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''In ima tartara''. I tesori archeologici dell'Etna in mostra a Creta

04 maggio 2007

Dopo quasi tre millenni, sotto gli occhi dei cretesi eredi dei colonizzatori della Sicilia, torna l'isola infera e sacra delle origini, quella dell'Etna, complesso vulcanico unico al mondo e che fin dall'alba dei tempi ha scatenato la fantasia dell'uomo stimolando la nascita di miti e leggende.
L'occasione è data da ''In ima tartara'', una mostra di reperti archeologici dall'età del rame a quella del bronzo trovati all'interno delle grotte vulcaniche etnee, che è stata realizzata dal Servizio per i beni archeologici della Soprintendenza per i Beni culturali e ambientali di Catania e sarà inaugurata sabato 5 maggio a Iraklion, la principale città dell'isola di Creta, dal sindaco Giannis Kourakis e dal soprintendente di Catania, Gesualdo Campo.

Il titolo della mostra - realizzata in collaborazione con il Centro di archeologia cretese diretto dal prof. Vincenzo La Rosa dell'Università di Catania, la Scuola archeologica italiana di Atene, il Parco dell'Etna, il Centro Speleologico etneo - deriva da un'iscrizione in latino lasciata dal vulcanologo Mario Gemmellaro, che nel 1823, fattosi calare nell'antro delle Palombe (una delle ''grotte di scorrimento'' createsi laddove le colate laviche si ingrottano), la descrisse come un ''profondo inferno''.

''Oltre ai 91 reperti - ha spiegato l'archeologo Francesco Privitera, curatore scientifico della mostra -, particolarmente interessanti visto che alcuni non vengono esposti da 40 anni, il percorso realizzato all'interno dell'ex basilica di San Marco di Iraklion, comprende anche la ricostruzione delle grotte laviche, destinate nella preistoria a usi funerari e altri rituali, delle tombe di quell'epoca, ma anche l'esposizione di pannelli sul vulcano Etna, con la sua natura, i suoi miti e le sue leggende''.
L'allestimento multimediale, realizzato con la consulenza dell'architetto Aurelio Cantone, prevede tra l'altro anche proiezioni di diapositive e di un filmato sull'Etna realizzato da Giovanni Tomarchio della Rai.
''Il progetto de 'In ima tartara' - ha sottolineato Gesualdo Campo - è nato nel 2002, orientando la misura del Por 2000-2006 sull'internazionalizzazione delle conoscenze alla proiezione del patrimonio archeologico dell'Etna anche nella prospettiva della zona euromediterranea di libero scambio prevista dalla convenzione di Barcellona del 1995. La proposta rappresenta dunque un nostro contributo culturale alla costruzione di quest'importantissimo obiettivo internazionale''.

La mostra, che è cofinanziata dall’Unione Europea, rimarrà aperta fino al 31 maggio.

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04 maggio 2007
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