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''La pace è finita''... Tanti inquietanti saluti da San Siro. Missive allarmanti a Totò Riina e Bernardo Provenzano

30 agosto 2007

''La pace è finita''. Solo queste parole sono state scritte sul retro di due cartoline recapitate in carcere dentro a una busta bianca, al boss Totò Riina. Due cartoline indirizzate a Riina e Bernardo Provenzano.
La missiva è stata intercettata dalla polizia penitenziaria che ritiene la vicenda molto allarmante. Per gli inquirenti il messaggio potrebbe contenere l'avvertimento, ai capimafia e allo Stato (chi ha scritto non poteva non sapere che la posta del boss è controllata) di un' imminente ripresa della ''strategia stragista''.
A rendere ancora più inquietante la vicenda sono, inoltre, alcuni particolari: la busta era indirizzata al carcere di Opera di Milano, ma l'indirizzo indicato - via Borsellino - era, a dire degli investigatori - volutamente errato e avrebbe contenuto un'evidente allusione alla strage di via d'Amelio. La lettera, poi, è stata spedita dal capoluogo lombardo il 20 luglio, giorno successivo all'anniversario dell'eccidio nel quale morirono il giudice Paolo Borsellino e gli agenti della sua scorta.

Infine, un altro particolare che rende ancora più allarmante la vicenda, è la scelta dello stadio di San Siro, che secondo gli investigatori rimanderebbe all'attentato mafioso sfumato, nel 1993, allo stadio Olimpico di Roma. L'esplosivo venne confezionato in sacchi della spazzatura, compresso con nastro adesivo. Dentro c'erano pezzetti di tondini di ferro. I sacchi erano nascosti in una macchina a cui era collegato un telecomando. L'esplosione avrebbe dovuto colpire una camionetta su cui viaggiavano alcuni carabinieri. Le indagini non hanno ancora accertato se l'attentato sfumò per un guasto del telecomando o per decisione dei boss.

La procura di Palermo ha ora aperto un'inchiesta sulla lettera.
Nel frattempo i magistrati della direzione distrettuale antimafia di Palermo hanno avviato accertamenti in seguito all'ipotesi che potrebbe esserci un nuovo asse mafioso fra i boss detenuti Leoluca Bagarella e Nitto Santapaola. I due capimafia, in occasione del trasferimento che prevedeva che uno andasse ad occupare la cella dell'altro, hanno entrambi lasciato sul tavolo la propria fede nuziale. L'episodio è stato segnalato alle procure di Catania e Palermo dal Dipartimento amministrazione penitenziaria (Dap) che ha scoperto lo strano ''scambio di anelli''. Il gesto potrebbe essere il segnale di un ''matrimonio'' fra due correnti mafiose fino adesso rimaste distanti (leggi).

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30 agosto 2007
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