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''Il ritorno di Cagliostro'', un film di Daniele Ciprì e Franco Maresco

Esce oggi nelle sale cinematografiche italiane

04 settembre 2003
Esce oggi nelle sale cinematografiche "Il ritorno di Cagliostro", l’ultimo film della maledetta-ditta Ciprì&Maresco.
La pellicola, che alla presentazione veneziana (il film è in concorso alla 60^ Mostra del Cinema di Venezia nella sezione CONTROCORRENTE) ha ricevuto un lungo applauso e il consenso della critica, non ha avuto genesi facile. Bloccato diverse volte, sia in fase di lavorazione, sia in quella di produzione per gli assurdi problemi causati dalla bigotta censura italiana, che voleva cancellare dalle sale il loro precedente film "Totò che visse due volte", è stato pure rifiutato al festival di Cannes.

Ma a Venezia Ciprì e Maresco, con Il ritorno di Cagliostro, prodotto dalla Cinico Cinema, Istituto Luce e da Rai Cinema con la partecipazione di Tele +, ci sono e presentano un film, sicuramente diverso dai loro due precedenti, ma senza avere tradito minimamente la loro non comoda personalità, rimanendo insomma, nel bene e nel male i Ciprì&Maresco di sempre.

''Siamo un po’ invecchiati - sorride Franco Maresco - ma proprio per questo in questa nuova fase vogliamo di più. In ogni film c'è sempre qualcosa di nuovo, ma rimane comunque il nostro stile, che è un vero e proprio genere, dove non ci sono mai uomini felici e coerenti, ma sempre dei falliti. Non abbiamo insomma mai smesso di pensare che l'uomo è la bestia che è''. ''Questi ultimi cinque anni sono stati anni di rabbia - dice però Maresco, ricordando le difficoltà incontrate con 'Totò che visse due volte' -, abbiamo pagato più di chiunque altro. Ma le nostre non sono mai state provocazioni a tavolino, e se questo film è diverso è solo perchè, dopo 'Totò, avevamo un bisogno quasi terapeutico di divertimento''. Nessuna pressione dunque da parte dei produttori, ribadisce sottolineando la loro indipendenza di autori, ''i tagli fatti alla fine rispondevano solo ad una necessità strutturale interna del film''.

"Il ritorno di Cagliostro" racconta la tragica storia dei fratelli Carmelo e Salvatore La Marca, produttori cinematografici ed ex fabbricanti di statue sacre, che nel 1947 fondano a Palermo la Trinacria cinematografica con il bellicoso intento di "far tremare" Cinecittà e dare vita a una "little Hollywood siciliana". Per questa titanica impresa, i Lumière del cinema siciliano contano sul fondamentale aiuto di tre autorevoli personaggi: il cardinale Vincenzo Sucato, l’onorevole Porcaro e il barone Cammarata. Sarà quest’ultimo, appassionato di scienze occulte e studioso di Cagliostro, che venderà ogni sua proprietà per finanziare il kolossal della Trinacria cinematografica, "Il ritorno di Cagliostro", un film che renderà una volta per tutte giustizia al grande conte dell’occulto. Ad indossare i panni del leggendario mago i La Marca e il regista del film, il "maestro" Pino Grisanti, decidono di chiamare una celebrità di Hollywood, il grande Erroll Douglas, da tempo ormai alcolizzato e sul viale del tramonto.
Sarà, quell’impresa, per tutti, l’inizio della fine…

Quest’ennesima Sicilia di Ciprì e Maresco, è un mondo popolato ''dai soliti personaggi folli e visionari'', osserva ancora Maresco, quegli stessi in cui l'attore americano al tramonto Erroll Douglas - un Robert Englund che di dice felicissimo di aver lavorato con i due, divertendosi molto - finisce per rimanere intrappolato fino alla propria inevitabile rovina, in un'irresistibile spinta verso l'autodistruzione. La Sicilia del resto, rilevano i due autori, ''è il luogo ideale per questo''.
E tanto più lo è quella di due improvvisati produttori votati al fallimento come i due protagonisti della vicenda, la cui ''Trinacria Cinematografica'' si ispira alle tante imprese del genere fallite nella Sicilia tra gli anni '40 e '50. Una Sicilia fieramente indipendentista e animata anche da una follia tutta sua, sottolinea Maresco, e dove storicamente, ricorda, vi è anche stato il precedente della casa di produzione ''Ofs'' di Pino Mercanti, molto meno fortunata della Panaria del principe Alliata.
Insomma, nei fratelli La Marca, ex fabbricanti di statue sacre, della scalcagnata ''Trinacria Cinematografica'', Ciprì e Maresco riconoscono uno degli elementi autobiografici del film. ''Modestamente, i La Marca siamo noi'', ammettono.

