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''L'onore'' dei Lo Piccolo...

Nuovo ordine di custodia cautelare per i boss Salvatore e Sandro Lo Piccolo

19 giugno 2009

Sembra che Salvatore e Sandro Lo Piccolo, i boss arrestati il 5 novembre del 2007, abbiano recentemente parlato durante un processo, per la prima volta. O meglio, sembra che per la prima volta si sia udita la loro voce dentro l'aula di un tribunale. "Faccio notare che il testimone è stato avvicinato da un avvocato con la barba", avrebbe detto Sandro Lo Piccolo. "Ha parlato con una ragazza e con un avvocato", avrebbe aggiunto Salvatore Lo Piccolo.
Il testimone in questione è Salvatore Taormina, titolare con la sorella di un deposito di materiale edile, vittima degli esattori dei Lo Piccolo, e che ha deposto nei giorni scorsi ad una delle udienze del processo 'Addiopizzo'. Taormina ha parlato di Domenico Ciaramitaro (chiamato "Pitbull") e delle grida con le quali aveva accompagnato la richiesta di pizzo. "Aveva buttato voci" aveva detto, salvo poi ritrattare e dichiarare: "Non potete farmi dire quello che volete voi". Il presidente del collegio, Bruno Fasciana, a quel punto ha deciso di sospendere l'udienza e di riascoltare la registrazione con le dichiarazioni dell'imprenditore. In questo lasso di tempo Taormina è stato avvicinato da un avvocato di parte civile che gli avrebbe semplicemente detto di stare calmo. Questo episodio ha indotto i due boss a dire la loro. "Faccio notare che il testimone è stato avvicinato da un avvocato con la barba". "Ha parlato con una ragazza e con un avvocato". Poi il silenzio, perché Salvatore e Sandro Lo Piccolo non sono dei collaboratori di giustizia. Meglio morti che sbirri, direbbero sicuramente. Individui come loro sono convinti di essere gli ultimi uomini d'onore esistenti sulla faccia della terra. Gli unici insieme a Totò Riina e Bernardo Provenzano.

Bell'onore essere rinchiusi al 41-bis, dopo aver terrorizzato, ucciso e minacciato, dopo essere diventati "qualcuno" con la sola forza della violenza e senza nessun'altra capacità...
"Uomini d'onore" perché legati alla mafia più tradizionale, quella che squagliava nell'acido i traditori o chi aveva sgarrato. Come Giampiero Tocco, un commerciante di Terrasini che venne sequestrato, per ordine di Damiano Mazzola, Salvatore e Sandro Lo Piccolo, alla presenza della figlia minore. Tocco venne prelevato da falsi appartenenti alle forze dell'ordine che simulavano un controllo, venne condotto in una abitazione di Torretta ed interrogato in ordine all'omicidio, occorso poco tempo prima, di Giuseppe Di Maggio, figlio del boss di Cinisi Procopio Di Maggio. L'uomo venne poi strangolato ed infine sciolto nell'acido per farne sparire le tracce.
Per questa vicenda delittuosa, questa mattina la Procura di Palermo ha chiesto ed ottenuto dal gip tre ordini di custodia cautelare per i  Lo Piccolo e per Mazzola.

E sempre stamane il personale specializzato anti-sabotaggio del Comando provinciale dei carabinieri di Palermo hanno fatto brillare una bomba da mortaio che faceva parte dell'arsenale dei Lo Piccolo, scoperto dai carabinieri lo scorso 16 maggio nel parco di Villa Malfitano a Palermo.
Il residuato bellico, risultato in buono stato di conservazione e contenente esplosivo ad alto potenziale, è risultato perfettamente funzionante e avrebbe potuto essere usato, hanno spiegato gli investigatori, "in azioni altamente offensive, sia come una bomba a mano, perché presentava un anello di sgancio per le sicure di maneggio e trasporto, oppure essere proiettata a mezzo di mortaio da 45mm".
L'arsenale è stato scoperto a seguito dell'operazione "Eos", che ha portato in carcere 21 tra vertici e gregari dei mandamenti mafiosi palermitani di Resuttana e San Lorenzo, ricadenti sotto il controllo del boss Salvatore Lo Piccolo. Dopo gironi di ricerche e scavi i militari hanno trovato all'interno di storiche grotte artificiali realizzate all'interno del parco di Villa Malfitano, nella centralissima via Dante, che ospita la fondazione Whitaker, armi e munizioni (LEGGI).

In particolare sono stati ritrovati, oltre alla bomba da mortaio fatta brillare, con matricole abrase e relativo munizionamento due mitragliatori calibro 9 parabellum di fabbricazione croata, dotati ciascuno di relativi silenziatori di fabbricazione artigianale; una pistola semiautomatica calibro 9x21, marca ''tanfoglio''; una pistola semiautomatica calibro 9x21, marca ''sig sauer''; due revolver calibro 38 special, marca ''werke''; un fucile a pompa calibro 12, marca ''mossberg''; un silenziatore artigianale calibro 22; un giubbotto antiproiettilemigliaia di munizioni.
Le armi sono state tutte recuperate e dettagliatamente repertate da personale specializzato del nucleo Anti sabotaggio e dalla Sis (Sezione investigazioni scientifiche carabinieri di Palermo).
Secondo quanto disposto dai magistrati che conducono le indagini, Gaetano Paci e Lia Sava della Dda di Palermo, tutto il materiale sequestrato è stato inviato al Racis di Messina, che ha verificato e confermato la funzionalità delle armi. Sono in corso ulteriori esami di comparazioni sull'eventuale impiego delle armi in episodi delittuosi riconducibili alle consorterie mafiose di Resuttana e San Lorenzo.

[Informazioni tratte da LiveSicilia.it, La Siciliaweb.it, Adnkronos/Ing]

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19 giugno 2009
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