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''In Italia è morta anche la pietà''

Dalla casa di cura che ha dato disponibilità alla famiglia Englaro: ''Dal ministro intimidazioni''

19 dicembre 2008

L'interruzione della idratazione e della alimentazione per le persone che si trovano in stato vegetativo persistente è "contra lege", se eseguita all'interno delle strutture del Servizio sanitario nazionale (Ssn), sia quelle pubbliche che quelle private convenzionate o accreditate. Dunque, nel caso di Eluana Englaro, qualsiasi struttura si offrisse per interrompere idratazione e nutrizione che mantengono in vita la donna da quasi 17 anni, violerebbe la legge... [LEGGI]

L'Italia "è veramente un Paese strano o alla deriva". E' stata questa l'amara premessa di Claudio Riccobon, amministratore delegato della casa di cura "Città di Udine", dopo le affermazioni del ministro del Welfare Maurizio Sacconi, che ipotizza provvedimenti amministrativi per le strutture che interrompono alimentazione e idratazione artificiali per le persone in stato vegetativo.
"Una struttura sanitaria, su base volontaria ed in forma gratuita, si rende disponibile a dare applicazione a un decreto di Corte d'Appello, ratificato dalla Corte di Cassazione, ormai inoppugnabile e definitivo - ha affermato Riccobon, riferendosi alla disponibilità manifestata dalla casa di cura ad accogliere Eluana Englaro - ed un ministro della Repubblica cosa fa? Lancia intimidazioni cercando di colpire l'azienda nel suo interesse vitale arrivando a minacciare la sospensione dell'attività in accreditamento con il Servizio sanitario nazionale [...] Non ci sono parole per commentare un simile fatto: credo che un ministro debba comportarsi in maniera diversa, più adeguata al ruolo che gli è stato affidato da un governo".

La casa di cura, tiene a spiegare Riccobon, "ha dato la propria disponibilità, in forma gratuita, a contribuire ad applicare il dispositivo del decreto con una equipe medico infermieristica di volontari, esterna alla struttura stessa, per pura umanità. Per dare a una famiglia originaria del Friuli - ha sottolineato - la possibilità di tornare nella propria terra per porre fine a uno strazio che dura da 17 anni e di cui tutti, pilatescamente, cercano ora di lavarsi le mani". Invece, "siamo stati accusati, da chi si trincera dietro il vessillo della carità cristiana, delle nefandezze più inaudite: di cercare pubblicità gratuita, noi che siamo stati catapultati, nostro malgrado, in un assedio mediatico cui certo non siamo abituati. Siamo stati accusati - ha aggiunto - di voler fare di questa 'attività' il nostro futuro 'business'".

A fronte di questa situazione, "dove - fa notare Riccobon - è morta anche la pietà", la struttura ha ribadito la propria disponibilità ad accogliere Eluana se la Regione Friuli Venezia Giulia "si assumerà la propria responsabilità di condividere questo percorso". "Chiediamo quindi alla Regione, che in questo ambito ha potestà primaria - ha spiegato Riccobon - che emani un inequivocabile provvedimento, che valga sia per le strutture pubbliche che per le private, in cui ammetta esplicitamente la possibilità che l'alimentazione forzata possa essere sospesa qualora le persone in stato vegetativo permanente, o i loro familiari in caso di assenza di volontà anticipata da parte del malato, ne facciano richiesta", ha concluso il manager.
Il presidente della Regione Friuli Venezia Giulia, Renzo Tondo, come riportato dai media locali, ha sottolineato l'autonomia che la Regione detiene in campo sanitario. "Inoltreremo l'atto di indirizzo del ministro Sacconi agli enti sul territorio - ha aggiunto - ma non è questo il punto, che riguarda invece il rapporto tra privati". Dichiarazioni, quelle di Tondo, che hanno scatenato la polemica, con l'Udc regionale che parla invece di "autonomia solo in campo finanziario".

