"Da Torino a Pomigliano ai ricatti non ci pieghiamo"
L'annuncio di Marchionne, di voler portare la Fiat in Serbia, continua a raccogliere una contrarietà quasi unanime
Circa 800 lavoratori hanno manifestato ieri davanti agli stabilimenti di Fiat Mirafiori e un migliaio a quello dell'Iveco nella mattina, in occasione dello sciopero di due ore, contro lo spostamento della produzione della nuova monovolume L Zero in Serbia e il mancato premio di produzione. Lo ha fatto sapere il segretario regionale della Fiom-Cgil, Giorgio Airaudo, precisando che, mentre lo sciopero alla Mirafiori era indetto solo dal suo sindacato, alla Iveco la protesta è stata unitaria, con il supporto anche di Uilm e Fim-Cisl. "Lo sciopero è andato bene - ha spiegato Airaudo - e siamo soddisfatti, l'adesione è stata di circa il 60%". "Ora quello che conta - ha sottolineato - è che a Torino rimanga la produzione di auto nuove. L'unico modello recente attualmente in produzione è quello della Mito. Multipla, Punto, Idea e Musa, che escono dallo stabilimento di Mirafiori, sono modelli vecchi". "Potrà anche non essere la nuova monovolume L Zero, ma a Torino - ha concluso Airaudo - si devono produrre modelli nuovi".
"Da Torino a Pomigliano ai ricatti non ci pieghiamo", è stato lo slogan più ripetuto al corteo di ieri mattina. Al centro delle contestazioni dei lavoratori l'amministratore delegato del Lingotto, Sergio Marchionne. "Marchionne passerà alla storia come il primo amministratore delegato che non ha pagato il premio di produzione", dice Luisa, 18 anni in Fiat. "Aveva già intenzione di spostare la produzione all'estero e ora cerca pretesti", è l'analisi di Gabriele, da 11 in azienda. "Ha finito di prendere i soldi pubblici in Italia - ha aggiunto - e adesso li va a cercare altrove". "Se si sente davvero italiano come dice i posti di lavoro li tenga in Italia", incalza Domenico, da 22 anni alla Fiat. "Finora da lui abbiamo visto solo licenziamenti e cassa integrazione", ha aggiunto.
Intanto, si muove anche il governo. "Tra le organizzazioni firmatarie di Pomigliano d'Arco e la Fiat il dialogo non si è interrotto", assicura il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ai microfoni di Radio 24. "Mi auguro che le parti, innanzitutto tra di loro, dimostrino la capacità di continuare a tessere quel filo costruttivo. Nel momento in cui ci segnalassero l'esigenza, noi siamo immediatamente pronti a convocare le parti. Nel frattempo - continua Sacconi - stiamo a guardare e ovviamente sviluppiamo un'azione diplomatica per il buon esito dei negoziati tra di esse". Sulla scelta industriale di produrre la monovolume della Fiat in Serbia, Sacconi osserva: "Personalmente non ho ben compreso se quella produzione era destinata a Mirafiori". "Per questo - spiega Sacconi - credo sia utile il tavolo da parte delle organizzazioni sindacali dell'azienda perché quello che conta è che ci sia una buona fatturazione degli impianti italiani con progetti sostenibili". E sull'ipotesi di crisi dei rapporti fra i sindacati Sacconi conclude: "Né Cisl, né Uil né Fism ci han detto nulla. Non ci risulta ad oggi la rottura del dialogo tra le parti". Il ministro Sacconi ha convocato la Fiat e i sindacati per mercoledì mattina. All'incontro parteciperanno anche il presidente della Regione e il sindaco di Torino.
"In una libera economia ed in un libero stato un gruppo industriale è libero di collocare dove è più conveniente la propria produzione. Mi auguro però che questo non accada a scapito dell'Italia e degli addetti a cui la Fiat offre il lavoro". Il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, ha commentato così l'annuncio del Lingotto che vuole trasferire alcune produzioni in Serbia. L'annuncio di Marchionne ha raccolto anche la contrarietà del ministro dell'Interno, Roberto Maroni: "Fiat in Serbia? Non sta nè in cielo nè in terra".
Per Pier Luigi Bersani "il governo deve convocare lui il tavolo, non aspettare, e chiedere conto di scelte che non sono accettabili". "Chiedo al governo se si può permettere che ci sia uno che va in giro per il mondo a dire che non si possono fare le cose in Italia - ha spiegato il segretario del Pd a SkyTg24 -. Perché va in Serbia? La Fiat lo dica. Non siamo più capaci a Torino? Fiat vuol dire Fabbrica automobili Torino". Poi, tornando sulle responsabilità del governo, il leader democratico ha detto: "Credo che non aver tenuto la barra di un tavolo su questo sia una colpa gravissima. Noi abbiamo ancora Termini Imerese da risolvere, la componentistica, la meccanica. Non abbiamo il ministro dello Sviluppo economico". Napolitano ha fatto bene a richiamare il punto".
Intanto il governo serbo ha confermato l'impegno della Fiat a produrre nuovi modelli in Serbia a partire dal 2012. "Siamo fortemente impegnati nella collaborazione con la Fiat per un contratto di joint-venture che sta fornendo grandi risultati sia alla Serbia che alla casa automobilistica italiana" ha detto Nejbosa Ciric, segretario di Stato al ministero dell'Economia di Belgrado. L'esponente del governo è intervenuto con tale dichiarazione nell'ambito delle polemiche provocate dalla scelta della Fiat di trasferire in Serbia la produzione della nuova monovolume dallo stabilimento di Mirafiori. "Condividiamo in pieno la scelta dell'azienda torinese, anzitutto sotto il profilo industriale, e poi naturalmente per quanto attiene ai nostri interessi" ha detto Ciric. "Il progetto di joint-venture continua a svilupparsi in maniera sempre più promettente e noi siamo sicuri che Fiat Automobili Srbija (Fas) costituirà la scintilla per l'accendersi di nuovi investimenti nel nostro Paese. Solo in questi giorni il governo sta trattando con 25 aziende, del settore 'automotive' e non, che vogliono trasferire le fabbriche da noi".
Appena un mese fa, in un convegno a Belgrado, la Siepa - Agenzia serba per gli investimenti - aveva dichiarato di ritenere che in pochi anni l'area di Kragujevac diventerà il centro più importante di tutti i Balcani nel settore 'automotive'. Ciric aggiunge che "la Fas ha rispettato in pieno i suoi impegni, assumendo i primi mille dipendenti, ai quali versa regolarmente salari che fino all'anno scorso pesavano sui bilanci pubblici nel piano di assistenza agli ex dipendenti Zastava".
- Fiat: marchio italiano... solo quello (Guidasicilia.it, 23/07/10)