire lo sviluppo dell'impresa e dell'occupazione, la propensione maggiore ad assumere". Secondo il ministro, quindi, "ciò si ottiene, da un lato, scoraggiando forme improprie di precarietà, ed è nostra intenzione restringere le modalità di impiego delle collaborazioni a progetto e dei tirocini, ma contemporaneamente bisogna snellire le procedure di licenziamento motivate da esigenze di carattere economico, che sono già previste dall'ordinamento, e rafforzare le tutele per i lavoratori in questi casi". "La lettera che abbiamo inviato a Bruxelles corrisponde a un percorso che abbiamo definito in termini di risanamento economico-finanziario e di ripresa e crescita economica. L'obiettivo dei 67 anni nel 2026 è raggiungibile gradualmente attraverso l'aggancio tra l'età di pensione e l'aspettativa di vita", ha aggiunto Sacconi. "Il nostro sistema è sostenibile dal punto di vista finanziario e sociale - ha sottolineato - e con questa misura si realizza anche un allungamento del tempo di lavoro per le persone in modo che, nella regola contributiva, si possano accumulare quei versamenti che servono per avere una pensione dignitosa".
Ma i indacati rimangono sul piede di guerra contro la possibilità che il governo renda più facili i licenziamenti in caso di stato di crisi delle aziende: se l'esecutivo, infatti, metterà in atto quanto profilato nella lettera alla Ue, Cisl Uil e Ugl sono già pronte, insieme, ad uno sciopero generale.
Dalla Fiom è arrivata la prima dura risposta: "Credo che la lettera presentata dal Governo all'Ue non vada bene. Penso sia una follia, che vada respinta questa cosa e che di fronte a ricette di quella natura ci voglia una mobilitazione generale del paese. Credo anche che le forze di opposizione debbano uscire dal guscio" attacca il segretario generale Maurizio Landini.
"Se il governo dovesse, senza il consenso delle parti sociali, modificare l'assetto dei licenziamenti la Cisl andrà allo sciopero", minaccia il leader Cisl, Raffaele Bonanni che ribadisce, in un fronte comune con Uil e Ugl, il suo no alle ipotesi del governo. "Non siamo d'accordo a mettere mano ai licenziamenti. Ci sembra una provocazione mentre il Paese ha bisogno di coesione mentre questo discorso porta alla rottura", prosegue, rivendicando al suo sindacato di aver lavorato sempre per unire, come sulla cassa integrazione in deroga.
E un no, deciso, arriva anche dalla Uil. "Se il Governo dovesse intestardirsi in questa scelta unilaterale faremo lo sciopero. I licenziamenti sono un feticcio", commenta il leader della confederazione di via Lucullo, Luigi Angeletti, forte di un documento approvato oggi dalla segreteria che giudica "del tutto sbagliato l'impegno assunto dall'esecutivo" che si traduce in una "scelta in totale contraddizione" con quanto realizzato in questi anni di crisi. Per la Uil, infatti, la strada è un'altra: "finanziare l'occupazione e non spendere soldi per finanziare la disoccupazione". E' proprio per questo che, secondo Angeletti, la soluzione sui licenziamenti profilata dal governo è assolutamente "platonica", di immagine: "non la vogliono neppure gli industriali. Non ho mai visto nessuna azienda chiedere di licenziare individualmente senza la mobilità o la cassa integrazione. Perché? E perchè non hanno chiesto di modificare la legge? Non l'hanno fatto perchè non conviene. Perché, per gli industriali, non è una priorità", dice ancora.
Mobilitazione continua anche per la Cgil. "Reagiremo con la forza necessaria", annuncia il sindacato contro le "norme a senso unico contro il lavoro ed il modello sociale italiano". Il governo, d'altra parte, denuncia il leader Susanna Camusso, "è incapace di decidere e agire, è capace solo di prendere ordini" come dimostra il fatto che "nella lettera all'Unione Europea non c'è nulla che riguardi la crescita, non c'è nessuna risposta positiva per l'Italia. Ci si gloria di quel che si è fatto mentre siamo sorvegliati speciali", prosegue Camusso indicando come serva al contrario costruire percorsi d'ingresso al lavoro per i giovani e per le donne. "Invece si parla di licenziamenti. L'opposto di ciò che serve al Paese", aggiunge Camusso. E la Cgil si ritroverà in piazza già venerdì con i pensionati dello Spi, e ancora sabato, con i lavoratori della conoscenza ma soprattutto il 3 dicembre con una manifestazione nazionale a Roma, a San Giovanni, per riportare al centro dell'agenda del Paese le questioni del lavoro.
Sciopero generale invece anche per l'Ugl che continua a chiedere un'iniziativa unitaria. "Siamo pronti ad uno sciopero generale, meglio ancora se unitario", dice il segretario generale Giovanni Centrella. "Di fronte all'ennesimo provvedimento contro lavoratori e pensionati, senza un briciolo di condivisione con le parti sociali e di equa distribuzione dei sacrifici, non c'è alternativa", aggiunge.
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, Repubblica.it, Adnkronos/Labitalia, Rainews24]
- Caro Herman, caro Josè Manuel ... (Guidasicilia.it, 27/10/11)