"Il nome della rosa": un libro pericoloso
Vietata la lettura del celebre libro di Eco al boss Davide Emmanuello?
Ci sarebbero ragioni di sicurezza interna dietro il no recapitato al 49enne Davide Emmanuello, boss di Cosa nostra di Gela e attualmente ristretto sotto regime di carcere duro, successivo alla sua richiesta di poter ricevere dalla biblioteca del penitenziario di Ascoli Piceno una copia de "Il Nome della rosa", testo scritto da Umberto Eco. Il romanzo richiesto dal detenuto, in sostanza, non potrà raggiungere la cella.
La scelta è stata formalizzata dal personale interno alla struttura carceraria marchigiana, dove l'esponente dell'omonima famiglia mafiosa sta scontando la pena dell'ergastolo in regime di 41 bis. Di conseguenza, gli operatori del carcere di Ascoli Piceno effettuano continui controlli anche rispetto alle attività svolte nella struttura. Più volte, il detenuto ha inoltrato richiesta per poter ottenere la copia del romanzo di Eco ma gli operatori che si occupano dell'aspetto educativo dei ristretti, l'hanno sempre rimandata al mittente. Si ritiene, infatti, che il testo non sia adatto alla lettura da parte del detenuto.
A denunciare il fatto è stato un detenuto, Pasquale De Feo, attraverso il sito "Le Urla del Silenzio", un blog in cui i condannati all'ergastolo affidano le loro storie.
In una lettera, inviata al direttore del "Manifesto", Norma Rangeri, De Feo ha denunciato come ad Emmanuello, "ristretto - scrive - nel regime di tortura del 41 bis ad Ascoli Piceno qualche mese addietro rifiutarono di fargli leggere il libro della biblioteca del carcere, 'Il nome della rosa' perché ritenuto pericoloso dall'area educativa". De Feo, evidenzia anche che al boss di Gela, è vietato leggere il "Manifesto".
Roberto Piscitello, direttore generale dei detenuti e del trattamento del ministero della Giustizia, fa sapere che Emmanuello non può leggere il noto romanzo di Umberto Eco non perché gli sia stato vietato il prestito ma perché non ha mai fatto richiesta per averlo. "Agli atti della biblioteca dell'istituto di pena non esiste alcuna richiesta di prestito del romanzo da parte del carcerato. Il volume, peraltro, è stato oggetto di lettura di molti dei detenuti ristretti al regime di 41 bis di quell'istituto di pena. La notizia, quindi, è falsa".