''...E gli dei, invidiosi guardano e ridono''. A Palazzo Abatellis una mostra/installazione di Girolamo Balisteri
GIROLAMO BALISTRERI
''...e gli dei, invidiosi guardano e ridono''
Galleria Regionale della Sicilia Palazzo Abatellis
Fino al 30 ottobre 2007
La Galleria Regionale Siciliana ospita, nella sua sede di Palazzo Abatellis, il bellissimo affresco medievale del ''Trionfo della Morte'', proveniente da Palazzo Sclafani. Collocato in quello che era la sede dell'Ospedale Grande, metafora della morte che colpisce indifferente, soprattutto chi meno la desidera, lasciando invece indenne chi l'invoca.
La morte che imputridisce quanto incontra, ma insieme seme della rinascita.
Traendo spunto da questo meraviglioso affresco, il Maestro Girolamo Balistreri crea un'installazione che ad esso s'ispira: nella splendida cornice del cortile di Palazzo Abatellis si elevano due grandi ruote bruciate e corrose simboleggianti l'uomo-robot esploso lasciando tracce di sé e della sua putrefazione. L'uomo cieco e incurante di ciò che lo circonda, che ormai ha perso di vista ogni obbiettivo che non sia l'immediatezza del bene caduco.
Simbolo della nostra civiltà corrotta, del non rispetto per la natura, l'installazione si snoda ancora intorno al pozzo dove l'erba verde del prato intorno è stata soppiantata dal rosso sangue delle garze e questo, ormai disseccato, non fa più zampillare l'acqua, simbolo della vita.
Unica nota di lieve speranza la scala che lieve e leggera si eleva verso il cielo, scavalcando l'uomo, le sue passioni, le sue prigioni, speranza di rinascita, di nuova vita, dell'uomo che si volge agli alti ideali, agli dei che, come dal titolo dato dall'autore, incuranti di tutto guardano dall'alto...
Quindi la rinascita può avvenire solamente dall'uomo stesso, dal suo guardarsi dentro per poi elevarsi verso i nuovi ideali, non più la ricerca del divino, ma dei valori laici della ricerca del bene intrinseco riallacciandosi al giusnaturalismo razionalista di John Locke che alla natura benigna affida ogni forma di pace, di serenità: la religione naturale è razionale, i suoi semplici dogmi possono essere rispettati da tutti senza difficoltà. La giustizia deve essere affidata ad un patto tra gli uomini che s'impegnano a conformarsi alle leggi ''naturali''.
E' evidente la contrapposizione al Trionfo della Morte medievale che affida al Dio onnipotente la giustizia e la definizione del bene supremo.
Quindi Balistreri si riallaccia ai temi odierni del rispetto della natura che l'uomo vuole controllare e che si ritorce contro, all'amore ed al rispetto per le piccole cose dolci, umili, alla solidarietà tra gli uomini, alla ricerca della sostanza in antitesi alla società dell'immagine egoista, falsa e corrotta che ci sta corrodendo...
Nella mostra saranno anche presenti studi e ricerche figurative che, partendo proprio dall'affresco del ''Trionfo della Morte'', testimoniano il rapporto dialettico da sempre intrattenuto dal Maestro di Aspra con i temi dell'eterno divenire.
La mostra è patrocinata dall'Assessorato regionale dei Beni Culturali, Ambientali e della Pubblica Istruzione, Dipartimento dei BBCC, Ambientali ed Educazione Permanente.
Alcuni contributi presenti nel catalogo della mostra
''...In termini più specifici, la ricerca estetica di Balistreri si pone all'interno dell'odierno dibattito sul tema dell'Arte nell'epoca della globalizzazione e la sua operatività si distingue soprattutto per quel suo consapevole rapporto con la forma che, tra figuratività e astrazione, restituisce la tensione morale di una poetica volta all'indagine conoscitiva e alla riflessione sulla condizione umana''.
''...Sul piano formale, del resto, le opere dell'installazione rispondano ancora, in quanto oggetti estetici, alla nozione di pittura e di scultura nella accezione concettuale che ha caratterizzato l'arte del XX secolo''.
