''KIBOSH''. L'irriverenza di Terry Richardson in mostra a Palermo e a Catania
Il discusso e provocatorio sex-project fotografico di Terry Richardson nelle due città portanti della Sicilia
''KIBOSH''
Terry Richardson
dal 24 giugno al 20 settembre 2005
''Francesco Pantaleone Arte Contemporanea'', Piazzetta Garraffello, 25 - Palermo
dal 25 giugno al 20 settembre 2005
Galleria ''Artecontemporanea'' di Rosa Anna Musumeci, Via Firenze, 184 - Catania
Rituali di interazione, rituali di esibizione: sotto i jeans niente.
di Tania Giuga
Kibosh, il recente sex-project fotografico di Terry Richardson è la prima grande produzione ufficiale di FARM, l'evento internazionale con cui si è scelto di aprire, nel segno della provocazione, la serie di appuntamenti annuali dedicati ai grandi nomi dell'arte contemporanea. La mostra, per questa speciale occasione, non si è svolta nella sede dell'albergo-masseria di Butera (CL), ma si è divisa tra due delle migliori gallerie siciliane, partner del progetto, la catanese ''Artecontemporanea'', diretta da Rosa Anna Musumeci e la ''Francesco Pantaleone Arte Contemporanea'' di Palermo.
Terry Richardson, guru della fotografia mondiale, è uno dei più quotati del fashion-system. Cura le campagne pubblicitarie per importanti marchi tra cui Yves Saint-Laurent, Gucci, Levi's, Hugo Boss, Anna Molinari e dal 1997 si occupa con Nikko Amandonico dell'immagine della veneta Sisley, imponendosi all'attenzione del pubblico con questa serie di irriverenti scatti dedicati alla sessualità, spudoratamente giocati sul confine con la pornografia.
La pornografia è un argomento indigesto, attraverso un'attitudine sessuale si rivendica la libertà di: fare, guardare-essere guardati, praticare, esserne incuriositi senza affrontare le furie di un giudizio etico che, in un ambiente avvezzo alla provocazione, si situa tra l’imbarazzo e la disinvoltura. Vizi non più così segreti e pudori che a praticarli minacciano il pubblico disdoro.
Qualche adombramento di una siffatta potenzialità negli scritti di Steven Marcus, che non a caso coniò il termine ''pornotropia'' allo scopo di designare una particolare e solitaria condizione estatica a sfondo erotico: condizione in cui il tempo è interamente occupato dalla solitaria possessione sessuale, mentre lo spazio è concentrato nelle forme più o meno testuali o iconiche dei simulacri erotici [1].
Una dimensione solitaria, dunque, e disperata, anche, al punto che l'apparato scenico del vissuto, documentato alla maniera degli amateur (i domestici fotografi amatoriali), si mostra come profferta d'amore verso il pubblico: divoratemi con gli occhi, eccitatevi, desideratemi.
Nelle costruzioni fotografiche di Terry Richardson l'ambientazione è violentemente malinconica e ''cool'' . Dallo sperma sulla faccia delle ''lolite'', alla dark room - approntata nella galleria catanese in un andito separato, dove l'atmosfera ''peccaminosa'' è creata dalla tenda in strisce in ''severa'' ecopelle nera e dalla luce fucsia da pornoshop olandese - dove, tra le immagini di ''blasfemia da oratorio'', troneggia l'artista coperto solo dalla pettorina di un clargyman, che penetra a tergo una finta suora munita di appropriato velo.
Infatti, quanto più una tecnologia ''videomatica'' diventa d'uso comune, tanto più essa è in grado di amplificare i desideri, le fantasie e i sogni individuali. Così essa si diffonde capillarmente senza sforzo, quasi senza promozione [2].
Chissà se ci si debba interrogare, nell'ambito della produzione artistica, intorno alle nostre azioni e agli esiti che esse scatenano sul corpo altrui, il ''tuttovisibile'' che rende poi il mistero dell'identità ancora più fitto, relegando al sesso il compito di mostrare ciò che non si può dire, conserva paradossalmente un vago alone sessuofobico. Ricordo Bataille e la sua ''La letteratura e il male'' che affermava come i bestemmiatori fossero gli unici veri credenti. I grandi artisti del diciannovesimo e del ventesimo secolo, come è noto, spesso e volentieri hanno disegnato o dipinto soggetti di natura esplicitamente sessuale. La festa dei corpi, l'amplesso, o semplicemente la descrizione particolareggiata del sesso maschile o femminile si ritrovano nelle opere di Courbet, Grosz, Delvaux, Picasso, Otto Müller, Man Ray, Masson, Duchamp, Dalì o Warhol, per citare alcune celebrità. La tesi di Girard è nota: ogni modello scatena in chi lo percepisce o osserva una crisi mimetica, cioè un desiderio di appropriarsi delle virtù del modello attraverso l'imitazione.
Il desiderio è la crisi mimetica stessa, la rivalità mimetica acuta con l'altro, in tutte le attività definite ''private'', che vanno dall'erotismo all'ambizione professionale o intellettuale. [3]
Ed è il private sex set di Richadson ad essere proposto come modello gaudente di un impiego sessuale definito dall'autore-protagonista giocoso e sfrontato, ma il gioco è assente dagli occhi vuoti
di ogni desiderio, dalle stanze in cui non si intravede ''ricerca'' quanto consumo spettacolarizzato.
''Kibosh'' non è solo una mostra fotografica: l'editore italiano Damiani ha pubblicato un catalogo-gioiello (costosissimo! 200 euro, 350 con foto autografata) in cui raccoglie 358 scatti accuratamente selezionati tra quelli della serie scandalo. Un'operazione editoriale che consta del volume - confezionato in una busta in pvc sigillata, custodita dentro un cofanetto di cartone, rigorosamente all black -. Un artist book da collezione, stampato in edizione limitata di 2000 copie, di cui le prime 500 corredate da foto autografa, da sfogliare ''rigorosamente'' con i guanti.
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[1] Riccardo Notte, Appunti per una Fenomenologia della Teledildonica. Parol on line, appunti di estetica e di epistemologia
[2] Idem, come sopra
[3] RENÉ GIRARD, Des choses cachées depuis la fondation du monde, Édition Grasset & Fasquelle, Paris, 1978, Delle cose nascoste sin dalla fondazione del mondo, trad. it. a cura di Rolando Damiani, Adelphi, Milano, 1996, pp. 356-57.