"L'occupazione non riparte e le prospettive sono incerte anche per il futuro"
Dall'ultimo Bollettino economico trimestrale della Banca d'Italia: "Per l'Italia una crescita troppo fiacca. Bisognano serie riforme strutturali"
Sommando ai lavoratori in cerca di occupazione, gli scoraggiati e quelli equivalenti alle ore di cig autorizzate, il tasso di disoccupazione registrato dall'Istat a novembre schizzerebbe dall'8,7% al 10,7%. A riformulare il dato è il Bollettino economico trimestrale di Bankitalia analizzando l'andamento del mercato del lavoro alle prese con "una debolezza delle prospettive".
Lo scoraggiamento d'altra parte, è per Bankitalia una realtà visto che il terzo trimestre 2010 ha chiuso con una riduzione, "la prima dopo due anni di crescita sostenuta", del numero di persone in cerca di occupazione, 36mila persone in meno pari ad una flessione dell'1,7% rispetto al periodo precedente. "Un calo che ha interessato soprattutto i giovani e le persone in cerca di prima occupazione", si legge ancora.
La causa è da ricercare nella "debolezza delle prospettive occupazionali" che "tende a scoraggiare la ricerca di un impiego, soprattutto tra coloro che hanno scarsa esperienza lavorativa". E il problema è che le prospettive occupazionali restano incerte anche per il futuro. Il quadro che sconterebbe anche la moderata crescita economica attesa per i prossimi anni e che non supererebbe l'1%. In Italia il Pil manterrebbe infatti - secondo Bankitalia - sia nel 2011 sia nel 2012 il basso ritmo di crescita dell'anno passato, intorno all'1%. L'espansione del prodotto, frenata dalla debole domanda interna, resterebbe inferiore a quella dell'area dell'euro, che le valutazioni di consenso indicano all'1,5%. Nelle previsioni di Via Nazionale, alla fine del 2012 il pil avrebbe recuperato circa la metà della perdita subita nel corso della recessione (pari a quasi sette punti percentuali). Ritmi produttivi così modesti non consentirebbero una ripresa significativa dell'occupazione che, nel settore privato, si espanderebbe di circa 0,5 punti percentuali sia nel 2011 sia nel 2012.
La Banca d'Italia fa inoltre notare che calano i posti di lavoro a tempo indeterminato rispetto a quelli flessibili: nel terzo trimestre 2010, infatti, i lavoratori dipendenti sono scesi di 349mila unità mentre complessivamente tra lavoratori autonomi, part-time e a termine l'occupazione è salita di 144mila unità. "Le imprese privilegiano le forme contrattuali più flessibili rispetto agli impieghi permanenti a tempo pieno", dicono gli economisti di palazzo Koch, spiegando come "la flessione dell'occupazione nel terzo trimestre, rispetto allo stesso periodo del 2009, abbia interessato esclusivamente i lavoratori dipendenti a tempo pieno e a tempo indeterminato".
Il quadro congiunturale "è circondato da forti elementi di incertezza", evidenzia Palazzo Koch, e in questo contesto è "essenziale che vengano rimossi gli ostacoli strutturali che hanno finora impedito all'economia italiana di inserirsi pienamente nella ripresa dell'economia mondiale". L'incertezza, in particolare, riguarda il fatto che "i rinnovati timori sulla sostenibilità dei debiti sovrani in alcuni paesi dell'area dell'euro potrebbero riflettersi in un aumento dei costi di finanziamento anche per il settore privato". Al contrario, "la crescita della domanda mondiale potrebbe rivelarsi più vigorosa di quella qui ipotizzata, pur rivista al rialzo al 7%, circa un punto più che nello scenario delineato a luglio scorso".
Bankitalia fa inoltre notare che nel 2010 il fabbisogno del settore statale è diminuito di quasi 1,5 punti percentuali del Pil rispetto all'anno precedente. Sulla base delle informazioni disponibili, l'indebitamento netto si sarebbe portato al di sotto dell'obiettivo del 5% del prodotto. Ma a questo dato positivo fa da contraltare la crescita ancora modesta per i consumi. E la spesa delle famiglie sarebbe frenata, oltre che da un graduale aumento dei costi di finanziamento, dalla perdurante incertezza circa le prospettive occupazionali e dai minori trasferimenti dal settore pubblico. Quanto all'inflazione salirebbe al 2,1% nella media di quest'anno (dall'1,6 nel 2010), per rallentare al 2 nel successivo. [Adnkronos/Ing]