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"Fatti inaccettabili" e chiara "strumentalizzazione"

Le reazioni all'articolo "esclusivo" pubblicato da Panorama sulle telefonate tra Napolitano e Mancino

31 agosto 2012

Quello delle intercettazioni è "uno strumento preziosissimo", ma "non è nemmeno pensabile che si possa intercettare il capo dello Stato". Ad affermarlo è il ministro dell'Interno Annamaria Cancellieri ai microfoni di Prima di tutto, su Radio 1 Rai, definendo "inaccettabile" quanto sta accadento intorno al presidente Napolitano. "Sono fatti inaccettabili", ha detto Cancellieri nell'intervista. "Noi siamo di fronte ad una istituzione davanti alla quale tutti dobbiamo portare rispetto e considerazione. Nel momento in cui un Paese perdesse certi principi che sono fondamentali per il vivere civile - ha aggiunto - credo che sia un Paese che smarrirebbe se stesso".
Riferendosi poi alla pubblicazione delle presunte intercettazioni sul settimanale Panorama, il ministro ha affermato che "sono cose che non possono essere consentite perché non si può consentire che la più alta istituzione dello Stato venga posta in questa maniera all'attenzione e venga in qualche modo offuscata la sua immagine perché è un'immagine di altissima specchiatura". "Io credo - ha precisato - che bisogna distinguere la necessità delle intercettazioni", "uno strumento preziosissimo che ha portato a risultati veramente molto significativi in tantissime inchieste", ma "contemporaneamente non si può sopportare cose di questo genere. La pubblicazione - ha concluso - deve seguire delle regole molto serie e molto precise e poi comunque qui parliamo del Capo dello Stato che non dev'essere nemmeno intercettato, cioè, non è nemmeno pensabile che si possa intercettare il Capo dello Stato".

Ad intevenire sul caso, in un'intervista al quotidiano cattolico Avvenire, anche il ministro della Giustizia Paola Severino. "Non comprendo davvero perché alcuni organi di stampa proseguano con la pubblicazione di una ridda di illazioni, insinuazioni e congetture" sul presidente della Repubblica Giorgio Napolitano "presentandole come fatti" afferma il ministro, aggiungendo che quanto pubblicato "non sono fatti, sono solo illazioni, camuffate da pseudo-notizie". "E chi continua a chiedere al capo dello Stato di acconsentire alla pubblicazione dei dialoghi intercettati - aggiunge il ministro - non sa proprio di che cosa parla: quelle intercettazioni sono per il Colle un bene indisponibile, non può decidere di farle pubblicare".
Severino si dice "amareggiata" dalla vicenda, sulla quale ribadisce la sua totale solidarietà a Napolitano. "Non si può trasformare la volontà del capo dello Stato di fare chiarezza su un tema interpretativo così delicato - afferma nell'intervista ad Avvenire - spacciandola per una volontà di nascondere i contenuti di una o più telefonate o addirittura come volontà di ostacolare un'indagine, che deve fare il suo corso e giungere ad esiti giudiziari".

E a chi accusa il Quirinale di aver voluto, col ricorso alla Consulta, far calare il silenzio sulle intercettazioni o difendere se stesso, il ministro risponde: "Credo che non si possa permettere di trasformare la doverosa difesa delle prerogative costituzionali del Capo dello Stato e la tutela di interessi indisponibili, come quello alla riservatezza nelle sue conversazioni, rappresentandola in modo falso come un sipario da far scendere sul contenuto delle intercettazioni". "Fuorviante", poi - dice - "fare apparire come una scelta del Presidente della Repubblica il rendere noti o meno i contenuti dei colloqui intercettati", una decisione che spetta invece alla Corte Costituzionale e che va attesa "serenamente", anche perché la registrazione delle telefonate "non è nella materiale disponibilità del Presidente bensì della magistratura che è tenuta a conservarle visto che, quantomeno in questa fase, non è consentita la divulgazione e neppure la conoscenza da parte di difensori e interessati".

