"Così ricostruiremo lo Zen"
Imprenditori e politici uniti per il quartiere. Pronto il progetto del "Borgo San Filippo Neri"
Radere al suolo e ricostruire lo Zen, uno dei principali simboli di degrado urbano e di marginalità sociale della città di Palermo, trasformandolo in esempio positivo. Il progetto del "Borgo San Filippo Neri", creato sulla falsariga del "Corviale" di Roma, dopo gli annunci dei mesi scorsi, è praticamente pronto e, in vista delle imminenti elezioni amministrative, è stato presentato lo scorso giovedì allo Steri dal gruppo promotore di "Noi per lo Zen" (composto da imprenditori e politici) ai candidati sindaco Leoluca Orlando, Massimo Costa, Fabrizio Ferrandelli, Marianna Caronia, Tommaso Dragotto. Con loro anche i presidenti di Confindustria e Confartigianato, Alessandro Albanese e Nunzio Reina.
Quartiere "Corviale" di Roma
"Sono già state raccolte e versate al progettista, l’architetto Mazzola, 70 quote da 100 euro, puntiamo a raccoglierne 200 - dice Ciro Lomonte, componente del gruppo formato da Antonio Piraino, Anna Brighina e Bartolo Sammartino -. Il fatto che la borghesia della città, un po' disincantata, si faccia carico di presentare all’Amministrazione proposte concrete, a spese proprie, è un segno di assunzione di responsabilità non da poco". Il progetto, messo a punto da Ettore Maria Mazzola, docente presso l'University of Notre Dame, School of Architecture di Roma, si basa come si diceva sulla demolizione dello Zen, così come è stato pensato e costruito dal 1969 dall'architetto novarese Vittorio Gregotti. Uno degli aspetti più significativi riguarda la rimodulazione delle palazzine: quelle dello Zen 2, al momento su 2 piani, diventerebbero moduli a quattro livelli con la creazione a piano terra di esercizi commerciali e servizi per la popolazione. E poi anche spazi per il verde e una migliore viabilità. "Con costi ridotti per l’Amministrazione", anche perché in una prima fase sarebbero i promotori dell’iniziativa a finanziare il progetto.
"Vogliamo convincere ancora tanti amici a contribuire – aggiunge Lomonte -. Alcuni sono stati scoraggiati dai professori di architettura di Palermo, che continuano incredibilmente a difendere il progetto dello Zen in quanto 'figli' del professor Gregotti e di un’ideologia progettuale. Ma proprio qui sta il punto: finché gli architetti resteranno convinti che questo è l’habitat ideale per la povera gente continueranno a perpetrare i loro misfatti progettuali". Secondo Mazzola inoltre anche per lo Zen "bisogna puntare sulla politica occupazionale che venne messa in pratica per porre rimedio alla disastrosa situazione socio-economica in cui versava la Capitale dopo esser stata dissanguata da politiche urbanistiche e occupazionali non dissimili da quelle odierne. Quel cambiamento - aggiunge l’architetto sulla pagina facebook di 'Noi per lo Zen' - operato poco più di 100 anni fa sono una lezione ed un monito che non è più possibile ignorare. La strategia che ho approntato per il progetto di rigenerazione dello Zen si basa soprattutto su questi aspetti che, spero, verranno affrontati quanto prima".
[Fonte: Italpress - Corriere del Mezzogiorno]