"Il Pd finanzia la campagna di Rita Borsellino"
Davide Faraone, il "rottamatore" di Palermo, lancia l'accusa che complica ulteriormente lo stato del Pd siciliano
Le elezioni amministrative di una città come Palermo, ovviamente, ricoprono una grande importanza ed attirano l'attenzione nazionale. L'elezione del nuovo sindaco del capoluogo siciliano, non è soltanto munire di un buon primo cittadino una città bisognosa di una buona amministrazione, ma diventa cartina al tornasole della potenza dei partiti politici.
Questo vale per tutti i partiti, ma in Sicilia, e in particolare a Palermo, la questione sembra valga di più per il Partito democratico, spaccato, anzi, sminuzzato triste e scontento come non mai.
Chi credeva che "l'unione" del centrosinistra rappresentata dalla candidatura di Rita Borsellino, potesse rappresentare l'inizio traquillo e sereno di un viaggio con la prima tappa il 4 marzo per le Primarie, e poi via verso le elezioni di primavera, be' credeva veramente male.
Infatti, se da una parte la candidatura di Fabrizio Ferrandelli ha causato malumori nel Pd e la spaccatura dell'Idv (dieci componenti e un intero circolo di 86 persone passati in questi giorni dalla sua parte), dall'altra parte Davide Faraone, democratico "rottamatore", mette il dito dentro la piaga del Pd siciliano, sempre più infetta e purulenta. Il nuovo casus bellis è una questione di finanziamenti di partito.
"E' scandaloso ed è scorretto - ha scritto in una nota di fuoco Faraone, già carico pe la convention di sabato con Matteo Renzi - che il Pd nazionale, il mio partito, finanzi alle primarie la campagna elettorale di Rita Borsellino". Faraone sostiene di avere la prova (che però non mostra) che i soldi da Roma siano già arrivati nella sede elettorale della Borsellino, e rivolge un invito al suo partito (più che legittimo ove le prove fossero certe e corrette): "Non 'drogate' le primarie e date a tutti la possibilità di concorrere alla pari... Il partito deve fare l'arbitro e lasciare decidere ai cittadini chi potrà meglio, con i programmi che propone, governare e cambiare Palermo". "Capisco - aggiunge - che Bersani, dopo la debacle di Genova, si gioca tutto a Palermo, così come si gioca tutto il segretario regionale Giuseppe Lupo e il capogruppo all'Ars Cracolici; capisco anche che l’establishment romano non finanzierebbe mai uno come me ritenuto 'inaffidabile' rispetto alle logiche di partito. Ma lo invito a non 'drogare' le primarie e a dare a tutti la possibilità di concorrere alla pari. Insomma, si preoccupi di più di Palermo e meno delle questioni interne del Pd".
Il Partito democratico replica a Faraone dicendo di seguire le regole. "Per le Primarie di Palermo seguiremo le regole che da tempo ci siamo dati. Non eroghiamo alcun contributo ai singoli candidati quando ci sono più candidati del Pd. Siamo invece disponibili, se ci viene chiesto, a offrire il nostro sostegno per i costi organizzativi delle Primarie, che consideriamo un importante strumento di democrazia e partecipazione. Qualunque altra illazione è, per quanto ci riguarda, del tutto priva di fondamento". Parole di Antonio Misiani, tesoriere del Pd.
Davide Faraone, quindi, all'affermazione di Misiani risponde: "Certo, se Misiani, che è il tesoriere nazionale del Pd, non sa che da Roma sono già arrivati i soldi a Palermo per Rita Borsellino, il partito ha un problema. Perché, o il tesoriere non gestisce il tesoro, o mente sapendo di mentire. Tra le due opzioni non so qual è la peggiore".
Alle precedenti primarie per il candidato sindaco di Palermo, nel 2007, andarono al voto circa 18 mila elettori. E in altre consultazioni ai gazebo l'affluenza ha raggiunto i 18-22 mila elettori, con guadagni netti di 20 mila euro (chi vota, versa almeno un euro) utilizzati per le primarie. "Il livello regionale del partito non ha mai finanziato nessuno. Lo escludo tassativamente - è intervenuta il tesoriere regionale Teresa Piccione - Solo quando si è arrivati al candidato unico, tutti i partiti intervengono secondo le proprie potenzialità".
A Faraone, che è in corsa da una anno, con manifesti 6 per 3 sui muri con lo slogan "Prima Palermo", arriva il monito del coordinatore regionale dell'esecutivo del Pd, Enzo Napoli: "Lo invito alla sobrietà nei toni in una campagna già difficile e complicata. Non serve. Chi vince a quel punto sarà sostenuto".
Dal canto suo, Rita Borsellino, che tace sconoscendo l'esistenza di assegni in arrivo, sin dall'inizio ha fatto sapere che, a fine giochi, renderà pubbliche le sue spese elettorali. E ha chiesto agli altri di seguire il suo esempio.
Insomma, di certo c'è tensione nel Pd. Tensione cresciuta con la débâcle di Genova. Il Partito democratico guarda con apprensione alle nuove lacerazioni in vista dell'appuntamento di Palermo, con la guerra in corso tra Lupo e Cracolici, che ha presentato la sfiducia al segretario.
E' anche vero che il Partito democratico non ha mai avuto il proprio punto di forza nell'unità. La galassia democratica, infatti, è complicata: ci sono i bersaniani eterodossi (Merola e Rossi), i dalemiani (Ventura e Orfini) fautori della segreteria Bersani; poi c’è l'area Dem con Franceschini e Fassio, i veltroniani (Tonini, Verini e Ceccanti), gli ex Ppi di Fioroni e Gasparro (cui la corrente siciliana Innovazione sembra riferirsi), i rottamatori (Renzi, Gentiloni e Realacci), i Giovani turchi (Fassina e Orlando), i bindiani (Bindi e Bachelet), lettiani (Letta e Bocia), gli ex prodiani (Parisi, Laforgia e Barbi), quelli di "Cambia l’Italia" (Marino, Calipari, Meta), quegli altri di "Oltre i partiti" (Bettini, Balzani), e pure i Giovani Curdi (Lioni), quelli di "E' tempo di esempi" (Ginefra, Esposito), gli Istituzionali super partes (Zingaretti) e infine quelli di Prossima Italia (Serracchiani e Civati).
Il quotidiano la Repubblica in una sua "mappa" pone accanto a Bersani, D’Alema, Zingaretti, Finocchiaro, Bindi e Marini; accanto a Veltroni, Melandri, Tonini, Morando e Ceccanti e nell’area Dem "ospita" Franceschini, Bressa, Giacometti e Sereni.
Viene proprio da rivolgersi al Pd con un aspro tono di biasimo e rimprovero! Ma qualcuno può in questa maniera riconoscersi in quello che, tutti i signori precedentemente citati, si ostinanto a chiamare "grande partito"? Sarebbe gradita un po' di serietà.
[Informazioni tratte da ANSA, Repubblica/Palermo.it, LiveSicilia.it, SiciliaInformazioni.com]