Anche il procuratore aggiunto di Palermo, Antonio Ingroia, intervenuto durante la trasmissione ‘Piazza pulita’, ha voluto esprimere il proprio punto di vista rispetto a quanto scritto su alcuni articoli e editoriali. "Vengo indicato con il capo del - come lo chiamano? - Pdg, il  cosiddetto Partito dei giustizialisti: siamo al delirio e anche dentro la calunnia". "Il Capo dello Stato è sotto attacco ma non da parte della Procura di Palermo". Se la Consulta darà ragione al Capo dello Stato nel conflitto di attribuzione con la Procura di Palermo, ha aggiunto, "non ci saranno ripercussione né sull'inchiesta" sulla presunta trattativa Stato-mafia, "né sul nostro lavoro". "Il problema è come verrà usata da alcune parti politiche" la decisione della Corte, "è la strumentalizzazione del conflitto".
"Il ricatto, come dice bene nelle premesse il direttore di Panorama, è quello di chi dice e non dice, e l'unico che ha fatto così è Panorama, che non contiene nessun fatto, nessuna notizia e nel momento in cui invoca il ricatto del Quirinale, è il ricattatore. O per lo meno, le fonti di Mulè operano in questo modo".

Intanto il procuratore di Palermo, Francesco Messineo, ha smentito la ricostruzione fatta da Panorama delle telefonate tra l'ex ministro dell'Interno Nicola Mancino e il capo delle Stato, intercettati dai magistrati della Procura di Palermo, e in cui sarebbero stati espressi "giudizi e commenti taglienti su Silvio Berlusconi, Antonio Di Pietro e parte della magistratura inquirente di Palermo". La ricostruzione delle telefonate proposta dal settimanale, ha detto Messineo, "non corrisponde al loro reale contenuto". E ha aggiunto: "Valuteremo, quando avremo acquisito tutti gli elementi utili, se aprire un'inchiesta sulla fuga di notizie perché è evidente che c'è stata una rivelazione di cose coperte dal segreto istruttorio".
"E' prematuro interrogarsi ora su chi sia competente a indagare"
ha proseguito il procuratore capo, rispondendo alla domanda se sulla vicenda dovrebbe indagare Palermo o Caltanissetta, le due Procure titolari ciascuna di un'inchiesta sulla trattativa Stato-mafia.

"Non è la prima volta che dalla procura di Palermo giungono segnali che con un eufemismo possono definirsi poco coerenti", sostiene Alfredo Mantovano (Pdl) che spiega: "il procuratore Messineo informa che valuterà se aprire una inchiesta sulla fuga di notizie, essendo "evidente che c'è stata una rivelazione di cose coperte dal segreto istruttorio'; ma aggiunge che la ricostruzione delle telefonate operata da Panorama non corrisponde al contenuto delle telefonate medesime". E Mantovano chiede: "Come fa il dottor Messineo a parlare di evidenza di violazione del segreto se - per sua stessa dichiarazione - quanto riporta il settimanale non risponde al vero?". Inoltre, secondo Mantovano il fatto che, secondo Messineo "in pratica Panorama ha inventato il contenuto delle intercettazioni - non è di per sè sufficiente a escludere la fuga di notizie?". E ancora, aggiunge Mantovano, "se è in grado di operare una comparazione fra Panorama e le telefonate che hanno come interlocutore il Presidente Napolitano, il capo della procura di Palermo conferma nei fatti di aver acquisito quelle telefonate con intercettazioni, di averne trascritto il contenuto, di continuare a utilizzare, sia pure non processualmente, il contenuto medesimo". "Conferma, cioè - dice ancora il parlamentare - lo sconfinamento delle proprie attribuzioni e la fondatezza del conflitto sollevato dal Quirinale".
A Mantovano il procuratore Messineo ha così replicato: "L'intenzione di disporre accertamenti su una possibile fuga di notizie non significa necessariamente attribuire validità alle notizie che sono state diffuse. Anche la diffusione di una notizia parziale o inesatta rende ipotizzabile che vengano disposti accertamenti in questo senso".

[Informazioni tratte da ANSA, Adnkronos/Ign, Lasiciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

 

 

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31 agosto 2012
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