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''Cultura: Cenerentola della Rai''. La protesta di Dario Fo e Giorgio Albertazzi contro la televisione pubblica

Il programma dei due grandi maestri sprofondato nell'oblio telematico

03 gennaio 2005

''Immaginiamo che il teatro del mondo sia una specie di foresta, in questo programma io e Dario siamo gli animali''. Con queste parole Giorgio Albertazzi aveva presentato all'inizio di dicembre ''Il teatro in Italia'', una trasmissione di cui era protagonista insieme a Dario Fo, e che a partire dal 13 dicembre avrebbe occupato ogni lunedì la seconda serata di Raidue.
Beh, un annuncio che ha fatto la felicità dei molti che finalmente avrebbero visto in televisione un programma culturale valido senza dovere aspettare le ore piccole. E poi che programma! Giorgio Albertazzi e Dario Fo che parlano della storia del teatro italiano!
La televisione pubblica che fa servizio pubblico. Meraviglioso.
 
E puntuale, lunedì 13 dicembre in televisione, alle 22.50, va in onda la prima puntata de ''Il teatro in Italia''. La responsabilità della prima puntata è nelle mani di Giorgio Albertazzi. Con molta umanità, fascino e schiettezza, fra dimenticanze, lapsus e improvvisazione il vecchio raffinato del teatro borghese, muovendosi fra le quinte virtuali di un teatro immaginario, sito dentro un vero teatro all'aperto, spiega ai telespettatori come la tragedia e la commedia greca siano approdate in Italia diventando teatro etrusco e poi teatro romano.
Il lunedì successivo, sta volta quasi a mezzanotte, è ancora Albertazzi a spiegarci le ulteriori evoluzioni fatti dalla lingua teatrale, dalle tecniche sceniche e dalla musica. Cinque o sei menestrelli di una volta, battendo tamburi e pizzicando piccole arpe stridule, soffiando dentro corni attorcigliati e grosse conchiglie colorare accompagnano la voce roca e sensuale del vecchio e bello teatrante.
Il 27 dicembre è la volta di Dario Fo, che dalle mura di un castello medievale, parla di buffoni, corti imperiali, di satira e costumi facili. E' quasi l'una di notte quando il panciuto maestro della risata velenosa, con i suoi occhi tondi e strabuzzati, lancia urli e sghignazzi, parlando di questo e quel regnante, di questo e quel giullare. Dietro le sue spalle, in  uno schermo gigante scorrono le sue sgargianti pitture e la storia del teatro comico in Italia, si preannuncia deliziosa e divertente.

Un bel programma questa ''Storia del teatro in Italia'', peccato che di puntata in puntata l'ora si fa sempre più tarda e molti di quelli che finalmente potevano godere di un programma culturale senza aspettare le ore piccole, si sono scocciati. Sono andati a letto prima...
Ma i due diretti interessati non sono due pinco pallino e allora pagando il quotidiano la Repubblica hanno deciso di lanciare una pagina di protesta:

Chi li ha visti?
Care lettrici, cari lettori,
innanzi tutto buon anno a tutti, per il 2005 auguriamo una fortuna strepitosa.
I due noti attori, da tre lunedì sono "scomparsi" nella tarda ora della II rete RAI .
Sprofondati nell'oblio telematico, tra un cartone animato di Paperino e un TG della notte.
Ora ci si chiede come mai non sia stato segnalato al pubblico, tramite i consueti spot pubblicitari, la messa in onda di detto programma. Qual'è la ragione di tanto silenzio?
Uno dei massimi dirigenti dei "PIANI ALTI" RAI interrogato in proposito, ha risposto che la tv pubblica non ha né il tempo né i mezzi per segnalare l'ubicazione e la presenza di ogni manifestazione, soprattutto se di carattere culturale, avendo a disposizione pochi spot promozionali e questi pochi destinati a spettacoli di prima serata. Per quelli di seconda e di terza "mi spiace, si arrangino".
Eppure qualche giorno fa il Presidente Ciampi aveva tuonato alto e forte chiedendo alla RAI una maggiore attenzione per cultura e servizio pubblico. In poche parole un invito a non considerare i "PEZZI ALTI" di televisione, come riempitivi di tarde serate.
Vogliamo ricordare che per la realizzazione di questa ampia lezione sul teatro sono stati spesi, oltre alla nostra passione, notevoli somme di denaro pubblico. Il rendere invisibile un programma del genere significa sprecare indegnamente i denari dei contribuenti.
Quindi, viste le difficoltà pubblicitarie di cui soffre la tv di stato, abbiamo deciso di comprare questa pagina pur di non vedere affossato il nostro lavoro nell'oblio Rai, finanziando per nostro conto la promozione delle rimanenti cinque puntate de "Il teatro in Italia" in onda ogni lunedì, alle 22.50 se tutto va bene... e il cartone animato di Paperino non sarà troppo lungo.

Giorgio Albertazzi e Dario Fo

Ieri, vista la pagina sul quotidiano, la reazione della Rai non si è fatta attendere. L'ufficio stampa precisa che "oltre al grande impegno produttivo e tecnico, anche la promozione del programma è stata di grande livello" e che "il numero degli spot è nettamente superiore a quello previsto per gli altri programmi di seconda serata". Da viale Mazzini sottolineano anche l' "attenzione particolare" riservata a Il teatro in Italia:
"la curatrice Silvana Castelli, pur di completare la produzione, ha accettato di rinviare di un mese il suo pensionamento". Infine, "si sottolinea che le seconde serate del palinsesto Rai sono collocazioni di pregio con una potenziale platea, seconda sola al prime time".

Già dopo Natale i due artisti si erano detti indignati, ricordando l'enorme impegno profuso nel progetto: "Per realizzarlo - aveva detto Dario Fo - abbiamo coinvolto sindaci di mezza Italia, siamo stati in giro per molte regioni. Ma fin dall'inizio non c'è stata da parte della Rai una grande volontà di promuovere una buona cosa culturale. Tant'è vero che alla conferenza stampa di presentazione, a Roma, non venne neppure un dirigente. Albertazzi ed io non siamo solo molto delusi, siamo indignati. Ma per quale motivo la cultura deve essere considerata così poco dalla tv pubblica?".

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03 gennaio 2005
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