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''Gli uomini si radunano nelle città allo scopo di vivere: essi rimangono radunati per vivere la buona vita''

29 settembre 2005


URBANCONNEXIONS

fino al 7 ottobre 2005

C.S.A. Auro, Via Santa Maria Del Rosario 28 (95131) Catania

Una mostra a cura di Massimo Franchi
Gli artisti presenti: Alba Amoruso, Stefano Fioresi, Massimo Franchi, Ettore Frani, Giuseppe Linardi, Marco Tamburro
orario: tutti i giorni 16-20

Gli uomini si radunano nelle città allo scopo di vivere: essi rimangono radunati per vivere la buona vita. (Aristotele)

Più della metà della popolazione mondiale vive in città o in agglomerati urbani; la promessa di lavoro, alloggio, incontro o opportunità di ogni tipo, sia economiche che sociali, ha spostato dai centri rurali moltitudini di esseri e continua ad attirarne altri pur senza onorare quelle aspettative né adempiere alle promesse fatte e, per tale motivo, la vita di intere generazioni è cambiata radicalmente. Gli orizzonti sociali, culturali ma anche strettamente visivi dei nostri avi erano completamente diversi da quelli che osserviamo ora.
Oggi i nostri occhi, le nostre menti, il nostro animo deve fare i conti con una realtà tanto piena di contraddizioni e problematiche quanto brulicante di esseri umani. In tale situazione ogni singola esistenza è schiacciata dalle altre, senza poter trarre alcun aiuto e alcun conforto dal contatto con tutte queste altre vite. Se una volta la solitudine era un lusso riservato a pochi, artisti o letterati che fossero, oggi per l'uomo del futuro è diventata una malattia sociale.
L'essere umano si ritrova così vicino fisicamente agli altri ma ne è così distaccato da ritrovarsi sempre più isolato e quasi annientato. Questa complessa realtà relativa ai nostri spazi urbani e al comportamento in essi è da tempo fonte di grande ispirazione e riflessione per artisti ed intellettuali. Anche l'arte visiva ha dovuto fare i conti con questo cambiamento epocale nell'esistenza di ciascuno di noi, tanto da inserire, permanentemente nella creazione di nuove opere, temi ed immagini propri delle realtà cittadine. Lo stesso paesaggio si è trasformato in ''paesaggio urbano'' ed è cosi presente ed incombente che ora si eseguono ''ritratti'' di città. Si dipingono ingorghi, grattacieli, megalopoli, semafori, automobili, tutte cose che hanno sì relazione con gli uomini, ma molti di questi soggetti li contengono, li chiudono, li occultano alla vista fagocitandoli e quando l'artista decide di dipingere l'essere umano esso appare corroso, sfatto, sul punto di svanire e comunque offuscato da nebbie industriali o incrostazioni chimiche, cariato da smog e veleni, annichilito da solitudine ed insicurezza.
Il futuro dovrà fare i conti con questi malesseri profondi, mascherati dal caos multicolore del mondo e dalla velocità frenetica di ogni avvenimento. Esistenze vissute in secondo piano, all'ombra di luci violente e frastornate da rumori assordanti, dovranno cercare un antidoto all'isolamento e alla solitudine.

Gli artisti hanno sempre una visione ''differente'' delle cose, una ''visione altra'' come dicono gli studiosi, tale capacità li spinge ad anticipare mode e tendenze, li rende capaci di vedere pericoli e tranelli dove gli altri non notano che divertimento, a scoprire bellezze dove nessuno guarda più.
Così la città diviene soggetto privilegiato delle ricerche artistiche di Alba Amoruso, di Stefano Fioresi, Massimo Franchi, Ettore Frani, Giuseppe Linardi e di Marco Tamburro; ognuno con la sua visione, con la sua personale lente di ingrandimento ma insieme per verificare e confrontare le proprie poetiche, la qualità del tratto e le conclusioni raggiunte. Ogni autore disseziona la vita, incide la superficie dell'esistenza per andare a fondo nella ricerca della verità, in maniera impietosa, cinica e a volte distaccata, per poi ritrovare nel proprio lavoro, in altre occasioni, quella pietà e quell'affetto che lo portano ad accarezzare, con i colori, particolari apparentemente senza valori né qualità. Ciascuno indulge su riflessi metallici, su acque fangose, su grumi di asfalto e vernice, si ritrova attratto da nebbie malate, luci fioche, epidermidi emaciate e livide, da ombre scure e orizzonti di tempesta. Niente di rassicurante ma profondamente e melanconicamente bello e suadente ai suoi occhi. Questa esperienza di analisi del mondo e successiva paternità dell'opera lo porta a comprendere molti dei perché del vivere, lo aiuta a sopportare ingiustizie e soprusi, ad arricchirsi di valori nuovi e di tale merce ne fa poi scambio con gli altri viaggiatori di questo tempo.

Viaggiatori sensibili, si intende, attenti e compassionevoli. Tutto ciò fa sì che si realizzino con gli altri artisti legami e collegamenti, rapporti e connessioni, scambi di vedute e condivisioni di idee. Attraverso patti e attinenze, impegni e relazioni la solitudine di questo mondo è vinta. La solidarietà cura ogni malessere, ogni insicurezza.
La creazione di opere d'arte diviene sinonimo di creazione di energie forti e sinergie positive tra gli autori. Ognuno è più forte, in queste città, ora meno isolate, legate da menti e non più solo da strade e fili elettrici, ognuno è ora nodo di scambio di cultura e buone intenzioni, dispensatore di esperienza e consapevolezza, giunto di connessione fra poli catalizzatori di conoscenza e integrità.

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29 settembre 2005
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