Il sottosegretario con delega alla Salute Eugenia Roccella ha voluto replicare così all'ad della clinica: "Sono stupita e amareggiata. Il ministro Sacconi non ha intimidito nessuno, ma ha richiamato il Servizio Sanitario Nazionale alla sua funzione principale, che è quella di tutelare la salute di tutti i cittadini". Le ha fatto eco il sottosegretario Francesca Martini che ha dichiarato: "Nessuna intimidazione da parte del ministro Sacconi". "Non è compito del Servizio Sanitario Nazionale quello di far morire le persone e una struttura che accettasse di farlo tradirebbe il suo mandato istituzionale. Con l'atto di indirizzo inviato alle Regioni abbiamo voluto chiarire il compito che siamo chiamati a rivestire e non mi stancherò mai - ha concluso Martini - di ringraziare il ministro per questo lavoro".

Anche la Suprema Corte si è espressa sul braccio di ferro tra magistratura e governo riguardo alla sorte di Eluana: "L'atto di indirizzo emanato dal ministro del Welfare Sacconi - ha precisato il sostituto procuratore generale della Cassazione Marcello Matera - è destinato solo alle strutture amministrative degli ospedali pubblici e privati e non può vanificare, in nessun modo, gli effetti di una sentenza esecutiva come quella con la quale la Corte d'appello di Milano ha autorizzato il distacco del sondino che alimenta Eluana Englaro". Matera non ha escluso neppure la possibilità di una forzatura estrema nel caso in cui, dopo le minacce di "conseguenze immaginabili" ribadite dal ministro, nessuna struttura voglia accogliere Eluana. "E' teoricamente possibile - ha rilevato il sostituto - il ricorso alla forza pubblica per ottenere l'esecuzione della sentenza, ma un passo del genere è affidato alla valutazione dei legali della famiglia Englaro".

"Non abbandonerò la famiglia Englaro" - "Il mio sostegno a Beppino Englaro non verrà mai meno". Rompe il silenzio Amato De Monte, il primario di rianimazione di Udine che assisterà Eluana nel suo ultimo viaggio. Lo fa con una intervista al Messaggero Veneto di Udine. In questo pandemonio che sta dividendo l'Italia e forse di più, papà Beppino ha una certezza: il luminare di anestesia che già da qualche mese gli aveva dato disponibilità di attuare la sospensione dell'alimentazione artificiale che tiene in vita la figlia in stato vegetativo permanente da diciassette anni, come autorizzato dalla Cassazione, non fa dietrofront. E - dopo il viaggio a Monaco di Baviera e l'incontro con Gian Domenico Borasio, il professore di medicina palliativa che pochi giorni fa in un'intervista a Repubblica spiegava che in Germania un caso Eluana sarebbe stato impossibile - conferma il suo sostegno al padre.
"Il mio sostegno a Beppino Englaro non verrà meno", afferma De Monte al giornale friulano, "come professionista sono tenuto al rispetto dei miei doveri istituzionali", prosegue riferendosi all'incarico di primario per il servizio sanitario. E continua: "Come medico del codice deontologico e come uomo sono tenuto al rispetto dei miei principi e della mia coscienza", e conferma che aiuterà Eluana, come aveva fatto qualche settimana fa all'indomani delle indiscrezioni sul suo sostegno al caso Englaro.

Una presa di posizione chiara dopo la firma del protocollo curato dai legali della famiglia, gli avvocati Vittorio Angiolini e Giuseppe Campeis. Accordo sottoscritto dalla clinica Città di Udine e da papà Beppino, assieme a De Monte e a tutti i volontari. Nel documento di dodici pagine, che indica la disponibilità del primario a operare in regime volontaristico, cioè al di fuori del sistema pubblico, si stabiliscono i parametri della procedura e le regole da seguire. Resta pronta anche la clinica di viale Venezia, dopo avere incassato l'appoggio del governatore Renzo Tondo. La struttura ricovererà Eluana non appena il consiglio di amministrazione, che si dovrebbe riunire anche oggi, avrà valutato se le garanzie della Regione su eventuali ripercussioni dopo la direttiva del ministro Maurizio Sacconi saranno sufficienti a procedere. Forse oggi.

[Informazioni tratte da Adnkronos Salute, Repubblica.it, AGI]

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19 dicembre 2008
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