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"Continueremo ad effettuare raid"

Continua l'operazione 'Odyssey Dawn', mentre il regime del Raìs denuncia la morte di diversi i civili negli attacchi

24 marzo 2011

Una breaking news, sul sito dell'emittente americana Abc, riporta che un caccia francese ha abbattuto un aereo libico che stava tentando di violare la no-fly zone.
Passando invece a quanto successo ieri, nel quinto giorno dell'operazione Odyssey Dawn, sono proseguiti la notte scorsa e alle prime ore di oggi i raid aerei della coalizione sulla Libia. Tra le zone colpite il sobborgo di Tajura, a Tripoli, secondo un portavoce del governo libico. E le stesse fonti denunciano che obiettivi militari e civili situati nel quartiere di Al-Jfara e Tagora della capitale sono stati presi di mira "dai bombardamenti dei crociati". La tv di Stato ha reso noto che i funerali delle vittime dei raid "si terranno nel pomeriggio a Tripoli nel cimitero dei Martiri".
Ieri sera l'agenzia di stampa nazionale 'Jana' aveva parlato di molte vittime nei raid su 'al-Tajura', senza fornire un bilancio preciso, mentre oggi ufficiali libici hanno mostrato ai giornalisti, in un ospedale della città, 18 corpi carbonizzati definendoli militari e civili vittime di bombardamenti effettuati ieri notte dalle forze della coalizione. Le accuse sono però state smentite dal portavoce della Joint Task Force dell'operazione, tenente Jim Hoeft, per il quale "non è verosimile che i civili siano stati coinvolti in alcun raid la notte scorsa". Le forze della coalizione - ha aggiunto Hoeft, citato dalla Cnn - "hanno usato tutte le misure necessarie per proteggere i cittadini libici dalle violenze e dalle uccisioni inflitte dal colonnello Gheddafi".
La coalizione internazionale continuerà ad effettuare raid aerei contro bersagli militari in Libia, ha confermato poi il ministro degli Esteri francese, Alain Juppè. "Continueremo ad effettuare raid", ha dichiarato il ministro all'emittente Rtl, assicurando che "vengono presi di mira mezzi militari e niente altro". "Continueremo per il tempo necessario", ha aggiunto specificando che potrebbero passare anche "settimane" e parlando poi di "un successo" delle operazioni iniziate sabato. Juppè ha infine ricordato che obiettivo della coalizione è quello di "proteggere le popolazioni civili".
Ieri, racconta ancora la Cnn, funzionari del governo hanno invitato i reporter dell'emittente ed altri colleghi a visitare una casa di Tripoli danneggiata dai raid aerei. Ma dopo averli fatti girare per più di mezzora, non sono riusciti a localizzarla.
Secondo l'ammiraglio della Marina americana Gerard Hueber, i caccia della coalizione hanno effettuato 175 voli sulla Libia finora, 113 dei quali ad opera di aerei americani. Un portavoce militare francese ha smentito la notizia secondo cui un caccia francese sarebbe stato abbattuto sui cieli di Sirte e il pilota catturato dai lealisti.

A Ajdabiya (Cirenaica) una parte della città è passata sotto il controllo delle forze di opposizione anche se gli uomini di Gheddafi che hanno colpito la zona con l'artiglieria e bombardamenti con i tank, continuano a controllare la parte settentrionale, secondo testimoni. Una delle brigate del colonnello, di stanza nella parte occidentale, starebbe invece trattando la resa con i ribelli. Secondo quanto riferisce l'inviato della tv araba Al Jazeera, la brigata è stata circondata dagli insorti. Ieri il portavoce del Consiglio transitorio nazionale libico, Khaled al-Saih, aveva annunciato che entro la sera Ajdabiya sarebbe stata liberata: "Contiamo di poter conquistare presto il centro cittadino perché con la presa della porta meridionale abbiamo tagliato la via di approvvigionamento delle loro truppe e questo è stato possibile solo dopo i raid aerei della coalizione contro le brigate". "Abbiamo catturato numerosi soldati delle brigate di Gheddafi ad Ajdabiya che avevano in dotazione delle maschere antigas" ha poi rivelato Khaled al-Saih, al sito informativo libico Brnieq. "Tra i militari fatti prigionieri ci sono anche molti ufficiali - ha spiegato - e abbiamo visto che avevano in dotazione delle maschere. Questo ci lascia pensare che fossero sul punto di usare armi proibite oltre a nuovi tipi di ordigni sofisticati di cui sono in possesso".
La conquista di quella zona è considerata importante dal punto di vista strategico perché da lì transitano i rifornimenti che giungono da Tripoli, dove si trova il contingente più numeroso di militari pro-Gheddafi.

