"Il lavoro è l'unica forma di libertà"
Gela si ferma per lo sciopero: migliaia di persone per difendere il Petrolchimico
Ha preso il via dal Museo Archeologico Regionale di Gela il corteo dei lavoratori del petrolchimico e dell'indotto dello stabilimento Eni, per protestare contro la paventata chiusura del sito. Sono migliaia gli operai con bandiere di tutte le sigle sindacali della categoria, c'è anche la sezione Marinai di Gela. A chiudere la manifestazione tir del settore agroalimentare.
In testa al corteo ci sono la leader della Cgil, Susanna Camusso, e il segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, accompagnati dai rappresentanti territoriali dei sindacati e numerosi rappresentanti dei comuni, del consiglio comunale di Gela e dei centri limitrofi. Con i lavoratori si schiera apertamente la Chiesa, il cui vescovo della diocesi di Piazza Armerina-Gela, Rosario Gisana, è in testa al corteo.
La marcia del lungo serpentone si fermerà a piazza Umberto, dove è atteso l'intervento della Camusso. Lungo tutto il tracciato sono affissi manifesto con la scritta: "Il lavoro è l'unica forma di libertà dell'uomo".
A distanza di venti giorni dal blocco alla Raffineria Eni (dopo l'annuncio di ritirare i 700 milioni di euro di investimenti per il piano industriale) nella città del golfo è il giorno della verità. Sono stati giorni intensi per i lavoratori e i sindacati che hanno promosso con volantinaggi la manifestazione di oggi. Nelle ultime ore non sono mancati gli appelli che le sigle sindacali e le associazioni hanno rivolto alla cittadinanza invitandola a scendere in piazza.
"Non possiamo assistere inerti ad un grande gruppo che rischia di uscire dall'industria", dicono i segretari generali di Cgil, Cisl e UIL, Susanna Camusso, Maurizio Bernava e Mario Pirani. L'idea dell'Eni di andare via è un "annuncio shock", proseguono. "Solo un sobrio ma determinato sforzo collettivo consentirà alla città di non essere mortificata", sostengono i segretari generali Giudice, Gallo e Mudaro.
"Se non c'è una scelta generale che mette al centro la difesa del lavoro e del nuovo lavoro il problema della crescita occupazionale resta alto", ha detto la Camusso. "Siamo qua per lottare e per chiedere che si parta dalla conferma degli investimenti concordati lo scorso anno. Manca una politica industriale seria in Italia, a Gela il problema è rispettare i patti. Per questo da Gela parte una vertenza nazionale". "E’ fuor di dubbio che alcune grandi vertenze che sono concentrate sulla Sicilia hanno determinato una grande incertezza rispetto al futuro e sicuramente non hanno aiutato a colmare quella distanza che già c’era fra presente industriale e futuro industriale, e questa è una ulteriore ragione per dire che rispetto a Gela non solo non si può smantellare, ma bisogna moltiplicare gli investimenti". "E’ indubbio - ha continuato Camusso - che il piano che l’Eni ha presentato è particolarmente pesante oltre che sbagliato rispetto a tutto il Mezzogiorno, ma questa è esattamente una delle ragioni per cui chiediamo invece all’Eni una politica industriale di sviluppo che parta dal salvaguardare questo territorio e questa raffineria che è uno dei territori più infrastrutturato d’Italia. Non si capisce perché in un Paese che un drammatico problema di di infrastrutture si cominci ad abbandonare proprio quello che le infrastrutture le ha".
Le segreterie provinciali dei tre sindacati hanno scritto una lettera ai sindaci della provincia di Caltanissetta per sollecitarne la presenza alla manifestazione con i rispettivi gonfaloni dei comuni e per chiedere la partecipazione anche dei consigli comunali e dei cittadini. "Questo - hanno scritto - per dare un segno tangibile della richiesta al governo nazionale di guardare con maggiore attenzione alle problematiche occupazionali del comprensorio e per esprimere l’esigenza di un rilancio produttivo delle nostre realtà".
I sindacati segnalano che "dalla chiusura o dal ridimensionamento della raffineria deriverebbe la perdita non solo dei posti di lavoro del diretto e dell’indotto, ma anche l’impoverimento della città di Gela, con conseguenze nefaste per tutti: commercianti, artigiani, professionisti". Analoga lettera è stata inviata ai presidenti degli ordini professionali.
"Al Presidente del Consiglio Renzi - ha affermato il segretario generale della Cgil Sicilia, Michele Pagliaro - vogliamo dire che la vertenza Gela, costituisce per il suo governo un banco di prova, ed è la possibilità di riscatto di una politica industriale nazionale che non ha mai guardato al Mezzogiorno".
Per il Movimento cinque Stelle lo sciopero di oggi non deve essere un modo per fare "passerella ed inutili proclami". Da Gela gli attivisti chiedono ai "tanti sindacalisti e politicanti locali e regionali di tutti i partiti che alla mangiatoia dell’ENI hanno banchettato per lungo tempo, lucrando potere clientelare in cambio di pace sociale e sottovalutazione degli effetti dannosi derivanti dalla raffineria alla salute dei lavoratori, della popolazione e dell’ambiente, di smettere di fare passerella".
[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, GdS.it, LiveSicilia.it, BlogSicilia.it]
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