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"Fuori dalle palle chi pensa che io sia antidemocratico"

Beppe Grillo pensa alla "guerra" per le politiche e cerca la totale unità dei "suoi"

12 dicembre 2012

"Finché la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più. Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento". Questa, una parte del post scritto da Beppe Grillo sul suo blog.

Il leader dei 5 Stelle torna sulle 'Parlamentarie' e le polemiche che le hanno accompagnate. "Tre cose fondamentali abbiamo fatto con queste votazioni. Una è che abbiamo dato un voto libero e da questo voto libero è nata una cosa che voglio sottolineare: il voto alle donne. Se il voto fosse sempre stato libero, in Parlamento oggi avremmo molte più donne che uomini. La seconda cosa è il permettere di conoscere i candidati, che forse andranno in Parlamento, 3 mesi prima in modo che tu puoi andare lì, discutere, conoscerli, votarli o non votarli. Consigliarli o maledirli. E la terza cosa è che non abbiamo speso un euro. Tutto a costo zero".
"A chi dice che non c'è stata democrazia perché i voti sono stati pochi io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? - chiede Grillo - Chi ha deciso di quella gente li'? Ve lo dico io: 5 segretari di partito. Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente. Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Noi dobbiamo avere una forza unita per arrivare a fare un risultato che mai potevamo aspettarci di avere. Abbiamo poco tempo e le nostre forze devono essere indirizzate su queste cose, sulle cose reali, sul Programma, su quello che porteremo avanti, sulla campagna che ci aspetta. All'ultimo sangue. Siamo in una guerra. Siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il MoVimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del MoVimento va fuori! Va fuori dal MoVimento. Non lo obbliga nessuno. E andranno fuori".

L'affondo di Grillo contro i "dissidenti" divide i 5 Stelle, stando almeno ai commenti seguiti al post. Fioccano gli interventi sul blog, divisi tra chi sostiene "la guerra" proclamata dall'ex comico genovese, e chi invece lo critica duramente per una posizione che, al di là dei proclami, suona a molti come "anti-democratica". Lo scontro non è solo contro o a favore del capo, ma anche tra le due fazioni opposte: da un lato chi è con Grillo senza se e senza ma, dall'altro chi muove critiche al leader indiscusso.
"Bravissimo Beppe - scrive Flavio da Torino - Tutti i cialtroni che devono polemizzare su ogni cosa e chiedono un voto democratico anche per andare al cesso, si fondino il loro movimento, chissà quanti voti prenderanno e in quante interviste in TV verranno chiamati. Il movimento non ha bisogno di parassiti né di giuda ma di gente onesta e che ha chiari gli obiettivi e il proprio ruolo". "Il punto che continua a sfuggire a chi fa polemica per la polemica - scrive un altro grillino - è che il M5S non ha un "pensiero", non si prefigge di promuovere una "ideologia". Ciò che si prefigge è il gettare le basi per una democrazia diretta".

Ma la linea dura di Grillo non convince tutti, viste le tanti voci critiche che si levano dal blog, finestra sul mondo del Movimento. "...poverino è stanco di subire critiche - scrive un ormai ex grillino da Gallarate - Allora azzeriamo il dibattito, il confronto e via. Sempre più vero capopartito... Menomale che mi sono svegliato ed il mio voto alle politiche non lo prendi!". "Il discorso che hai fatto - scrive Andrea da Genova - è molto arrogante e non tiene conto di tanta brava gente che, legittimamente, chiede rassicurazioni. Non siamo noi a criticare i partiti personali di certa gente? Ti ricordo che se è vero che uno vale uno questa regola vale anche per te, altrimenti son tutte chiacchiere". E non manca chi torna ad avanzare dubbi sui finanziamenti del Movimento. "Una guerra non si combatte senza risorse, quelle morali non bastano - osserva un grillino di Firenze - Altrimenti hai fatto promesse che non potrai mantenere. Qualunque cosa tu abbia da dire dilla chiara perché le minacce non bastano. Fuori dal movimento chi? Avete intenzione di restare in due o tremila? Beh, ora siete 2.999". Un altro grillino in meno. E c'è chi, per sfilarsi dal Movimento, ricorre alle citazioni: "Perché io so' io, e voi non siete un cazzo. Il Marchese del grillo, più Grillo di così".

Anche nel Palazzo si critica il concetto di "democrazia" che sembra animare il comico genovese. Il segretario del Pd Pierluigi Bersani definisce ironicamente "fantastico" il suo metodo democratico. È senz'altro "un incoraggiante contributo alla serenità interna al movimento ed un buon inizio di autocritica, non c'è che dire", osserva un altro Democrat, il segretario di Bologna Raffaele Donini. Anche Valentino Tavolazzi, l'espulso ferrarese del M5S va giù duro osservando come la democrazia "non sia un optional". E come non sia "negoziabile come contropartita del risultato elettorale". Analogo il commento di Giovanni Favia, il consigliere regionale dei grillini in Emilia Romagna, secondo il quale "siamo con l'elmetto, così come siamo partiti. Chi è dentro il Movimento e non condivide questi significati e fa domande su domande e si pone problemi della democrazia del Movimento vada fuori dal Movimento. Non lo obbliga nessuno" a restare.

[Informazioni tratte da Adnkronos/Ign, ANSA, Lasiciliaweb.it]

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12 dicembre 2012
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