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''Fermati sennò muori!''

Ecco come i libici dissuadono i clandestini, dandogli la caccia. Il racconto di Francesco Viviano

19 maggio 2009

Così i libici danno la caccia ai clandestini
"TORNARE A CASA SANO E SALVO È MEGLIO DI MORIRE"

di Francesco Viviano (Repubblica.it, 18 maggio 2009)

"Spegni il motore, ascoltami, spegni il motore che è meglio. O vieni con le buone oppure muori, tornare a casa sano e salvo è meglio di morire, quindi fermati, altrimenti.... ".
La minaccia di affondare quel gommone stracarico di extracomunitari partiti durante la notte dalla spiaggia libica di Zuwara, è del comandante di una motovedetta libica, una delle tante che nelle ultime settimane hanno dato il via alla caccia ai clandestini che partono dalle loro coste. E' una scena drammatica, che si consuma in alto mare. Un filmato di "contrabbando" fatto uscire dalla Libia per dimostrare che loro, i libici, fanno sul serio, soprattutto adesso che hanno ricevuto dall'Italia tre motovedette nuove di zecca con le quali effettueranno, così hanno concordato con il governo italiano, il pattugliamento delle coste africane.

L'ultimo gommone con un carico di una cinquantina di extracomunitari, a bordo anche donne e ragazzi, è stato fermato alcuni giorni fa in acque territoriali libiche. La motovedetta, che li aveva avvistati qualche ora prima, velocemente si dirige verso il "bersaglio" nel tentativo di bloccare quella disperata corsa verso la libertà e la vita. Il gommone tenta di sfuggire alla cattura. La motovedetta libica a quel punto aumenta la velocità ed in pochi minuti raggiunge il gommone. I militari cominciano a gridare: "Fermatevi o vi facciamo affondare, fermatevi, altrimenti morirete... ". Ma quei disperati non vogliono saperne di ritornare in Libia, nelle prigioni o nei centri di "accoglienza" sparsi nel deserto dove sono rimasti per mesi o per anni, subendo violenze di ogni tipo, anche sessuali, che hanno messo incinte centinaia di donne di colore che, nonostante tutto, fuggono dalla Libia con il loro pesante fardello. I militari libici però insistono, perdono la pazienza e si fanno più minacciosi, avvicinandosi sempre di più. Il gommone della speranza non ha più vie di fuga.

Il mare non è dei migliori, il gommone comincia a ballare e rischia anche di capovolgersi anche se a bordo tutti stanno fermi perché sanno che ogni piccolo movimento sbagliato può farli affondare. Anche le onde che si formano con l'avvicinarsi della motovedetta rendono la situazione molto difficile, ma non c'è nulla da dare. E quando ormai la motovedetta li ha sotto la loro fiancata i militari lanciano l'ultimo avvertimento: "Spegni il motore - dicono all'extracomunitario al comando del gommone - spegnilo e viene verso di noi, non puoi scappare, la tua corsa è finita. Ascoltami è meglio che fai quello che ti dico, tornare a casa sano e salvo è meglio di morire. O vuoi morire?".

A quel punto i "clandestini" si arrendono. Uno di loro l'afferra e si accosta alla motovedetta che li fa salire a bordo. Dove andranno? Tutti quelli che hanno preceduto gli extracomunitari bloccati in mare, sono ritornati nell'inferno libico. I "centri di accoglienza" libici nelle ultime settimane si sono riempiti a dismisura tanto che i libici hanno chiesto all'Italia di non effettuare altri "respingimenti" perché i loro centri sono intasati. In questi ultimi giorni il "traffico" dalla Libia verso l'Italia è bloccato: "Ma noi - dicono gli extracomunitari - tenteremo ancora".

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19 maggio 2009
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