''...Le ruote della storia e delle macchine da guerra, i relitti combusti di animali arcaici, forse costoloni di antiche navi o carcasse di cavalli che alludono al viaggio verso la morte della natura e della civiltà, il tappeto che ribadisce il quadrato della corte del palazzo reiterandone la forma nelle frattaliche garze intonate cromaticamente al sangue e alle ferite, compediano il luogo della memoria , baratro e abisso suggerito dal pozzo ormai disseccato che allude alla sterilità e alla distruzione, all'aridità da cui bisogna uscire per ritrovare la vita inerpicandosi attraverso la scala protesa pericolosamente verso il cielo che domina sull'orlo delle cimase come altro immenso quadrato, prigione mutante nell'azzurro che lo connota''.
Piero Longo
''...L'installazione di Balistreri, le cui componenti appaiono solo apparentemente slegate fra di loro, si fonda e porta avanti un concetto ben preciso basato su di una visione cosmica dell'essere umano.
L'uomo ancora una volta è al centro dell'universo, ma non questa volta secondo la serena rassicurante visione rinascimentale di centro propulsore e protagonista della storia, bensì nelle vesti di un antieroe negativo che sta ponendo in essere la distruzione di se stesso e la morte in toto del circostante universo''.
''...C'è una via di fuga e di scampo da queste prospettive apocalittiche? Dalle ruote combuste, dalle disseccate carcasse di animali, dai relitti delle navi, dal pozzo disseccato, dalla natura riarsa e contaminata e dell'uomo-robot esploso nei suoi elementi essenziali? La risposta di Balistreri, quale sembra emergere dal punto focale della sua installazione, sembra lasciare spazio ad una lieve e tenue speranza: la scala leggera che si libra sempre più in alto verso il cielo sembra suggerire all'uomo-robot la via da seguire. Alleggerito del suo scudo tecnologico e dei suoi orpelli meccanici, l'uomo non più robot potrà correre senza la sua corazza verso ideali più profondi, poetici, artistici, spirituali e una ritrovata umanità che ponga fine o almeno limiti le false chimere che hanno finora alimentato la sua esistenza di uomo del XXI secolo''.
Giulia Davì
''...La nuova opera di Balistreri - sarebbe inopportuno chiamarla semplicemente installazione - diventa meditatio vera, non nel senso traslato di 'esercitazione', di esercizio di bravura e competizione ma di riflessione sull'itinerario cieco dell'uomo di oggi che - proteso tutto com'è verso l'egoismo, l'egocentrismo, la sopraffazione quotidiana dell'altro in sordida trama di furbizia e spregio - di sicuro non può che portarlo all'aridità e all'autodistruzione: una macchina esplosa di fili e congegni bruciati, combusta, chissà, più che da cause esterne, per eccessiva dose di invidia e permanente mancanza di lubrificazione o chiamalo come vuoi, anima, sentimento, rispetto altrui; una macchina ormai priva, e da tempo, di testa che innanzitutto è raziocinio, saggezza.
E di quest'uomo stupido e meschino gli dei, secondo Balistreri, continuano a beffarsi: gli occhi tappati, la mente chiusa, offuscata, non ha saputo discernere l'inganno del mondo; con l'aiuto di latri come lui ha introdotto dentro le mura il carro delle facili apparenze, il carro della Morte che smascherato e scoperchiato come vaso di Pandora, una volta esploso non porta altro che calamità e distruzione. Il nero luttuoso delle garze del vano mendicamento, ancora imbevute del rosso del sangue ha preso il posto del verde della vita intorno al pozzo disseccato che, già circondato di prato, poteva emblematicamente ben ergersi ancora a figurazione reale della medievale fontaine di jouvence, presso la quale non si attarda più la gioventù, anch'essa dai tempi resa ormai ancor più arida e violenta''.
Vincenzo Abbate
- un particolare dell'opera (clicca qui)
INFO
Galleria Regionale della Sicilia - Palazzo Abatellis
Via Alloro, 4 - Palermo
Tel. 091/6230011 - 091/6230009 - Fax 091/6165237
Orari di Apertura: tutte le mattine 9,00/13,00
Pomeriggi (feriali): martedì, mercoledì, giovedì e venerdì 14,30/19,00
Biglietteria: intero € 6,00; ridotto € 3,00; gratis: cittadini U.E. under 18/over 65 anni
[Foto di Giuseppe Maria Lo Cascio]