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"Dobbiamo chiedere elezioni e vincerle"

Il condannato Berlusconi non si arrende, mentre Bondi evoca possibili tumulti di massa se il Cavaliere non viene graziato

03 agosto 2013

E' stato accolto con una standing ovation Silvio Berlusconi al suo arrivo nell'auletta dei gruppi della Camera per l'assemblea dei parlamentari del Pdl, dopo il verdetto della Cassazione che ha reso definitiva la sua condanna a quattro anni di reclusione per frode fiscale. L'ex premier è stato salutato con un lunghissimo applauso proseguito anche dopo i suoi ringraziamenti. E ha esordito con un commento: "Giustizia? La giustizia in Italia è una parola abusata".
Su un punto tutti concordano: "Berlusconi resta il nostro leader indiscusso". Mentre Renato Schifani e Fabrizio Cicchitto hanno sottolineato la necessità di lavorare per "una riforma condivisa della giustizia".

Proprio su questo punto il Cavaliere, ripercorrendo la sua vicenda giudiziaria e politica, ha posto un aut aut: si riformi la giustizia, altrimenti il voto. "Non possiamo sottrarci al dovere di una vera riforma della giustizia per questo siamo pronti alle elezioni" ha detto il leader del Pdl e ha aggiunto: "Dobbiamo chiedere al più presto le elezioni per vincere. Riflettiamo sulla strada migliore per raggiungere questo obiettivo".

Dopo Berlusconi ha preso la parola il segretario del partito Angelino Alfano: "I ministri del Pdl sono pronti a dimettersi dal governo. Siamo tutti pronti a dimetterci". Mentre il capogruppo al Senato Schifani ha riferito che lui e il collega della Camera Brunetta sono pronti a muoversi per chiedere al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano che "nel rispetto della Costituzione" possa esser restituita a Berlusconi "quella libertà, quello che ti spetta per la tua storia - ha detto Schifani rivolgendosi al suo leader - per quello che hai fatto per il Paese" e "ottenere quindi da Napolitano  il ripristino dello stato di democrazia che questa sentenza ha alterato".
E' una richiesta di grazia, dunque, quella che si preparano a fare Brunetta e Schifani, dopo che deputati e senatori del Pdl hanno rimesso nelle loro mani il mandato parlamentare. "Se alla nostra richiesta di grazia non ci fosse risposta positiva, tutti sappiamo quello che occorre fare: difendere la democrazia nel nostro Paese", ha poi chiosato il capogruppo Pdl alla Camera. I due potrebbero recarsi al Quirinale in tempi brevi, forse - stando alle indiscrezioni - già domani.
Ma su questa ipotesi ambienti del Quirinale hanno ricordato che è la legge a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda di grazia.

Il coordinatore del Pdl Sandro Bondi usa toni a dir poco drammatici: "O la politica è capace di trovare delle soluzioni capaci di ripristinare un normale equilibrio fra i poteri dello Stato e nello stesso tempo rendere possibile l'agibilità politica del leader del maggior partito italiano oppure l'Italia rischia davvero una forma di guerra civile dagli esiti imprevedibili per tutti". Insomma, una nuova pressione - dai toni esagerati - sul Quirinale. Che segue quella di Fabrizio Cicchitto: "Invocare in questo contesto un intervento pacificatore del Presidente della Repubblica, nell'ambito dei suoi poteri istituzionali, non è una indebita pressione, ma proprio il tentativo di far diminuire la pressione politica che si è molto elevata".

Al termine della riunione Berlusconi ha lasciato Montecitorio, sorridente, senza rilasciare dichiarazioni e accennando un saluto con la mano alla folla di cronisti che lo attendeva.
In mattinata, Berlusconi è ripartito da Roma in compagnia della figlia Marina, diretto probabilmente ad Arcore. Non sarà dunque nella capitale domani quando, nel pomeriggio, a piazza Santi Apostoli, è prevista una manifestazione del partito in suo sostegno.

Intanto da Lampedusa, un gruppo di isolani sta costituendo un comitato che chiederà a Silvio Berlusconi di scegliere l'isola delle Pelagie come luogo in cui stare agli arresti domiciliari. Salvatore Palillo, imprenditore turistico è a capo del comitato. "A Lampedusa lo stiamo aspettando da tempo - ha detto Palillo - la sua casa è pronta per accoglierlo".
Proprio a Lampedusa è legata una delle promesse-bluff di Berlusconi in Sicilia: nella primavera del 2011 mentre infuriava la protesta della gente contro gli sbarchi clandestini di immigrati e il disinteresse da parte dello Stato, l'allora presidente del Consiglio annunciò che avrebbe rimesso a nuovo l'isola con un piano colore per le case, la costruzione di un campo da golf per attirare turismo e l'acquisto di una villa per le sue vacanze.

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03 agosto 2013
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