"Gela è salva!"
Trovato l'accordo tra Eni e sindacati per la raffineria siciliana
AGGIORNAMENTO - "Gela è salva". L'annuncio è stato confermato dai sindacati territoriali di Cgil, Cisl e Uil. Dopo la rottura del tavolo tecnico di ieri, questa mattina, su richiesta del ministro Federica Guidi i segretari nazionali sono tornati a dialogare con Eni. Dopo un chiaro muro contro muro è stato trovato l'accordo che prevede il riavvio della linea 1 dopo la necessaria manutenzione dell'impianto. Sì anche per discutere dei progetti che garantiscano un futuro ai tremila lavoratori. Si tornerà a ragionare anche sugli investimenti di 700 milioni di euro sottoscritti in prefettura un anno fa. Già da oggi si susseguiranno delle assemblee a livello locale per stabilire con i lavoratori come procedere e domani i sindacalisti saranno a Caltanissetta per un incontro in prefettura. Dopo un mese di proteste e picchetti, dunque, già questa sera potrebbero venir meno i blocchi che hanno garantito la linea dura dei lavoratori che rivendicavano il diritto al lavoro. Per Sergio Gigli della Femca cisl, ciò significa che "ci si potrà mettere al lavoro da subito".
Gela a l'Eni importa molto poco - "L'Eni non andrà via da Gela. Il disimpegno era stato ipotizzato quando dal ministero tardava ad arrivare l'autorizzazione integrata ambientale. Ora che la certificazione Aia è stata rilasciata, l'azienda ha cambiato i suoi programmi e pensa di rimettere in marcia la raffineria nonché di investire oltre due miliardi di euro per costruire nuovi impianti e diversificare le produzioni".
E’ quanto ha detto l'imprenditore gelese Carmelo Turco, delegato regionale per i rapporti con le aziende dei comparti di raffinazione e petrolchimica di Confindustria Sicilia, pochi minuti prima dell'incontro che si è tenuto ieri al ministero per lo Sviluppo economico, tra Eni, sindacati confederali, Regione Sicilia, e amministrazione comunale gelese.
Parole che però, subito dopo, non hanno trovato alcuna corrispondenza, tanto che il tavolo di discussione si è chiuso con una rottura netta. Infatti, secondo quanto si è appreso da fonti sindacali, l'azienda "è rigida sulla chiusura di Gela" e ha respinto la proposta dei sindacati di riavviare gli impianti come condizione per aprire un confronto sulla riconversione.
Sempre secondo le stesse fonti, l'Eni prevede, per i prossimi tre anni, in territorio siciliano e nel suo off-shore investimenti per 2,25 miliardi. La fetta più grossa da 1,8 miliardi è destinata a ricerca, perforazione e sfruttamento di nuovi giacimenti di gas e di petrolio (upstream); 250 milioni sarebbero destinati alla riconversione della raffineria di Gela per la produzione di bio-carburanti, e 200 milioni per effettuare le necessarie bonifiche e per la creazione di un centro di formazione specialistica del personale su produzione e sicurezza. In queste attività troverebbero occupazione 790 dipendenti diretti, a fronte degli attuali 1.200 in servizio. Più garantiti i livelli occupazionali dell'indotto perché spetterebbe alle imprese appaltatrici effettuare i lavori di riqualificazione produttiva con la costruzione delle nuove apparecchiature e gli interventi di bonifica.
Secondo Cgil, Cisl e Uil, i 2,25 miliardi di investimenti sarebbero legati ad autorizzazioni future ed incerte, mentre i 700 milioni di euro, previsti dal precedente accordo, sarebbero stati certi.
Anche da un punto di vista dell’occupazione non sono bastate le rassicurazioni dell’azienda, rappresentata al tavolo da Salvatore Sardo, Chief Corporate Operations Officer di Eni, Davide Calabrò, responsabile risorse umane di Eni e Domenico Elefante, capo raffineria di Eni, a convincere i lavoratori, che hanno chiesto certezza sul lavoro e, comunque, la riapertura dell’impianto prima di sedersi al tavolo per discutere di questo nuovo piano.
"L'Eni parla di una chiusura della raffineria e di un impianto di biocarburanti che occuperebbe 250 persone per un investimento di 250 milioni". Così il presidente della Regione Sicilia, Rosario Crocetta, a margine del tavolo su Gela. Il governatore intende respingere le proposte e sta pensando di "interrompere il tavolo di confronto sui pozzi". "Veniamo beffati due volte - ha concluso - da un lato ti rovinano il paesaggio e l'ambiente con i pozzi e dall'altro ti licenziano i lavoratori".
Da parte sua il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, che non si dà per vinta, ha riconvocato le parti per oggi al fine di "riavviare il dialogo" e ricercare "una soluzione condivisa".
Intanto, le organizzazioni sindacali dei chimici, dei lavoratori dell'energia e della gomma si sono dati appuntamento, oggi a Roma, per decidere un nuovo programma di lotta con scioperi che interesseranno tutte le fabbriche dell'Eni. Delusione e rabbia a Gela, dove la notizia della rottura del negoziato ha ulteriormente esasperato gli animi tra i lavoratori che da un mese presidiano il petrolchimico. La polizia ha intensificato la vigilanza e si temono incidenti.
[Informazioni tratte da ANSA, GdS.it, SiciliaInformazioni.com, Repubblica/Palermo.it]
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