Gli autori
Daniele Ciprì, nato a Palermo il 17 agosto del 1962, è figlio di un fotografo che aveva uno studio  specializzato in matrimoni.
 “… vengo da una famiglia di artigiani dove c’era bisogno di inventarsi continuamente un lavoro. Mio padre è stato uno degli ultimi riparatori di macchine fotografiche e cineprese, era un tecnico. Mi ha aiutato molto, mettendomi in mano una cosa che mi piaceva, la cinepresa, il cinema. Sono rimasto affascinato da questo mestiere, ho scelto di abbandonare gli studi, e non me ne sono mai pentito”.
Molto presto, quindi, inizia a lavorare come operatore in una cooperativa di servizi.

Franco Maresco, nato a Palermo nel 1958, giovanissimo comincia a lavorare in radio e tv private. In particolare, cura alcuni programmi di jazz e di cinema per Radio Palermo Centrale, che allora era un’emittente molto seguita.  Nell’80 approda al cineclub Nuovo Brancaccio, attivo in una delle zone a più alta densità mafiosa della città. Nell’83  fonda la cooperativa di cinema e spettacoli Rosebud  e  nell’85 apre un negozio di videocassette, divenuto ben presto un punto d’incontro per gli appassionati di cinema.

Franco e Daniele si conoscono e iniziano a collaborare  nel 1986, realizzando micro-montaggi con frammenti di film ed altri brevi lavori in video che appaiono alla televisione locale Tvm. Nel 1990 i corti di Cinico Tv approdano a Fuori Orario di Enrico Ghezzi (Raitre) e si impongono quindi a livello nazionale; seguiranno Blob (nel ’92, 49 puntate di “Blob – Cinico TV”) e Avanzi. Palermo vi è descritta come una città devastata, dal desolato paesaggio apocalittico. L’attraversano figure disperatamente grottesche – miserevoli e ripugnanti, sbracate e blasfeme, freaks di una marginalità postpasoliniana – immerse in situazioni assurde e scolpite in un bianco e nero da cinema classico, che restituisce loro una struggente dignità. Lo spirito ferocemente dissacrante, il gusto dello sberleffo e del paradosso sono il tratto costitutivo anche dei lavori successivi, dove riconosciamo ambientazioni, personaggi, citazioni filmiche.
Del 1995 è il loro primo lungometraggio Lo zio di Brooklyn, film estremo e radicale, che mostra una Palermo periferica e desertificata, dove "sembra che sia avvenuta la fine del mondo".  Segue Totò che visse due volte (1998), film ferocemente iconoclasta, che  provoca  accese polemiche, anche per la censura che ne blocca  la visione nelle sale. Nel 1999 esce Enzo, domani a Palermo!, tragicomica video-biografia di Enzo Castagna, piccolo boss palermitano che controlla l’impiego delle comparse  nel mondo dello spettacolo e del cinema in Sicilia.
Nel febbraio del 2002 debuttano in teatro alla Biennale di Venezia con Palermo può attendere (prodotto da Giuseppe Bisso per la Biennale di Venezia), in cui gli attori in scena (Luigi Maria Burruano, Mimmo Cuticchio, Gino Carista) interagiscono con paesaggi e attori (Franco Scaldati) che si muovono su tre schermi che si impongono come elementi della scenografia.

Ciprì e Maresco intervistano Ciprì e Maresco
Domanda. Circola la voce che il vostro Cagliostro sia un film “diverso” rispetto ai precedenti. E’ vero?
Risposta. Mah…abbiamo fatto il film che volevamo fare.

D. Però è vero che Il Ritorno di Cagliostro presenta, per la prima volta, elementi nuovi rispetto al passato: l’uso del colore, gli attori professionisti, perfino le donne…
R. E’ vero, come dite voi, che dopo quasi vent’anni abbiamo deciso di introdurre elementi nuovi nel nostro cinema, ma la sostanza, cioè lo sguardo sul mondo e sugli uomini, rimane la stessa.

D. E’ stato difficile far recitare insieme i vostri attori con gli attori professionisti?
R. Non particolarmente, anzi è una delle poche cose della lavorazione del film che possiamo definire divertente.

D. Sembra che la musica abbia una funzione di rilievo in Cagliostro. È così?
R. Come in tutti i nostri film. In questo caso c’è però una novità: per la prima volta ci avvaliamo della collaborazione di un musicista, Salvatore Bonafede, che ha composto appositamente la colonna sonora del film. In passato abbiamo sempre usato musica di repertorio, soprattutto jazz.
Le musiche originali di Salvatore si intrecciano con quelle d’epoca, tratte quasi tutte dagli standard americani.

D. Il vostro film parla di produttori falliti, di attori e registi cani, di film inguardabili. Avete fatto un film cinefilo per un pubblico cinefilo?
R. Assolutatamente no! I film memorabili sul cinema si contano sulle dita di una mano. Oggi, soprattutto in America, c’è una vera inflazione di film realizzati da registi affetti da cinefilia di tipo goliardico-feticista, per i quali l’aggettivo meno offensivo è “ingenuo”.

D. Che cos’è allora Il Ritorno di Cagliostro?
R. Sostanzialmente è un film sull’imbecillità umana.

D. Quanto c’è dei fratelli La Marca in voi?
R.  Modestamente, i La Marca siamo noi…

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04 settembre 2003
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