A Misurata situazione difficile: mancano i medicinali, negli ospedali sovraffollati di feriti in cerca di cure mediche. Ma manca anche cibo e acqua potabile e i residenti sono costretti a bere acqua piovana per sopravvivere. Lo hanno descritto gli stessi residenti alla Bbc, precisando che nella città sono ripresi i bombardamenti delle truppe di Gheddafi. Le brigate del colonnello hanno anche occupato il porto della città, bloccando migliaia di lavoratori stranieri che attendevano di imbarcarsi per lasciare la Libia. Un medico ha riferito alla Bbc che l'ospedale è circondato da cecchini. "Sparano a chiunque entri o esca dall'ospedale. Finora hanno ucciso quattro civili", ha affermato il medico, sottolineando che in città non si vedono i carri armati di Gheddafi. "Tutti i tank - ha precisato - sono stati messi in fuga o sono stati distrutti dalle forze alleate".
I cecchini ieri "hanno ucciso 16 persone a Misurata, sul golfo della Sirte, tra cui cinque bambini" ha poi affermato il portavoce degli insorti Abdul Hafeez Gogha, nel corso di una conferenza stampa a Bengasi.
Diversa, però, la versione fornita dal vice ministro degli Esteri del regime di Tripoli, secondo cui a Misurata non è in corso alcun bombardamento, ma oggi si riportano solo piccole scaramucce.

Al-Jamil (Tripolitania). Ieri in mattinata la tv di stato ha annunciato che la città a sud di Zuara ha subito l'attacco di raid aerei alleati. "Al-Jamil - si leggeva in un messaggio apparso sullo schermo - ha subito un attacco colonialista e crociato".

Zintan. Le truppe fedeli a Gheddafi hanno ripreso i bombardamenti sulla città, che si trova a circa 90 chilometri a sud ovest di Tripoli e che è in mano ai ribelli. Le truppe dell'armata verde si sono ammassate al nord della città con carri armati e veicoli. Sei i morti e 37 i feriti. I residenti hanno lanciato un appello alla comunità internazionale affinché intervengano a sostegno della popolazione.

Bengasi. L'entusiasmo non manca, ma i ribelli volontari radunati in città restano poco equipaggiati, ha testimoniato un inviato della Bbc. Qui risiede il Consiglio transitorio nazionale libico che ieri ha nominato Mahmoud Jabril a capo di un governo ad interim e lo ha incaricato di scegliere i ministri che formeranno l'esecutivo. I libici a Bengasi "sono più al sicuro grazie all'intervento militare della coalizione internazionale", ha detto il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton.

Intanto, sono ufficialmente entrate in vigore oggi le nuove sanzioni Ue approvate ieri dai 27 e imposte a diverse entità economiche libiche, tra cui la compagnia petrolifera nazionale Noc, oltre che ad altri membri del regime responsabili della repressione violenta delle manifestazioni. Il regolamento attuativo è stato infatti pubblicato stamane sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione europea.
Le autorità tunisine, riferisce intato la tv satellitare Al Arabiya, hanno deciso il congelamento dei fondi presenti nei conti correnti delle banche del paese e di tutti i beni che fanno capo a Muammar Gheddafi e a cinque dei suoi familiari. Nei giorni scorsi i siti dell'opposizione libica sostenevano che le autorità tunisine hanno vietato a uno dei figli del colonnello, Hannibal, e ai suoi familiari di rifugiarsi a Tunisi dopo lo scoppio della rivolta in Libia.

