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"Grazie al procuratore capo di Catania per la chiarezza"

Raffaele Lombardo: "Voglio che continui il percorso di sviluppo nella legalità, che si tenta in ogni modo di fermare"

13 maggio 2010

La richiesta di un'imminente arresto per il governatore Lombardo e per suo fratello, dunque, non esiste, e l'immediata smentita del Procuratore capo di Catania Vincenzo D'Agata, arrivata ieri mattina, ha sgonfiato le presunte indiscrezioni trapelate dai pm etnei e pubblicate sul quotidiano la Repubblica (LEGGI).
"La Procura della Repubblica di Catania - ha informato il procuratore D'Agata - non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del presidente della Regione Siciliana Raffaele Lombardo o di altri politici" nell'ambito dell'inchiesta aperta sulle indagini del Ros su mafia e appalti. "Con riferimento a notizie pubblicate sull'edizione odierna del quotidiano La Repubblica - si è letto ieri nella nota diffusa dal procuratore - al fine di evitare inopportune strumentalizzazioni delle attività dell'ufficio, in vista di finalità che gli sono assolutamente estranee e alle quali non intende prestarsi, la Procura distrettuale di Catania precisa quanto segue: l'ufficio non ha avanzato alcuna richiesta nei confronti del governatore Lombardo o di altri politici; ogni differente notizia al riguardo, comunque diffusa e a qualsiasi personaggio politico riferita - sottolinea il magistrato - è pertanto del tutto priva di ogni fondamento. Allo scopo, infine, di evitare che attraverso iniziative mediatiche, anche dal doveroso riserbo dell'Ufficio si tenti di trarre illazioni circa gli orientamenti, le valutazioni o le determinazioni del medesimo, la Procura distrettuale - conclude il procuratore D'Agata - non interloquirà più in alcun modo sull'argomento".

"Ho sempre avuto piena fiducia nella magistratura e nelle forze dell'ordine. Voglio una Sicilia che continui finalmente il percorso di sviluppo nella legalità che abbiamo intrapreso e che si tenta in tutti i modi di fermare". Queste le parole del presidente della Regione Raffaele Lombardo, durante la conferenza stampa convocata ieri mattina a Palazzo d'Orleans. "Le riforme - ha aggiunto - che stiamo realizzando non hanno precedenti in Sicilia: nella sanità, nei rifiuti, nella gestione dell'acqua, in campo energetico e nel sistema burocratico. La Sicilia andrà avanti, malgrado attacchi ed avversari sempre più inquietanti. Ringrazio il capo della Procura di Catania, Vincenzo D'Agata, per la limpidezza delle sue dichiarazioni che hanno evitato una gravissima strumentalizzazione che poteva compromettere la tenuta del governo e con esso un percorso storico di cambiamento, impedendo che la Procura divenisse parte in uno scontro micidiale dal quale dipende il futuro dell'isola e financo della mia vita".

Secondo Fabio Granata, vice presidente della Commissione nazionale Antimafia, "il comunicato stampa del procuratore di Catania Vincenzo D'Agata, che fa seguito a sue precedenti dichiarazioni nelle quali indicava 'in un mandante politico la fuga di notizie relativa al presidente Lombardo', rende opportuna da parte del ministro Alfano la disposizione di un atto ispettivo a salvaguardia sia dell'immagine della magistratura che delle personalità politiche coinvolte""Sono in ballo questioni importanti e il futuro di un'intera regione - ha aggiunto -. Resto perplesso, come gran parte dell'opinione pubblica, di indagini o addirittura di richieste di arresto per reati gravissimi che, mentre riempiono le cronache nazionali, poi vengono smentite dal responsabile di quell'ufficio giudiziario".

Ed è tornato a parlare dell'inchiesta che vede coinvolto Lombardo, l'ex governatore siciliano Salvatore Cuffaro. "C'è ancora una cosa che ci accomuna con il presidente della Regione Raffaele Lombardo: la fiducia nella magistratura...".
Aspettando l'inizio dell'udienza nel processo, con il rito abbreviato, in cui Cuffaro è imputato per concorso esterno in associazione mafiosa, l'ex presidente della Regione ha parlato di Lombardo: "A mio avviso si dovrebbe dimettere, subito, anzi lo avrebbe già dovuto fare. Ma non certo per motivi giudiziari, non potrei essere mai io a chiederlo. Parlo di motivi politici. Basta vedere la classifica in cui ha fatto precipitare la Sicilia". E fa qualche esempio: "Non c'è una misura comunitaria, c'è una paralisi totale nell'amministrazione -dice ancora Cuffaro- basti pensare al Banco di Sicilia che sta per essere assorbito da Unicredit facendo perdere così alla regione quasi 300 milioni di euro di tasse che entravano proprio nelle casse dell'Isola. E nessuno si occupa di questo".
Cuffaro ha poi ribadito l'importanza dei termovalorizzatori in Sicilia: "Quando ero presidente ho fatto chiudere 320 discariche abusive che, nella migliore delle ipotesi, erano in mano alla criminalità spicciola o addirittura della mafia. Se non si fanno i termovalorizzatori la situazione dei rifiuti in Sicilia non può che peggiorare. Insomma, siamo messi veramente male".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it]

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13 maggio 2010
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