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''In Iraq va molto meglio e con 162mila i soldati alla fine vinceremo''. Parola di Dick ''Cheney the cynic''

08 agosto 2007

Il numero dei soldati Usa attualmente impegnati sul territorio iracheno si aggira attorno ai 162.000. Mai si era raggiunti ad un numero tanto alto. Finora il maggior quantitativo di truppe impegnate in Iraq era stato di 16mila soldati, nel gennaio del 2005.
I dati sono stati resi noti dal portavoce del Pentagono Bryan Whitman, precisando che la cifra è dovuta in parte al normale avvicendamento, che comporta la presenza contemporanea sul campo di diverse unità che in realtà si alternano. Il vero livello delle forze Usa sarebbe in realtà tra i 156.000 e i 157.000, e il portavoce ha detto che il superamento delle 160.000 unità non è dovuto ad un ulteriore rafforzamento del contingente.

In seguito al controverso piano annunciato da George W. Bush a gennaio, l'esercito Usa in Iraq si è ingrossato di 30.000 presenze. Sono invece più di 3.680 i soldati americani e decine di migliaia di iracheni morti da quando le forze a guida statunitense hanno invaso l'Iraq nel 2003, destituendo il governo di Saddam Hussein.

E mentre, sostanzialmente, la situazione nei territori iracheni non ha avuto significativi cambiamenti in positivo, dalla Casa Bianca il vicepresidente  americano Dick Cheney ha fatto sapere invece che: ''Con la strategia del generale Petraeus la situazione in Iraq sta migliorando e a breve sarà chiaro che l'esercito americano sta ottenendo progressi significativi''.
Con due interviste, una radiofonica alla Cbs e l'altra televisiva con Larry King su Cnn, il vice di Bush ha sostenuto la strategia in Iraq e ribadito che la guerra è stata una decisione ''giusta e sensata''. Cheney ha confermato anche il suo no alla chiusura di Guantanamo, definendo il carcere ospitato nella base cubana ''una necessità'' e spiegando che non ci sono mai state torture, ma solo l'autorizzazione ad usare ''tecniche d'interrogatorio rinforzate'' con i presunti terroristi arrestati. Infine ha dato la sua benedizione alla fornitura di nuove armi ai sauditi che sono ''grandi amici e alleati degli Stati Uniti''.

Un'"offensiva" mediatica che Dick Cheney ha voluto lanciare mentre George Bush da giorni non commenta gli avvenimenti iracheni, chiedendo di aspettare con pazienza il rapporto del generale Petraeus e dell'ambasciatore a Bagdad Crocker, previsto per metà settembre, e rinviando qualunque valutazione alla fine dell'estate.
Dopo aver ammesso di essersi sbagliato, quando nel maggio del 2005 affermò che ''la guerriglia in Iraq era agli ultimi spasimi'', Cheney ora si mostra sicuro che ''l'aumento delle truppe voluto da Bush a gennaio sta portando a significativi progressi proprio in questo momento: i rapporti che ho avuto modo di ascoltare da persone di cui mi fido indicano che il piano di Petraeus sta producendo i risultati sperati''.

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08 agosto 2007
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