L'ITALIA E LA GUERRA IN LIBIA - "Siamo tutti tesi a chiedere a Gheddafi un vero cessate il fuoco, la fine delle ostilità da parte del Colonnello è la condizione sine qua non per ogni mediazione. Dopo si potrà aprire la fase della diplomazia".
E' un passaggio del colloquio del presidente del Consiglio con il Corriere della Sera sulla crisi libica. Il premier si è detto soddisfatto del voto di ieri sera al Senato sulla risoluzione: "E' una mozione pienamente in linea con quanto pensa tutta la maggioranza" e oggi nella riunione di Bruxelles, ha annunciato, "insisterò con i colleghi perché vengano accettati gli impegni previsti nel documento".
Berlusconi ha poi rivendicato di aver ottenuto, dopo le tensioni iniziali con la Francia, "non solo il pieno coordinamento Nato di tutte le operazioni della missione ma anche l'applicazione puntuale della risoluzione dell'Onu. La coalizione è entrata è impegnata a difendere la popolazione civile, l'Italia - assicura - non è entrata in guerra e non vuole entrarci".
Nonostante le parole di Berlusconi assicurino che l'Italia non è entrata in guerra con la Libia, nel Paese si è ormai completato il dispositivo che innalza la vigilanza contro il rischio di attentati. Dopo la circolare del capo della polizia, Antonio Manganelli, i prefetti hanno infatti messo in atto sul territorio le misure per adeguare il livello di protezione degli obiettivi sensibili. Al Viminale il 'Casa' (Comitato di analisi strategica antiterrorismo), formato da forze di polizia ed intelligence, è riunito in seduta permanente per analizzare le minacce. Per ora non ci sarebbero segnalazioni attendibili di azioni contro l'Italia, ma lo scambio di informazioni con i servizi segreti stranieri si è intensificato. E oggi il direttore del Dis, Gianni De Gennaro, riferirà al Copasir sulla situazione.

La probabile crescita della minaccia terroristica dalla Libia è stata segnalata da diverse fonti. Ne ha parlato esplicitamente ieri il Cremlino, mentre in Francia - la nazione più nel mirino - è stata evacuata la torre Eiffel per un pacco sospetto. Due i fronti da tenere d'occhio, secondo quanto spiegato dal sottosegretario all'Interno, Alfredo Mantovano: "c'è una notevole preoccupazione - ha riferito - derivante sia dalla presenza in Libia di soggetti del nuovo terrorismo di area salafita e di al Qaida, sia per le possibili reazioni che un vecchio terrorista come Gheddafi può scatenare, avendo già una remota ma terribile esperienza su questa materia". Sorvegliati speciali, dunque, i circoli libici sostenitori del Rais presenti in Italia. Senza dimenticare che Mohammed Game, l'uomo che fece esplodere un ordigno in una caserma di Milano nell'ottobre del 2009, era libico. Occhi aperti anche sui circuiti fondamentalisti islamici, che potrebbero raccogliere l'appello di Gheddafi contro i "crociati". Controlli potenziati poi sui flussi di migranti in arrivo dalla Tunisia, tra i quali - è l'allarme del ministro dell'Interno, Roberto Maroni - potrebbero nascondersi terroristi infiltrati. C'é poi l'incognita di una possibile ripresa di sbarchi dalla Libia, che potrebbe accrescere il rischio.
Naturalmente è Roma, la città dove l'attenzione è maggiore, con oltre mille siti sensibili presidiati dalle forze dell'ordine tra ambasciate (in particolare quelle della Francia e degli altri Paesi della coalizione che è intervenuta in Libia), aeroporti e stazioni. Sorvegliate speciali anche le basi militari, come il comando navale della Nato per il Mediterraneo a Napoli e la base americana di Aviano (Pordenone), da cui si susseguono decolli di caccia per operazioni nel Paese nordafricano. Il prefetto di Pordenone ha chiesto di potenziare la sorveglianza attorno alla base, aumentando i pattugliamenti lungo le strade della zona.

