"Farò i nomi..."
Il presidente della Regione Siciliana annuncia: "Davanti all'Ars dirò chi sono i politici legati alla mafia e agli affari"
Sabato scorso il presidente della Regione siciliana Raffaele Lombardo, in relazione all'inchiesta che lo vedrebbe coinvolto (insieme al fratello Angelo e ad altri due deputati regionali, Fausto Fagone dell'Udc e Giovanni Cristaudo del Pdl Sicilia), secondo indiscrezioni, per concorso esterno in associazione mafiosa, è stato ascoltato al Palazzo di Giustizia di Catania per poco meno di due ore dai magistrati.
La notizia è stata confermata dal procuratore Vincenzo D'Agata che ha sottolineato che "come da lui richiesto" Lombardo ha fatto "spontanee dichiarazioni in merito a quanto riportato da notizie di stampa". D'Agata ha inoltre aggiunto che il goverantore "ha ribadito la sua assoluta estraneità a qualsiasi contaminazione riconducibile a rapporti con esponenti mafiosi".
Il governatore, che davanti ai pm si è presentato da solo, ha anche "illustrato in particolare le scelte e le iniziative antimafia che con rigore sono state assunte dal governo regionale fin dal suo insediamento".
All'uscita della Procura Lombardo ha detto: "Ho trovato magistrati attenti e disponibili a cui ho riferito tutte le circostanze utili alle verifiche in corso. Ho fornito elementi precisi e circostanziati". "Ai magistrati - ha detto ancora Lombardo - ho fornito, altresì, elementi specifici che si pongono come una plausibile chiave di lettura della vicenda nella quale sono indebitamente coinvolto e di cui renderò conto pubblicamente, perché ciascuno possa farsi un proprio autonomo convincimento. Ho confutato nel merito gli addebiti contenuti in notizie di stampa, in quanto durante la mia azione politica e in tutta la mia vita ho sempre contrastato l'illegalità, e quella mafiosa in particolare e gli interessi ad essa sottesi, come peraltro dimostrano incontrovertibilmente le mie azioni da presidente della Regione Siciliana".
Dal procuratore D'Agata, dall'aggiunto Gennaro e dai sostituti Boscarino, Fanara e Santonocito, Lombardo si è congedato ribadendo la sua disponibilità a tornare quando dovessero ritenere utile il suo interrogatorio o ulteriori chiarimenti.
Ieri Lombardo, presente a Catania ad una manifestazione organizzata dal Mpa dedicata ai giovani e alle donne, è ritornato sull'indagine della Procura di Catania. "Martedì davanti all'Assemblea regionale diremo chi sono i politici legati alla mafia e agli affari: dimostreremo che non siamo noi quelli da indagare ma altri". Niente anticipazioni però sui nomi: "queste cose - ha spiegato - vanno fatte nei luoghi deputati. Martedì all'Ars dirò qualcosa di forte...". "Sosteniamo e rispettiamo la magistratura - ha detto ancora Lombardo - che, fondamentale com'è per la nostra democrazia, vogliamo libera, forte e indipendente. Per questo non vogliamo che sia privata dello strumento delle intercettazioni". Ma una cosa non la gradisce, il governatore, e lo ha detto: l'atteggiamento del ministro della Giustizia che, secondo Lombardo, "pratica un garantismo che serve soltanto ai potenti" e che "invia gli ispettori a Trani perché si è toccato il suo presidente del consiglio e invece non ne manda nella procura in cui lo stesso capo dell'ufficio parla di mano politica della diffusione delle notizie. Se vogliamo la Giustizia abbiamo bisogno di un ministro della Giustizia giusto". "Quando poi penso alle incredibili accuse rivoltemi - ha continuato il governatore - mi torna in mente un detto popolare siciliano: ogni impedimento è giovamento. E il giovamento è che la Sicilia ci sostiene nella nostra azione di rinnovamento e che stiamo dando un'accelerazione all'evoluzione del Movimento per le autonomie. E stiamo dimostrando che la politica è partecipazione e non la farsa dei talk show televisivi".
"Vi chiedo - ha detto Lombardo rivolto alla platea di iscritti e simpatizzanti - di adeguarvi, tutti, a questa linea: è il momento dell'unità e abbiamo bisogno anche dell'entusiasmo dei giovani e delle donne per combattere quell'ascarismo che ha sempre condotto al saccheggio della Sicilia, terra ricchissima: soltanto dai tributi della raffinazione del petrolio avrebbero dovuto darci dieci miliardi di euro all'anno". "E' ovvio - ha concluso il governatore - che le forze che finora hanno lucrato sulla Sicilia vedono il nostro movimento come una minaccia mortale. E già in dicembre, davanti all'Ars, avevo detto che avrebbero cercato di fermarci prima sul piano politico, poi su quello mediatico, poi su quello giudiziario e infine, speriamo di no, sul piano fisico. Siamo già alla terza fase, ma non ci fermeranno. Un po' ci eravamo impigriti dopo le manifestazioni nazionali per il ponte sullo Stretto e per le strade provinciali, ma ora, di fronte a un attacco così micidiale, dobbiamo tornare a lavorare per l'autonomia. E chi ci voleva fermare capirà di aver sortito l'effetto contrario".
Il Guardasigilli Alfano ha replicato così alle affermazioni di Lombardo: "Preferisco non commentare le dichiarazioni, sebbene ovviamente da me non condivisibili, di un uomo in difficoltà".
[Informazioni tratte da Adnkronos/Ing, Repubblica.it, Ansa, La Siciliaweb.it, LiveSicilia.it]
- La ghigliottina per gli "innovatori" politici (Guidasicilia.it, 10/04/10)