''Falcone era diventato una grande preoccupazione per i boss americani''
Nel processo d'appello della strage di Capaci, riproposta dal pentito Giuffrè ''la pista americana''
Questo è quanto ha riferito il pentito Nino Giuffrè, interrogato il 13 dicembre scorso a Catania dal pubblico ministero Sebastiano Patanè nel processo d'appello della strage di Capaci, dove ha riproposto la pista americana parlando dell'avvio della stagione stragista, decisa, appunto, in una riunione.
"Nella riunione della commissione provinciale della fine del 1991 - ha aggiunto Giuffrè - parlò solo Totò Riina e disse chiaramente che ognuno doveva assumersi le proprie responsabilità. Fu - ha ricordato il collaboratore - una riunione gelida: parlò solo Riina e disse che si dovevano regolare i 'conti con i nemici storici' facendo riferimento a Giovanni Falcone che era andato sino al cuore di Cosa nostra creando dei problemi alla mafia americana alla quale lo stesso Riina aveva dato assicurazioni di risolvere la questione in Sicilia. Alla fine non ci fu nessun commento".
Giuffrè, pentito eccellente del calibro di Tommaso Buscetta, capo del mandamento di Caccamo definito da Giovanni Falcone "la Svizzera di Cosa Nostra", ha inoltre ribadito qual è il motivo per il quale ha deciso di diventare un "pentito": «in Cosa nostra non c'erano più i valori di una volta».
Il processo d'appello della strage di Capaci riprende il 16 gennaio 2004.