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"Il fallimento dell'Unione è una possibilità realistica"

Il neo presidente dell'Europarlamento, Martin Schulz critica i summit di crisi che si susseguono senza esito l'uno dopo l'altro

18 gennaio 2012

Il tedesco Martin Schulz, finora a capo del gruppo dell'Alleanza dei socialisti e democratici (S&D) all'Europarlamento, è stato eletto ieri presidente del Parlamento europeo al posto del polacco Jerzy Buzek, esponente del Ppe. Schulz è stato eletto al primo turno con 387 voti, su un totale di 670 voti validi. Candidati alla guida dell'Europarlamento, oltre al tedesco, erano anche la liberaldemocratica britannica Diana Wallis, che ha ottenuto 141 voti, ed il connazionale Nirj Deva, del gruppo dei Conservatori e riformisti, per il quale hanno votato in 142.

"Per la prima volta da quando è stata fondata, il fallimento dell'Unione Europea è una possibilità realistica". Schulz ha esordito così nell'aula di Strasburgo, criticando i summit di crisi che si susseguono senza esito l'uno dopo l'altro, con decisioni "che coinvolgono tutti noi prese dai capi di Stato e di governo a porte chiuse". "Nella mia visione - ha sottolineato - questo è il contrario di quella forma di politica europea che pensavo fosse stata consegnata ai libri di storia: è una reminiscenza dell'epoca del Congresso di Vienna del 19mo secolo, quando i leader europei erano spietati nella difesa dell'interesse nazionale". Di contro, ha ricordato Schulz, che si definisce "un presidente di lotta", non certo "accomodante", l'Europa del dopoguerra venne fondato sul riconoscimento che "i nostri interessi non possono più essere separati da quelli dei nostri vicini, sulla comprensione comune che l'Ue non è un gioco a somma zero, in cui uno deve perdere in modo che l'altro possa vincere". Piuttosto "è vero il contrario", ha sottolineato il 56enne tedesco che Silvio Berlusconi definì 'kapo', "o vinciamo tutti insieme o perdiamo tutti insieme", perché "la base fondamentale" di quest'Europa è "il metodo comunitario, non un concetto tecnocratico, ma il principio al cuore di tutto quello che l'Ue rappresenta". "E cosa significa questo nella pratica? - si è chiesto Schulz nel suo primo discorso da presidente dell'Aula di Strasburgo - Significa risolvere le dispute attraverso il dialogo ed il consenso, fondando le decisioni sul principio di solidarietà e democrazia e non semplicemente delegandole al più forte, riconciliando gli interessi dei Paesi più piccoli con quelli dei Paesi più grandi, di quelli del nord Europa con quelli del sud Europa, di quelli dell'est con quelli dell'ovest. E ponendo il bene comune al di sopra degli interessi individuali".

Esattamente il contrario di quanto sta avvenendo, secondo il presidente dell'Europarlamento, per il quale il progetto comunitario, che per decenni tanto successo ha avuto al punto da "darlo per scontato", in questi ultimi due anni è stato messo "a rischio". "Non solo sono cambiati i problemi - ha osservato - ma anche il modo in cui vengono affrontati. La pletora di summit, la convocazione crescente di incontri dei capi di Stato e di governo sta gravemente diminuendo il ruolo giocato dalla sola istituzione comunitaria eletta direttamente, il Parlamento europeo, ed il ruolo dei rappresentanti dei popoli d'Europa è stato ridotto essenzialmente a quello di timbrare gli accordi raggiunti tra i governi a porte chiuse". E' per questa ragione, è l'analisi di Schulz, che "l'opinione pubblica risponde a questa mancanza di legittimità parlamentare considerando le decisioni politiche prese dai leader come null'altro che diktat imposti da Bruxelles". In questo contesto in cui l'"insoddisfazione alimenta il sentimento antieuropeo", l'accordo intergovernativo sul nuovo Patto di bilancio rappresenta "un primo test", ha concluso il presidente dell'Europarlamento, che ha chiesto un posto al tavolo dei negoziati per arrivare a quel "delicato compromesso tra disciplina di bilancio e misure a sostegno della crescita e dell'occupazione che i cittadini europei vogliono". [Adnkronos/Ign]

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18 gennaio 2012
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