GLI INTERVENTI DELLA DIFESA ITALIANA IN LIBIA - A seguito della crisi sociale ed umanitaria che ha interessato il Nord Africa nelle ultime settimane, il Ministero della Difesa si è immediatamente impegnato per fronteggiare l’emergenza umanitaria in corso, fornendo innanzitutto assistenza e supporto ai rifugiati. Lo precisa una nota ministeriale, secondo cui "fin dal primo momento sono state poste in atto, sul piano prettamente operativo, una serie di iniziative tese a garantire la tutela dell’incolumità dei nostri connazionali e di altri cittadini stranieri. In tale ottica, sono stati resi disponibili alcuni assetti logistici sia navali sia aerei per le operazioni umanitarie prima in Tunisia e poi in Libia. La complessa operazione condotta dalla Difesa ha consentito di evacuare 561 cittadini (di cui 126 italiani) a bordo delle navi della Marina Militare".
L’Aeronautica Militare, con l’impiego di due C130J in cinque voli successivi, "ha fornito un contribuito fondamentale trasferendo 484 cittadini di diverse nazionalità (di cui 227 italiani) dalla Libia e dal confine tunisino-libanese in Italia, Egitto e Mali".
La Marina Militare, "su richiesta del Ministero degli Affari Esteri, ha altresì provveduto al trasporto di aiuti umanitari per la popolazione civile pari a 85 tonnellate con due viaggi di nave LIBRA".

La Difesa, "in questa fase iniziale, ha inoltre autorizzato molti Paesi amici e alleati ad utilizzare basi aeree nazionali per aerei destinati alle attività di supporto umanitario. Successivamente, in ossequio alle risoluzioni Onu 1970 e 1973, datate rispettivamente 26 febbraio e 17 marzo 2011, l’Italia ha autorizzato l’adozione di tutte le misure tese, prima di tutto, a garantire la salvaguardia della vita umana, nonché ogni iniziativa per assicurare l’assistenza umanitaria alle popolazioni civili".
In tale quadro, precisa la Difesa, "l’Italia ha aderito alla 'coalizione di volenterosi' che si è costituita per dare seguito alle risoluzioni ONU rendendo subito disponibili: le basi aeree di: Amendola, Gioia del Colle, Sigonella, Aviano, Trapani, Decimomannu e Pantelleria; alcuni assetti aerei nazionali (velivoli Tornado nella versione ECR e caccia F-16), nell’ambito dell’operazione 'Odyssey Dawn'". "Inoltre, - conclude la nota - in ambito nazionale, anche la Marina Militare è interessata, quale parte integrante dell’ampio dispositivo di sorveglianza aerea e navale che agisce nel Canale di Sicilia, sia per quanto attiene alla crisi libica sia per il controllo dei flussi migratori".

IL RAPPORTO DELL’OIM SULLE EVACUAZIONI DI MIGRANTI IN FUGA DALLA LIBIA - Il 22 marzo risultavano 332.858 i migranti fuggiti dalla Libia. Di questi, 200.000 sono cittadini originari di paesi terzi. Sono i dati diramati ieri dall'OIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) che monitora costantemente una crisi diventata una delle più gravi sin dai tempi della prima guerra del Golfo del 1990, che portò all’evacuazione di 250.000 persone.
In questi giorni di conflitto, l’OIM sta continuando a operare sul posto insieme all’UNHCR. Al 21 marzo sono state 59.913 le persone evacuate dalle due organizzazioni. La maggior parte dei migranti ha fatto ritorno al proprio paese di origine. Tra questi più di 140.000 egiziani fuggiti nei primissimi giorni di crisi, seguiti da un grande numero di asiatici. Il terzo flusso è composto da Africani Sub-Sahariani e rappresenta un gruppo di particolare vulnerabilità a causa del rischio di violenze che possono subire in Libia. Al momento ci sono ancora 9.000 migranti bloccati ai confini libici, varcati giornalmente da circa 6.000 persone.
Le operazioni dell’OIM possono essere seguite sul sito www.iom-crisis.com/libya. Il sito fornisce informazioni sulle evacuazioni e contiene anche una mappa per la visualizzazione interattiva dei dati.

[informazioni tratte da Adnkronos/Aki, Ansa, Aise]

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24 marzo 2011
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