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''La mafia non va in ferie''. Il Procuratore Grasso sugli inaccettabili ritardi sull'istituzione della Commissione Antimafia

30 agosto 2006

''Non è stata ancora approvata la legge per l'istituzione della Commissione Antimafia. Un ritardo incomprensibile e dannoso perché Cosa nostra non va in ferie. L'organismo dovrebbe essere in funzione già da tempo per affrontare questioni ancora aperte. Evidentemente non è fra le priorità della legislatura''. Sono state queste le parole del Procuratore nazionale Antimafia, Pietro Grasso, in questi giorni a Palermo per prendere parte alle iniziative per la commemorazione di Libero Grassie che si sono concluse ieri nel capoluogo siciliano.

Quindici anni dopo il suo omicidio, però, sono ancora molti i commercianti e gli imprenditori che subiscono il ricatto del racket in silenzio.Per il procuratore nazionale ''negare il pagamento del pizzo è ormai diventata un'abitudine. Ho sempre avuto il sospetto che qualcuno suggerisca, che ci sia una regia che spiega alle vittime che con le dichiarazioni di un solo pentito difficilmente si può essere portati a giudizio''. E restano sulla carta, nell'ambito del dibattito sulla riforma del processo penale, le modifiche per tutelare le vittime che devono testimoniare contro i loro aguzzini.
''In altri paesi - ha sottolineato Grasso - esiste la figura del teste mascherato che difficilmente potrebbe trovare posto nel nostro processo che punta molto sulle garanzie per l'imputato. Chissà, però, che questa idea non possa essere una buona provocazione per chi deve pensare le possibili modifiche legislative''.

E anche il presidente della Commissione Affari costituzionali a Montecitorio, Luciano Violante, è intervenuto, dalle pagine de ''l'Unità'', sollecitando l'importanza di istituire al più presto la Commissione Antimafia, e che già a settembre ci sia da parte del Senato il parere favorevole all'istituzione di questa. Violante giudica ''indispensabile che i poteri pubblici intervengano con un nuovo impegno, il Parlamento deve correggere leggi ormai inadeguate''. ''Forse la commissione - ha aggiunto l'ex presidente della Camera - dovrebbe integrare il suo metodo di lavoro, occorre un raccordo tra commissione Antimafia e commissioni permanenti, come Giustizia e Affari costituzionali, perché se l'Antimafia propone e nessuno raccoglie la sua proposta, è evidente che l'attività appare inutile''. ''La mafia - ha poi ricordato Violante - ha bisogno della politica, cerca di entrare nelle istituzioni politiche con i suoi uomini''. ''Quanto al rapporto con la politica nazionale - ha aggiunto - per capirne di più forse bisognerebbe partire dal proclama di Leoluca Bagarella (luglio 2002, ndr - leggi ''diario.it'' del 26/07/02), quando parlando a nome di altri mafiosi accusò imprecisati uomini politici di averli 'strumentalizzati' e 'usati come merce di scambio'. Se non era una provocazione era un avvertimento che presupponeva stabili rapporti con qualche settore della politica nazionale. Aspettiamo l'esito dei processi che vedono imputati politici di vario livello''.
Contrastare la mafia deve essere una priorità , ha concluso Violante, ''dobbiamo lavorare per lo sradicamento definitivo del fenomeno, non c'è modernizzazione possibile senza distruzione delle organizzazioni mafiose''.

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30 agosto 2006
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