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"Il bandito Giuliano non fu ucciso, ne ho le prove"

Lo scrittore Luigi Simanella è pronto a consegnare ai pm i documenti che dimostrano la tesi del sosia

16 novembre 2010

"L'avvocaticchio" Gregorio Di Maria, colui che ospitò a casa sua, a Castelvetrano, Salvatore Giuliano durante la sua ultima notte, sapeva che colui che venne ucciso non era il bandito di Montelepre ma un giovane sosia. Di Maria, morto lo scorso 7 maggio a 98 anni, ha voluto svelare questo segreto a due persone che lo hanno accudito nell'ultimo periodo della sua vita. Queste dichiarazioni, un vero e proprio lascito testamentario, sono state messe a disposizione dello scrittore Luigi Simanella, autore del volume "Salvatore Giuliano morto o... Vivo".
L’autore del libro consegnerà ai magistrati della Procura di Palermo, che stanno indagando sulla morte di Giuliano e che hanno disposto la riesumazione del cadavere, tutta la documentazione che, nero su bianco, sostiene che Di Maria sapeva bene che il morto non era Giuliano. Queste due persone - ha reso noto Simanella - hanno deciso di affidare all'autore del volume le dichiarazioni che, l'"avvocaticchio" ha reso loro un mese prima di morire.
La Procura, inoltre, nominerà nei prossimi giorni i consulenti che dovranno analizzare il dna estratto dai resti sepolti e riesumati nel cimitero di Montelepre per confrontarli con quelli dei familiari viventi di Giuliano.

"Il documento - afferma Simanella - rappresenta una vera e propria novità poiché smentisce il fatto che Di Maria si fosse portato nella tomba il segreto di tutta una vita". Simanella parla di "finta morte di Giuliano" e di "presunto omicidio" vista la sua certezza che "a morire al posto di Giuliano fu una giovane vittima la cui unica colpa è stata soltanto quella di somigliare al bandito più famoso di tutti i tempi cioè Salvatore Giuliano". Nel documento, inoltre, Di Maria scagiona completamente Giuliano per la responsabilità nella strage di Portella della Ginestra. Simanella non ha voluto render noto il contenuto specifico del documento ma è pronto a consegnarlo alla magistratura di Palermo da cui è già stato interrogato lo scorso 7 novembre.
Lo scrittore ha spiegato anche che a queste dichiarazioni di Di Maria, dopo la sua morte, "non era stato dato il loro giusto valore, da parte di chi le aveva raccolte, perché a maggio il circo mediatico su Giuliano non era ancora scoppiato". Adesso, leggendo i giornali e seguendo in televisione le vicende riguardanti questo caso hanno deciso di affidare a Simanella le estreme dichiarazioni dell'avvocaticchio che potrebbero, se confermate "riscrivere completamente questa vicenda".

[Informazioni tratte da Ansa, La Siciliaweb.it, Corriere del Mezzogiorno]

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16 novembre 2010
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