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"La mafia in Sicilia sa dove gira il vento"

Il Washington Post sugli affari illeciti della criminalità nelle rinnovabili siciliane

25 gennaio 2013

"In Sicilia, i boss del crimine organizzato, sanno dove gira il vento". È questo il titolo di un reportage pubblicato nei giorni scorsi in prima pagina dal Washington Post, dedicato all'inchiesta che vede coinvolti numerosi imprenditori siciliani legati alla mafia alle prese con gli appalti per la costruzione di impianti eolici e fotovoltaici.
Secondo l'autore dell'articolo, Anthony Faiola, Cosa Nostra s'è resa conto che questo delle energie rinnovabili è l'affare del futuro su cui mettere le mani. Nel pezzo si legge anche la trascrizione di una telefonata intercettata dagli inquirenti, in cui un imprenditore, Angelo Salvatore, descrive a un presunto boss della mafia Vincenzo Funari le grandi potenzialità economiche offerte da questo nuovo mercato. "Per l'amore dei nostri figli - dice Salvatore - guardi che le energie rinnovabili sono importanti. È un business su cui possiamo campare".
"Cosa Nostra - racconta il Pm Teresa Maria Principato al Washington Post - si sta adattando al nuovo panorama, acquisendo maggiore conoscenza su cosa accade nei settori economici emergenti, come quello dell'energia pulita. Un affare sempre più interessante a causa dei sussidi pubblici".

Nell'articolo, in cui si parla dei nuovi "Boss del vento", si racconta appunto come l'interesse del crimine organizzato sul solare e l'eolico negli ultimi tempi sia cresciuto sempre di più, man mano che sono aumentati gli incentivi e i finanziamenti statali a quelle imprese che vogliano entrare in questo settore. Faiola ricorda che questo fenomeno non riguarda solo l'Italia e la Sicilia: la costruzione di impianti energetici verdi anche in Spagna è stata accompagnati da episodi di malaffare, tanto da creare il neologismo 'eco-corrupcion'.

Un mese fa, racconta ancora il quotidiano, dopo anni di infiltrazioni la polizia italiana ha portato alla luce la nuova frontiera delle famiglie di Cosa Nostra. "Sono stati sequestrati un terzo dei 30 impianti eolici e solari della regione: le autorità hanno congelato più di due miliardi di beni e arrestato una dozzina di boss, che avevano corrotto diversi consiglieri locali per poter sviluppare i propri affari", continua il Washington Post spiegando che i controlli continuano anche sugli impianti della Puglia e della Sardegna.
"Da quando si è sviluppato il business delle rinnovabili la Sicilia è diventata un piatto ricco per tutti, visto che è la regione d'Italia con più sole e vento - racconta il giornale del District of Columbia - E il governo ha iniziato a offrire miliardi di fondi per far ripartire la regione con il nuovo business, che non sono passati inosservati agli occhi delle famiglie malavitose". Che in questo modo potevano continuare il loro cammino verso un nuovo modo di fare affari: 'ripulendo' i soldi.

"La mafia sta contaminando l'economia riciclando i suoi soldi in business legali - ha raccontato al Washington Post Michele Polo, professore di economia alla Bocconi di Milano - E insieme all'evasione fiscale e alla corruzione questo è uno dei tre grandi problemi dell'Italia".
Ma come si muovono le famiglie mafiose nel mondo dell'eolico e del solare? "Fanno pressioni sui proprietari terrieri per avere affitti a lungo termine e a prezzi calmierati, corrompono amministratori locali per velocizzare il processo di sblocco dei terreni, che normalmente dura dai tre ai sei anni. A questo punto coinvolgono investitori stranieri per intercettare i fondi statali", ha raccontato ancora il Washington Post.

Gli investitori stranieri non sanno di essere finiti nelle mani della mafia - continua il reporter del Post - o molto spesso non vogliono saperlo. Ma adesso il nuovo governo italiano ha bloccato le sovvenzione e ha obbligato gli investitori a firmare dichiarazioni giurate in cui negano ogni collegamento con la malavita. In più il nuovo governo regionale, guidato da una giunta di centrosinistra, ha deciso di bloccare i progetti. Sta infatti cercando di stabilire nuove regole e creare gli strumenti per lasciare fuori dal business le famiglie di Cosa Nostra.
"Abbiamo permesso alle organizzazioni mafiose di fare affari in questo settore - ha detto al Post Nicolò Marino, assessore all'Energia in Sicilia - e abbiamo perso una opportunità vitale per lo sviluppo della regione".

[Informazioni tratte da ANSA, Lasiciliaweb.it, TMNews]

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25 gennaio 2013
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