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''Grazie Turi''. Catania dedica una serata in onore del grande attore Turi Ferro

Una festa tra amici, parenti, colleghi di lavoro e chiunque voglia ricordare il grande attore catanese

30 ottobre 2004

Catania festeggerà oggi uno dei suoi più grandi figli, un attore che ha avuto il merito di portare pregevolmente l'essere siciliano in tutto il mondo. Catania oggi dedicherà una serata in onore del grande Turi Ferro.

Un appuntamento con il "Teatro per il teatro", è questa la proposta di "Villaggio della Tradizione 2004" che si svolgerà al centro fieristico "Le Ciminiere". Il progetto, ideato e organizzato da Ciak Spettacoli, si avvale del patrocinio della Provincia e del Comune di Catania.
Punto di partenza quest'anno Turi Ferro, icona inimitabile del teatro, attore dal talento straordinario.
"Grazie Turi" sarà una festa con i compagni d'arte, la famiglia, gli amici, e chiunque voglia partecipare. Una sorta di spettacolo happening d'atmosfera teatrale con video e filmati, e con le testimonianze di Andrea Camilleri, Gabriele Lavia, Mariangela Melato e molti altri ospiti illustri, amici e colleghi di lavoro.
La serata sarà presentata da Franco Di Mare. Tra gli ospiti Pietro Bontempo, Antonio Calenda, Pino Caruso, Antonio Catania, Giuseppe Dipasquale, Leo Gullotta, Mariella Lo Giudice, Nino Milazzo, Sarah Zappulla Muscarà.

Turi Ferro, biografia
Come nella letteratura, nell'arte dell'attore italiano c'è un filone di sicilianità lontana da ogni angustia provinciale: per anni Turi Ferro ne è stato il campione, l'erede legittimo e orgoglioso di una tradizione che prima di lui è stata incarnata da Salvo Randone e prima ancora da Giovanni Grasso. Sia che recitasse Verga, Brancati, Sciascia o il prediletto Pirandello, la sua origine regionale ha nutrito la sua arte, che era un concentrato di realismo e di suggestione visionaria.

La sua nascita all'anagrafe di Catania porta la data del 21 gennaio 1921, ma pare che fosse nato negli ultimi giorni del dicembre 1920 e grazie al ritardo nella denuncia guadagnò un anno. Debuttò bambino nella "Brigata d'arte di Catania", dove il padre recitava da dilettante. Prese il diploma di maestro elementare, ma il teatro lo aveva già conquistato. Fra i primi spettacoli ai quali prese parte fra la fine degli anni Quaranta e l'inizio dei Cinquanta, ci fu la mitica edizione dei "Giganti della montagna" la grande "incompiuta" di Luigi Pirandello messa in scena da Giorgio Strehler, nel quale interpretò la parte del mago Crotone. Da allora Pirandello fu per lui un destino, soprattutto quando con la moglie Ida Carrara creò l'Ente teatrale Sicilia (1957), riunendo i migliori attori della regione: Rosina Anselmi, Michele Abbruzzo, Umberto Spadaro.

Con gli stessi compagni portò ai primi posti nella vita teatrale italiana la Compagnia Stabile del Teatro di Catania, con la quale compì anche numerose tournee all'estero. Già nel '57 aveva interpretato "Liolà" e da allora e per almeno vent'anni continuò di tanto in tanto ad indossare i panni del sanguigno don Giovanni di campagna, che tutte le donne desiderano e che nessuna vuole sposare. Altro personaggio pirandelliano ripreso più volte è Ciampa, l'onesto scrivano che tutti sospettano d'essere cornuto e consenziente per viltà coniugale.
Fra i successi anche le numerose versioni teatrali dei grandi romanzi siciliani: da "Mastro don Gesualdo", al "Giorno della civetta" al "Bell'Antonio"; come pure un classico della comicità siciliana, come "L'aria del continente" di Nino Martoglio, e varie incursioni nel repertorio classico, fra le quali lo scespiriano "Troilo e Cressida" diretto da Gabriele Lavia. È stato anche uno dei pochissimi attori ad essere diretto in palcoscenico da un maestro del cinema come Roberto Rossellini, regista dei "Carabinieri" di Joppolo al Festival di Spoleto.

Fra le interpretazioni di spicco anche "Il sindaco di Rione Sanità" di Eduardo De Filippo, il boss galantuomo, che Ferro con la sua sola leggera vena dialettale trasferì dalla Napoli della camorra alla Catania mafiosa. Quanto al cinema, se fosse nato a Londra o negli Usa, il suo volto sarebbe stato ben altrimenti popolare. Il cinema italiano invece è stato avaro con lui, gli offrì poche occasioni e quasi tutte inferiori al suo talento; fra i film migliori da lui interpretati "Un uomo da bruciare" (1961) di Vittorio Orsini e Vittorio Taviani, a "Io la conoscevo bene" (1965) di Antonio Pietrangeli, "Ernesto" (1979) di Salvatore Samperi, "Il Turno" (1981) di Tonino Cervi e per ultimo "Tu ridi" (1998) di Paolo e Vittorio Taviani. Avrebbe dovuto interpretare il ruolo di Geppetto nel "Pinocchio" di Roberto Benigni.

Più fortunata la sua carriera televisiva, almeno fino a quando la RAI alimentò il filone degli sceneggiati tratti dalla grande letteratura: cosi fu un indimenticabile padron 'Ntoni nei "Malavoglia" e "Mastro don Gesualdo" nell'omonimo romanzo di Giovanni Verga (1964); come pure fra i protagonisti di "Il segreto di Luca", (1969), tratto da Ignazio Silone.

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30 ottobre 2004
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